La Guerre du feu (1981) Il fuoco primigenio della civiltà raccontato da Jean-Jacques Annaud
Dalle premesse non era un'operazione facile sulla carta, raccontare una storia avvincente ambientata nella preistoria umana solo tramite le proprie capacità intuitive cinematografiche, Gérard Brach adatta il romanzo di J. H. Rosny per il regista è gli fornisce un'altra chiave temporale nel suo viaggio con il cinema, attraverso un altro periodo dell'umanità. "La guerra del fuoco" di Jean-Jacques Annaud è un esperimento affascinante, nel senso che si sforza di essere il più "autentico" possibile nel catturare l'alba dell'umanità. Catturando una certa autenticità personale rispetto a film successivi con obiettivi simili: Apocalypto di Mel Gibson o 10.000 a.C. di Roland Emmerich
È un esperimento che avrebbe potuto facilmente concludersi in entrambi i modi poco interessanti, ma ciò che Jean-Jacques Annaud ha creato è sicuramente un orologio dell'epoca umana assolutamente avvincente. Il fatto che sia ambientato circa 80000 anni fa della storia umana risulta una sfida vinta su ogni dinamica dalla quale si possa analizzare il film: il trucco diversificato in base alle tribù, animali vari tra i quali si ritrovano (ricreati) mammut ma anche tigri dai denti a sciabola, i vari utensili comuni o da guerra e infine un linguaggio gutturale/gestuale elaborato da Anthony Burgess e Desmond Morris. In questo spaccato storico si trova ogni segno del cinema: avventura, amore, dramma, comicità ed è tutto elaborato in modo credibile in base al periodo in cui i fatti vengono narrati. Ottime le prove di Everett McGill, Rae Dawn Chong, Ron Perlman e Nameer El-Kadi che regalano il meglio possibile con le loro prove attoriali primordiali.
Si tratta di un'esperienza unica che non può essere descritta correttamente perché sembra il tipo di esperimento che avrebbe potuto facilmente concludersi in malo modo. Ma è impressionante che Jean-Jacques Annaud sia comunque riuscito a creare ciò che ha fatto con La guerra del fuoco, se si è disposti a mettere da parte i momenti più problematici del film, ovvero la mancanza di un linguaggio parlato, è un'altra avventura che si muove attraverso la forma di comunicazione e guardando questo film non si può che chiedersi di quanto siamo realmente migliorati come specie da quella partenza. Sono ancora stupito che qualcosa del genere sia stato realizzato e presentato in quel modo, ma questo Annaud cercava, con una qualità ipnotica che non può essere ignorata.
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