The Zone of Interest (2023) L'orrore...riesci a sentirlo?


Si può dire di tutto al regista Glazer, ma non che sia artefice di un cinema convenzionale. Quattro pellicole, più un video di Massive Attack, ed è riuscito nel costruirsi una ben precisa visione cinematografica. Infatti è proprio la sua visione particolare che separa questa pellicola da quelle pedagogiche/didattiche, mettendola nella parte dei film che fanno più riflettere che istruire nel contesto storico in cui sono ambientate.






Un paradiso in mezzo all'inferno, il Lebensraum della famiglia Höß dove l'ape operaia Rudolf e la sua regina di Auschwitz (assieme ai figli, con tanto di cane) vivono nel Interessengebiet. Non viene mostrato niente dei campi, ma il sottile clima da horror psicologico che viene implementato, attraverso un uso sapiente del comparto sonoro e della fotografia (di Łukasz Żal), fa sentire la presenza in ogni momento, come un orrore intangibile ma vivo. Un vedo e non vedo panottico, ma in particolare un sento (eccome) per chi conosce la storia, una tranquillità familiare statica in mezzo a una carneficina dinamica (e purtroppo efficiente) del massacro nei campi di concentramento. Glazer non si adagia sugli allori, oltre al mostrarci la dualità della situazione gioca con il montaggio e le riprese con metodologia, a cui si aggiunge la colonna sonora straniante di Mica Levi che spunta roboante (come nel suo precedente lavoro "Under the Skin"). Se dovessi scegliere le mie scene preferite, senza dubbio le riprese in visione notturna e quella dei fuochi dei forni crematori che illuminano le stanze di casa.



Ottimi Christian Friedel e Sandra Hüller che interpretano i loro ruoli con maestria senza perdersi in esagerazioni come tanti loro colleghi hanno fatto in passato. Glazer infine, mostrandoci inaspettatamente il Museo statale di Auschwitz-Birkenau, vuole far comprendere la natura umana e di cosa è capace sotto quel velo di modernizzazionedi cui sempre ci vantiamo. L'unico difetto che questo film si porta dietro, è probabilmente il caustico approccio alla narrazione (anche visiva), che non sarà mai per tutti o per chi si aspettava un vera e propria sovrapposizione del falso quotidiano con il vero orripilante reale di quella situazione.

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