The Quick and the Dead (1995) Lo spaghetti western di Sam Raimi



Torniamo negli anni 90, in America, quando il genere Western sembrava ormai messo da parte dopo il bellissimo epitaffio di genere firmato da Eastwood, da noi conosciuto come Gli Spietati. La genesi di questo film risiede nello scrittore Simon Moore (famoso per diverse opere, tra cui anche un adattamento teatrale di Misery) il quale nel 1992 completò la sceneggiatura di The Quick and the Dead, che a suo parere era un omaggio allo spaghetti-western di Sergio Leone e in partiolcare alla trilogia del Dollaro.

Peculiarità della pellicola era l'aver come protagonista una donna, Secondo Moore:  - Quando introduci le donne in quel tipo di mondo, accade qualcosa di molto speciale e hai subito una dinamica interessante. I nomi del cattivo principale (Herod, Erode in italiano) e della città (Redemption, Redenzione in italiano ) erano allusioni intenzionali alla Bibbia -. Moore inizialmente considerò la possibilità di farne un film indipendente e di girarlo con un budget di 3-4 milioni di dollari in Spagna o in Italia. Sony comunque acquistò la sceneggiatura di Moore nel maggio 1993 e contattò Sharon Stone per recitare nel ruolo (nei novante il suo nome del resto andava moltissimo). La Stone stessa firmò come co-produttore di cui ebbe anche l'ultima parola per la scelta del regista. Qui entra in campo un altro grandissimo talento dei 90: Sam Raimi, che fu contatto per dirigere il film, Sharon Stone era rimasta impressionata dal suo lavoro in Army of Darkness (1992). L'attrice disse addirittura ai produttori che se Raimi non avesse diretto il film, lei non avrebbe recitato in esso. Nonostante avesse emozioni contrastanti sui lavori precedenti di Raimi, credeva che il regista dovesse ancora mostrare i suoi talenti, sentendo che The Quick and the Dead sarebbe stata un'opportunità perfetta per "ampliare i limiti delle sue capacità tecniche e creative". Moore stesso fu entusiasta dell'assunzione di Raimi, essendo anche un fan di Evil Dead.


Nota interessante della fase di pre-produzione riguarda il completamente della sceneggiatura: quando la Sony iniziò lo sviluppo di The Quick and the Dead, lo studio commissionò una serie di riscritture a Moore. Lo scrittore fu addirittura infine licenziato e sostituito da John Sayles che, secondo Moore, da mestierante per Sony tentò di "fare più un film americano del vecchio West". Moore fu poi riassunto a riprese tre settimane perima dell'inizio delle riprese perché la sceneggiatura di Sayles era di due ore e mezza. Durante la riscrittura della sceneggiatura, Moore cestinò il lavoro di Sayles senza che Sony se ne accorgesse. Una settimana prima delle riprese, Sony considerò la sceneggiatura buona, Moore commento tali anzioni come "un esercizio completamente inutile." Parlando del cast: Russell Crowe fece un provino per un ruolo diverso nel film prima che Sharon Stone chiedesse all'attore di provare per il ruolo maschile principale. Sharon Stone affermò in proposito: - Quando ho visto Romper Stomper (1992), ho pensato che Russell non fosse solo carismatico, attraente e talentuoso, ma anche senza paura. E trovo che l'impavidità sia molto attraente. Ero convinta che non l'avrei spaventato -. Anche Raimi trovò Crowe "audace e stimolante" dato che gli ricordava la classica figura del cowboy americano. Dal canto proprio Crowe descrisse il regista come "una specie di quarto Marmittone". La Sony Pictures però dubitava della scelta di Stone di Crowe perché non era un attore famoso a metà degli anni 90. Per aver Gene Hackman nel ruolo di Erode, la TriStar Pictures cambiò il luogo delle riprese da Durango, in Messico, a Tucson in Arizona. Sam Rockwell fece il provino per The Kid, ruolo che è andato a Leonardo DiCaprio. La Sony era però titubante riguardo al casting di DiCaprio. Di conseguenza, Sharon Stone pegò lei stessa lo stipendio di DiCaprio. Thell Reed fu assunto come istruttore e maestro per l'utilizzo delle armi, lavorò con il cast per oltre tre mesi.  Per invecchiare la Colt 1851 Navy Revolver di Cort e le altre pistole utilizzate, Reed fu molto semplicistico, come li stesso affermò: - Le ho portate fuori dalla mia piscina e le ho immerse in acqua di cloro per farli arrugginire, sembravano vecchie e arrugginite, ma erano pistole nuove di zecca.- tali dettagli, tra cui la nichelatura e le impugnature in avorio della Colt Peacemakers di Ellen, erano accurati per il periodo di tempo. La città di Redemption è stata progettata da Patrizia von Brandenstein, nota per il suo lavoro su Amadeus (1984) e The Untouchables (1987). La prima scelta di Raimi come supervisore degli effetti visivi è stata William Mesa, suo collaboratore in Darkman (1991) e Army of Darkness (1993). Invece, Sony ha scelto The Computer Film Company per creare le sequenze VFX. La pellicola è stata presentata fuori concorso al 48º Festival di Cannes e costituisce l'ultima apparizione cinematografica di Woody Strode (C'era una volta il West e Spartacus, chi non se lo ricorda), deceduto l'anno precedente alla proiezione: in virtù di ciò a lui è stato dedicato il film.


