Polytecnique (2009) Il mondo appartiene alle donne, il massacro del Politecnico di Montréal raccontato da Denis Villeneuve
6 dicembre 1989: Marc Lépine entra all'interno dell'École Polytechnique di Montreal e uccide a colpi di fucile 14 studentesse, prima di togliersi la vita. E' il peggior school shooting della storia del Canada.
Villeneuve, talento cristallino, collaborando alla sceneggiatura con Jacques Davidts e Leca mette in atto una messa in scena che evita di scomodare troppi esercizi di stile alla telecamera ed in particolare scegliendo di non dare la motivazione del killer efferato se non fosse altro che per la lettera iniziale. Il Cinema capisce che non può, e neanche deve, trovare una spiegazione razionale. Villeneuve si limita a citare il delirante "testamento" di Lépine sull'odio per il femminismo, ma da regista intelligente capisce l'insensatezza di andare a scavare nel passato (seppure difficile) dell'assassino come alla ricerca di un "significato" che non ci sará mai.
(Nessuna motivazione, non c'era per gli assassini di Columbin, la forse cercata Gus Van Sant? E non vi è anche qua)
(Karine Vanasse è Valérie e Évelyne Brochu è Stéphanie)
(Metaforica la posizione e la messa in mostra del quadro di Picasso, che rappresenta l'orrore ed il massacro, in mezzo a due pittori che hanno sempre esaltato le figure femminili e della donna in generale come Klimt, a sinistra con Il Bacio, ed in particolare Egon Schiele, a destra con Edith)
(Il sangue di carnefice e odiata vittima che si cercano e si mescolano inesorabilmente sul pavimento)
" Se avrò un maschietto gli insegnerò ad amare. Se sarà una femminuccia le dirò che il mondo le appartiene. "
(Metaforica la posizione e la messa in mostra del quadro di Picasso, che rappresenta l'orrore ed il massacro, in mezzo a due pittori che hanno sempre esaltato le figure femminili e della donna in generale come Klimt, a sinistra con Il Bacio, ed in particolare Egon Schiele, a destra con Edith)
(Il sangue di carnefice e odiata vittima che si cercano e si mescolano inesorabilmente sul pavimento)
" Se avrò un maschietto gli insegnerò ad amare. Se sarà una femminuccia le dirò che il mondo le appartiene. "
Una chiusa forte, una presa di posizione netta. Anche una lucida intuizione: uomini e donne hanno bisogno di un'educazione sentimentale. Se il bambino deve poter amare, la bambina deve poter pretendere d'essere amata. Si sta parlando di Amore nell'accezione meno inflazionata: corrispondenza di comprensione, tolleranza, partecipazione. È un sentimento che la maternità, anche solo potenziale, accende per natura. In questo senso il mondo appartiene alle donne. Ed è la ragione per cui la protagonista femminile del film, rimasta incinta, sopravvive alla tragedia. Pur essendone intimamente demolita, incasella una simile forma d'odio come qualcosa altra da sé, tale che non la intaccherà mai del tutto. Si tratta di una convinzione più che di una certezza, ma è solida abbastanza da reggere un'intera esistenza. Il protagonista maschile invece è devastato da un senso di responsabilità apparentemente irrazionale. Non tollera la testimonianza d'un gesto di disprezzo così feroce, poiché quel disprezzo è ai suoi occhi un male tentacolare dal quale egli stesso può essere inquinato. È sopraffatto dallo scandalo, ovvero dalla sorpresa di una verità ripugnante.
Bello Bello Bello, hai ragione quando parli di vero cinema.
RispondiEliminaEcco per me questo è il miglior Villeneuve e, assieme ad "Enemy", è l'unico film in cui ha messo il suo talento al servizio del film:
-penso ai movimenti di macchina che acuiscono il senso di disorientamento ed impotenza che regge tutto il film
-all'eccezionale sviluppo su tre piani temporali
-perfetto nella narrazione.
Ismail
Veramente, ne sono rimasto ammaliato.
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