Link (1986) Il thriller antropologico di Richard Franklin
Come sempre torniamo nei favolosi anni 80, in particolare l'86 che è una grande annata, sapete già che quel periodo è particolarissmo e si è portato con sè la vena sperimentale della decade precedente ma con una letturadel tutto personale dei generi. Spulciando nelle filmografie sono incappato in questo titolo di produzione Britannica, attirato sia per il nome che per la peculiare locandina. Il regista è Richard Franklin, cineasta australiano con alle spalle due titoli di successo: Patrick del 1978 ed il seguito del più rappresentativo dei film di Sir Alfred Hitchcock: ovvero Psycho 2 del 1983. Franklin è sempre stato uno tosto, già il fatto di aver diretto con successo un film che fa da seguito ad una cult come Psycho la dice lunga, Tarantino addirittura ne parlerà al suo personalissimo festival del cinema (Quentin Tarantino Film Festival del 2005) durante la proiezione del già citato sequel tessè lodi a Franklin, affermando che il suo film australiano preferito era Roadgames del 1981 e che nel suo sogno da piccolo appassionato di cinema (fare un libro riguardante i registi di genere) il suo nome era il primo con i quali voleva fare un'intervista. Tornando comunque alla genesi del film, Franklin si trovò ad un passò dal girare The Lost Boys però ci fù un cambio di piani ed ebbe per le mani Link, la storia era stata scritta da Lee David Zlotoff (il creatore di MacGyver!) e Tom Ackermann ma per la sceneggiatura chiamò il suo collega Everett De Roche che aveva lavorato con lui in tanti altri suoi film.
Come dicevo Franklin usciva fresco freasco dal seguito di un film di Hitchcock, oltre ad esserne un gran fan aveva già ben in mente di allontanarsi da possibili paragoni per tematiche. Tutti sappiamo che il film successivo a Psycho fu The Birds, il regista australiano quindi ne ripercorre i passi però discostandosi in Link difatti affermò: <Esito a paragonarlo a The Birds perché tutti diranno 'Oh merda, sta facendo di nuovo Hitchcock.' A differenza di The Birds, che è una specie di fantasia, Link si basa su realtà antropologiche. Lo chiamo un thriller antropologico in contrapposizione a un thriller psicologico.>. La genesi ebbe inizio nel 1979, l'idea di fondo era quella di rielaborare il classico Jaws di Spielberg in chiave però scimmiesca. Ma il regista non mosse passi fino a quando Everett de Roche non gli propose in visione un documentario della National Geographic sulla violenza degli Scimpanzè fatto da Jane Goodall. Frankli stesso affermò di nuovo: < Quello che scatenato l'idea del film è stato il fatto che Goodall osservava "il cannibalismo di giovani scimpanzè da parte di una particolare femmina di scimpanzé pazza. Ha osservato la vera guerra inter-tribale, non diversamente dall'apertura di 2001: Odissea nello Spazio, tra due gruppi di scimpanzè. L'idea negli anni '60 era che l'uomo fosse l'unico animale a fare la guerra contro i suoi simili è stata improvvisamente gettata dalla finestra. Da allora, hanno scoperto che anche i leoni e altri animali lo fanno, ma quella, per me, è stata un'idea davvero interessante per un buon brivido.>. Everett De Roche quindi scrisse la sceneggiatura, Franklin intanto cercò di ottenere finanziamenti per il film in Australia nel 1981, ma gli fui poi offerto Psycho II che succesivamente lo portò a Cloak and Dagger. Dopo quelle esperienze decise di riattivare Link. <Link è molto più misterioso di quanto orribile>, ha detto Franklin. <Per molto tempo, la ragazza non sa, né il pubblico, esattamente cosa sia successo al dottore. Deve un po' a Psycho, in realtà: nell'umore, nel tono e nell'aspetto, assomiglia a Psycho II, incrociato con l'ambientazione inglese di Jane Eyre. È molto suspense e moderatamente violento, anche se gli scimpanzé si abbandonano alla violenza incruenta. Non usano armi, ti tolgono solo le braccia.>
Il passo successivo fu quello di scegliere la location del film, venuta meno la produzione Australiana si optò per quella Britannica cambiando l'ambientazione e girandola a St. Abbs in Scozia (che abbiamo visto recentemente in Avengers: Endgmae). Questo perchè l'ambientazione inglese per il regista era fondamentale ai fini della trama, così da poter mettere in contrasto le regole della giungla animale con quelle della società umana moderna. Inizialmente al regista fu ptoposto di girare il film con attori vestiti da scimmie, ma il regista cestinò direttamente l'idea ed assunse l'addestratore professionista Ray Berwick così da poter imprimere un effetto più reale al girato grazie anche l'uso della telecamera e del montaggio combinato. Per la colonna sonora fu chiamato il veterano Jerry Goldsmith che vinse pure un Saturn Award per la colonna sonora, per il cast invece vennerò chiamati una quasi debuttante Elizabeth Shue (anche lei premiata ai Saturn) e Terence Stamp. Piccola curiosità ma vi ricordate quando nella puntata dei Simpson era arrivata la troupe cinematografica per il film dell'Uom Radioattivo? Ecco, vi è una scena bellissima dove Ralph Winchester scambia un paio di parole con il responsabile degli effetti prostatici e del trucco sul set che ora vi riporto:
Cito questo spezzone perchè il protagonista Link nel film è uno scimpanzè ma in realtà era un orangotango a cui venne tinto il pelo ed aggiunte delle orecchie così da poterlo far sembrare uno scimpanzè. Questa cosa avvenne perchè i produttori pensavano che alle persone comunemente all'immagine dello scimpanzè era accostata una certa familiarità positiva.
Il risultato di questa genesi viene da sé: un thriller molto suggestivo, che sopperisce alla mancanza di mezzi con fantasia dietro alla telecamera e trovate ben distribuite nel corso della visione. L'orangotango Link ha uno sguardo da brividi visto che la telecamera viene usata per delle riprese in soggettiva in modo molto ossessivo. Il tema ricorrente è lo pseudo predominio dell'uomo sulla natura, al quale vengono affiancati degli ottimi spunti sulla natura e la differenza tra uomo e scimmia. Da lodare la bravissima (e sempre bellissma) Shue che si dimostra all'altezza (una vera one woman show) ed è la vera protagonista, da notare la scena del bagno quando l'orango spia la Shue completamente nuda (tanta roba). Immancabile e di certo inosservata la prova di Terence Stamp nei panni del dottore. Aggiungo che l'ambientazione della villa (Hopperiana l'influenza artistica) è un ottimo teatro per la narrazione, senza contare poi il panorama mozzafiato di St. Abbs.
già è vero mi ero scordato di questa tua passione! adesso dovrei vedere quello di Romero, prima o poi.
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