Sully (2016) L'aviatore di Clint Eastwood, un miracolo americano


 “Sully” è un film dritto nei suoi intenti come una pista di atterraggio ma anche molto essenziale (sceneggiato da Todd Komarnicki), che sotto la guida di Eastwood prende il volo in quello che vuole dimostrare molto semplicemente evitando anche il ritorcersi mediatico che la situazione ha poi ricevuto. Per certi versi è la versione vera (e sobria) con Tom Hanks (al posto di Denzel Washington) del Flight di Zemeckis, solo che qui si sente la mano di Eastwood e la sua voglia di raccontare (a suo modo) la storia di questo eroe dell’aria.






Basato sull'autobiografia del 2009 "Highest Duty" di Chesley "Sully" Sullenberger e Jeffrey Zaslow, il film vede Tom Hanks nei panni di Sullenberger, con Aaron Eckhart nei panni di Jeffrey Skiles, e co-protagonisti Laura Linney, Anna Gunn, Autumn Reeser, Holt McCallany e Jamey Sheridan. Il film racconta l'atterraggio di emergenza del 2009 del volo US Airways 1549 sul fiume Hudson, in cui tutti i 155 passeggeri e membri dell'equipaggio sopravvissero, e la successiva pubblicità e pubblica inchiesta. Se mai doveste avere bisogno di convincervi della classe di Tom Hanks, prendete due scene relativamente simili in due film recenti: Captain Phillips di Paul Greengrass e questo di Clint Eastwood. Entrambi hanno un momento in cui il personaggio di Hanks viene visitato in uno studio medico dopo un evento traumatico, ma mentre Captain Phillips è mostrato in stato di shock, in lacrime a ogni movimento e suono, come se tutto stesse per precipitare di nuovo nel caos, l'interpretazione di Hanks di Chesley Sullenberger in un momento analogo è quella di un crollo interiore che si aggrappa al suo aspetto pragmatico. Due film diversi, due momenti simili, entrambi grandi gesti e la testimonianza di un interprete unico.



Colpisce nel segno questo film con un'idea potente e toccante: non è solo il singolo straordinario, in realtà solo un collettivo di persone comuni che fanno il loro dannato lavoro, con, ovviamente, un piccolo aiuto di passione, esperienza, intuizione e fortuna. Il tocco più geniale di Eastwood: il contrasto tra le banali/triviali attività a terra e il momento in cui Sully, anche dopo quarant'anni di volo, non può fare a meno di ammirare la vista di New York dalla cabina di pilotaggio. La semplicità scarna del lavoro di Eastwood è così efficace perché consente al film di esistere semplicemente con questa serie di reazioni; questo è un film di grandi attori, non perché offre "personaggi complicati" (al contrario, qui tutti sono superficiali e semplici), ma perché si attiene a comportamenti vissuti e lascia che tutte quelle reazioni e quei gesti portino avanti il film. 



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