La trama del film vien da sé: West, 1878. Ellen arriva a Redemption in cerca di John Herod, spietato boss della città che, quando lei era ancora una ragazzina, le fece uccidere il padre, allora sceriffo della cittadina, per poi prenderne il dominio assoluto. L'uomo, al fine di liberarsi di tutti i nemici che durante gli anni si è fatto, indice periodicamente un torneo ad eliminazione diretta per eleggere il pistolero più veloce dello Stato, con un premio finale di 123.000 dollari. Herod partecipa ogni volta e fino ad ora nessuno è mai riuscito a batterlo. Ellen, venuta a conoscenza dell'imminente evento, decide d'iscriversi. Una tarma semplice ma quello che più interessa al regista Sam Raimi è confrontarsi con gli stereotipi del western e in particolare con le immagini "mitologiche" create dal maestro Sergio Leone. Ancora una volta, quindi, il cinema americano più intelligente e autoriale rende omaggio al regista italiano che ha rifondato il genere, schierando i clichè e saccheggiando gli archetipi. Raimi il più mattacchione tra i giovani registi americani che praticano l'horror in salsa gore, cioè trucida, e il suo operatore Dante Spinotti esauriscono tutto il repertorio tecnico (zoomate, panoramiche a schiaffo, rallentatore, carrelli vertiginosi, dolly, inquadrature sghembe, effetti anamorfici) in questo ricalco parodistico dello "spaghetti-western". Sharon Stone, riesce nell'intento di non rendere ridicolo il suo personaggio e dargli un senso, Crowe come al solito senza tanti sforzi tira fuori una buona figura dal Predicatore/Ex-killer. Hackman si trova a casa con questo tipo di antagonisti infatti il suo personaggio ricalca in qualche modo un altro villain del west, sempre interpretato (da Oscar) da lui in The Unforgiven di Eastwood, infatti (non so se è una citazione) avviene una scena di confronto fra lui e un altro pistolero, ovvero Ace Hanlon (Lance Henriksen), il quale si vantava di essere il più veloce del west che però viene tolto di mezzo senza difficoltà da Gene, svelando pure la vera natura di Ace: ovvero un bugiardo pistolero da fiera. Come detto prima ricalca il confronto tra Little Bill Daggett (Hackman) e Bob L'inglese (Richard Harris) in cui Dagget smaschera il pistolero raccontando la verità sulle sue abilità di cui tanto si elogiava con un giornalista. DiCaprio fa il suo piccolo ruolo senza infamia (addirittura pomicia con la Stone!).


Come avrete ben capito la nota più positiva (assieme alla sfavillante regia) del film restano i personaggi, come nei capolavori di Leone sono iconografici, a quel determinato periodo, senza troppi stereotipi per intenderci. Un cast veramente degno di nota che oltra ai già citati comprendeva: Tobin Bell, Keith David, Pat Hingle e Gary Sinise. Valevole poi la buona colonna sonora di Silvestri che accompagna questo Western atipico, che non manca anche la pertecipazione al montaggio di quel mostro sacro di Pietro Scalia. Concludendo Il film è così sfacciato che è impossibile non divertirsi, lo metterei tra i primi 3 film di Raimi (se facessi classifiche, ma non ne faccio), forse perché è così diverso dagli altri film di Raimi eppure unisce tutte e tre le migliori qualità del cineasta: lavorare con gli attori, innovare le riprese della telecamera e raccontare visivamente una bella storia. Il film non fu un grande successo al botteghino e venne molto criticato, ma ricordatevi il motivo con cui ho iniziato la recensione: prima di tutto, era un western ai tempi in cui il genere stava più o meno lottando per la vita dato che The Unforgiven aveva fatto tabula rasa e messo un punto al genere (ovviamente poi sono arrivati i Coen nel 2000 e lì già sapete come andò a finire).



Commenti

  1. Un film spesso stupidotto se non di più, con una regia, ma una regia che non solo lo salva ma lo nobilita, lo adoro, l'ennesima prova del talento di Sam Raimi ;-) Cheers

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    1. In certi frangenti siamo ai livelli di Ernesto Sparalesto! Però davvero il talento talvolta è più veloce della trama.

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