Brazil (1985) 1984 ½ - The Ministry of Torture, How I Learned to Live with the System, So Far


Da dove iniziare....ecco Gilliam (un grande cineasta, tra i miei preferiti) prende spunto da "1984" di George Orwell per realizzare una pellicola futuristica con toni molto più "ironici" (ma in fondo il film è molto amaro) e con vari strascichi di Monty Python qua e là. Come soggetto Gilliam cerca di allontanarsi dall'originale, reinterpretando alcuni aspetti e approfondendo in particolare, fra le altre cose, la complessità e l'inutilità della burocrazia. Il Valzer tra Orwell e Kafka, si mette in mostra, in un tempo e luogo imprecisati, una società soffocata dalla burocrazia dove nella prima, meravigliosa ora, a cui da il via un moscone, ci sono tante di quelle idee di regia, sceneggiatura e scenografia che basterebbero per 10 film. Siamo quasi alla perfezione ed il tono surreale ed onirico è perfettamente nelle corde del regista che tira fuori il meglio del suo talento assieme ai suoi collaboratori.

(La scenografia di Norman Garwood è superlativa ed estasiante per lo sviluppo narrativo unita alla sapiente fotografia di Roger Pratt)


Un film pieno di dettagli e di significati (cosa tipica dello stile del regista passando dai strambi macchinari fino al gioco delle riprese con la telecamera sia per soggettive che per campi lunghi senza parlare poi dei costumi sgargianti elabaorati in questa pellicola da ), potrei vederlo diecimila volte capendone ogni volta un nuovo particolare (visto che in parallelo vi è anche il comparto onirico che lentamente si sublima al film); è un film che parla di un uomo immerso in questo sistema burocratico popolato da persone ormai prive di alcun sentimento; quest'uomo è distinto però dalla capacità di sognare, un'abilità ormai persa da tutte le persone, le quali credono di comprare la ricchezza acquistando oggetti e tentando di ringiovanirsi ma che hanno praticamente perso ogni caratteristica umana. Il protagonista inizia lentamente a prendere il volo, ad "uscire" dall'ammasso di fogli che popolano la sua scrivania, mentre Terry Gilliam continua a stupirci ogni secondo che passa. Le scene folgoranti sono tantissime, soprattutto nei minuti finali, ma mi è particolarmente rimasta impressa l'immagine della strada circondata da cartelloni pubblicitari, con dietro il degrado più totale. Senza contare poi i rimandi a Freud ed alla Corazzata Potëmkin di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, Fritz Lang e il cinema Espressionista Tedesco ed anche The Third Men di Carol Reed. La colonna sonora elaborata da Michael Kamen si basa sul brano Aquarela do Brasil (1939) di Ary Barroso, ricorrente nel film a livello diegetico (è trasmesso da un'emittente radio, fischiettato e canticchiato più volte dai personaggi), da cui il compositore ha ricavato, con ingegnose variazioni, quasi tutti i brani della colonna sonora. Il pezzo fu scelto da Gilliam per la tragicomica dissonanza che si crea tra il suo tono dolce e nostalgico e le atmosfere cupe e stranianti del film; l'idea la partorì un giorno trovandosi in una spiaggia di Port Talbot, Galles. Da citare il cast: Jonathan Pryce (anche Tom Cruise fu preso in considerazione per il ruolo) ottimamente nella parte e ben amalgamato all'immaginario dei personaggi tipici di Gilliam, Michael Palin ovvero l'altra testa di quel mostro polivalente dei Monty Phyton che qui riveste ottimamente il ruolo di amico/nemico del protagonista e una gran lunga sfilza di caratteristi che in piccole parti regalano dei bei ruoli come Bob Hopkins e Bob De Niro (che inizialmente voleva il ruolo di Palin, ma visto che era già occupato Gilliam gli propose quello di Buttle) passando poi per Ian Holm e Catherine Helmond (che ricevette l'invito per la parte da Gilliam con l'ammonimento che non sarebbe stata bella a vedersi nel film, del resto il trucco applicato dalla moglie di Gilliam necessitava di una preparazione di 10 ore le cui scene con tale protesi furono aggiunte in post-produzione poi per le difficoltà durante la produzione normale) che grandi attori come sono (anche sullo sfondo della vicenda) risaltano le loro parti in maniera accattivante. Discorso differente per Kim Griest (che fu un rimpiazzo alla prima scelta di Gilliam che era Ellen Barkin, nonostante per il ruolo furono anche prese in considerazione: Jamie Lee Curtis, Rebecca De Mornay, Rae Dawn Chong, Joanna Pacuła, Rosanna Arquette, Kelly McGillis, e Madonna) che si trova quasi fuori posto per la scelta di recitazione nonostante sia in parte nella maggior parte dei casi, ad un livello modesto ma mai calzante, tanto che il regista decise di ridurre molte delle sue scene visto che si ritrovò insoddisfatto della sua prestazione attoriale


(Il personaggio della Griest qui rappresentata durante un sogno nei panni della madre del protagonista come una delle più classiche fantasie Freudiane)

In conclusione il film rasenta il capolavoro se non fosse per una parte centrale alquanto dispersiva che non regala niente in più alla trama se non allungarla dalla sua vera direzione e dal delirante finale. Piccola nota sulla sceneggiaturaoltre al regista stesso presero parte alla stesura Charles McKeown (che compare anche nella pellicola come collega del protagonista) e Charles Alverson quest'ultimo non fu mai accreditato alla sceneggiatura per circa venti anni per via di divergenze creative con lo stesso Gilliam. Aggiungo poi che è la prima parte della trilogia Distopica del regista passata poi a 12 Monkeys ed infine Zero Theorem, ma allo stesso tempo anche ilsecondo capitolo della trilogia dell'immaginazione iniziata con Time Bandits e conclusasi poi con The Adventures of Baron Munchausen. Ultima cosa il film ebbe problemi per il finale, un po' come Blade Runner, visto che il capo della Universal al tempo Sid Sheinberg non approvò di buon grado l'epilogo della pellicola visto che preferiva la classica happy ending che però non fu mai pubblicata (meno male, chiamata ironicamente da Terry la Sheinberg/TV/"love conquers all's Cut) perché Gilliam gli si oppose di forza. le altre versioni sono quella classica Europea (142 minuti) uscita da noi, quella Americana (132 minuti) che aggiunge qualche scena più delle nuvole prese dal film La Storia infinita.

Commenti

  1. Anche a me ultiamente era venuta voglia di recensirlo, anche perché volevo spararmelo di nuovo perché la prima volta che l'ho visto non ero particolarmente nel mood!

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    1. Concordo è un film che va analizzato più di una volta...una solo visione non ti mostra tutte le possibili chiavi di lettura...;)..grazie per il passaggio!

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