Only God Forgives (2013) Dio perdona... Nicolas Winding Refn no!


Refn persevera nella strada autoriale fatta da "Bronson" in poi, con una pellicola che se ne frega di piacere alla moltitudine, e ha dentro di sé la forma mentis del cineasta: un intellettuale drogato di cinema di genere. Come affermato da lui in persona: - Chi si aspetta un film di facile visione che eviti pure il mio cinema. O con me o contro di me. - , non stupisce perciò la chiara dedica al regista Jodorowsky (genio del cinema simbolista anticonvenzionale e onirico/subliminale). Di questo regista danese ho avuto modo di visionare tre ben distinte opere: La prima è stata Bronson, la seconda Valhalla Rising e la terza il pluridecorato Drive.


Tornando alla pellicola molti si aspettavano un “Drive 2” visto la partecipazione di Gosling che sostituiva Luke Evans, invece il prodotto che ne è scaturito e qualcosa che tende alle pellicole precedenti come quelle sopra citate. Se da una parte il livello narrativo segue lo stesso modus operandi di Valhalla Rising cioè con pochi dialoghi, storia ridotta al minimo ma allo stesso tempo molteplici livelli di lettura attraverso anche la stessa colonna sonora. Dall'altro tende al film Bronson per la violenza in particolare per le riprese degli scontri a mano nuda nel quale si rispecchia la stessa tecnica utilizzata per il film con Hardy. Passando al messaggio che il film vuole trasmettere in tutta la sua oniricità, non si possono che citare le mani come afferma il regista stesso: - La prima idea che ho avuto per questo film è stata l’immagine di qualcuno che si guarda le mani, a pugni chiusi. -, da questo si evince la simbologia che vuole trasmettere cioè il valore di queste per l'uomo in particolare per il sesso maschile, le quali fanno da catalizzatore per tutte le emozioni quindi togliendo ad un uomo le mani gli viene sottratto tutto, come se lo privassi del suo istinto.



Altro tema è il rapporto madre-figlio qui analizzato dal regista quasi come Il complesso di Edipo, dove non vi è quasi soluzione per il protagonista il quale sembrerebbe voler tornar all'interno del grembo materno. Il film racconta anche la vendetta della vendetta della vendetta della vendetta, un incredibile susseguirsi di conti da regolare nello scenario ora putrido e fatiscente, ora lussuoso e lucente di Bangkok, la quale con la sua ambientazione regala quell'ansia tipica dei film orientali da citare (anche se Giapponese) lo stile di Miike, nel quale si riconosce quell'alienazione e quella continua sensazione negativa o ambigua nello scorrere delle immagini nello sfondo di questa città.


Proprio le ambientazioni sono qualcosa di unico, dai luridi e stretti vicoli del mercato alle incredibili suite a 5 stelle, Refn l'occhio per le location ce l'ha, mamma mia se ce l'ha. E tutte queste location sono restituite all'occhio dello spettatore da un'ancora magnifica fotografia, che gioca con le penombre e con i colori in modo da far girar la testa, specie con quel rosso della residenza di Julian. Parlando del cast non posso che citare un Vithaya ben calato nella parte di vigilantes, i suoi silenzi raccontano molto più delle sue azioni, altra parte fondamentale è il lavoro fatto dalla Thomas per il suo personaggio, a tratti simile ad un carattere preso da una fiaba nera, la quale porta una madre ambigua e violenta. Gosling interpreta un personaggio diverso da quello di Drive i silenzi e le sue ragioni di vita sono ben differenti dallo Stuntman del film, il suo è un carattere pericoloso quasi una mina vagante che cerca di esplodere ed implodere allo stesso tempo, il lavoro migliore è stato fatto per la caratterizzazione fisica del personaggio che ricollega direttamente alla natura del film ed al suo tema. Il lavoro fatto per la colonna sonora da Martinez è di ottima fattura, le sue composizioni colmano il vuoto lasciato dalla poca verbosità del film, rimpiazzando quelle parole con suoni onirici e negativi, qui si vede molto l'ispirazione da Valhalla Rising dove erano le composizioni a fare da padrone insieme alla violenza.

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