Ercole al centro della Terra (1961) Il peplum secondo Mario Bava


Dopo il folgorante debutto alla regia Mario Bava nel 1960, l'anno successivo si ritrovò a far uscire tre ben distinte opere: Le meraviglie di Aladino, Ercole al centro della Terra e Gli invasori. Questo film che tratto oggi è considerato da alcuni l'apice della vasta filmografia del Peplum all'italiana. La proiezione della pellicola procurò un incasso di 398 milioni di lire, riscuotendo un ottimo successo all'estero. La sceneggiatura ed il soggetto furono curati dallo stesso Bava assieme a Sandro Continenza, per la colonna sonora invece Armando Trovajoli, fotografia ed effetti speciali invece era supervisionati sempre dal regista invece l'elaborazione delle scenografie toccò a Franco Lolli.







La pellicola riprende la mitologia greca (cambiando molte cose) e unisce le basi del Peplum contaminandolo con diverse influenze stilistiche di altri generi: horror, fantasy e avventura. La cosa interessante è che Bava riesce a dirigere un mix di generi in modo quasi perfetto, superando i problemi di budget con la sua creatività realizzando un prodotto all'avanguardia per i tempi.






Tecnicamente il film è un tripudio di genio visivo: esperimenti cromatici, scenografie curatissime e una fotografia lisergica da svenimento. Validissimi anche gli effetti speciali che vengono utilizzati con la giusta tempistica. La sceneggiatura è piena di sorprese rispetto al classicismo che imperversava quotidianamente all'epoca per il Peplum, quindi si possono trova incredibili trovate: l'attacco zombie sul finale o l'allucinato viaggio nell'averno,realizzato con una cura maniacale e intriso di contaminazioni fantasy e horror.






Ovviamente non si può accostare ai grandi film mitologici come "Gli argonauti" o "Scontro di titani", questo non perchè il film non sia ben fatto, ma solamente perchè il Maestro si è divertito a fare una storia molto campata in aria e con una mitologia strettamente personalizzata. È un divertissement di espedienti: dalla scenografia gotica, alle scelte cromatiche accese e vampanti, che fanno sprofondare lo spettatore in un'ambientazione tetra ma ravvivata da scenari suggestivi in cui si possono trovare: l'uomo di roccia (un esilarante Procuste), gli zombi volanti che escono dalle tombe e dal terreno, i rami con linfa di sangue, il cielo surreale rosso e blu che si staglia dietro i templi, le rocce fumiganti nell'entroterra infernale, l'ipnotico "quadro" cromatico che è la sequenza della Sibilla.





Il cast è funzionale è ben adatto all'opera: il massiccio eroe dal fisico scultoreo Ercole è ben impersonato da Reg Park, Christopher Lee regala il personaggio migliore (cosa ovvia) nelle vesto del cattivo, George Ardisson incarna un goliardico Teseo, Franco Giacobini trasforma Telemaco in una divertente spalla comica all'italiana e poi segue una schiera di attrici come: Leonora Ruffo, Marisa Belli, Ida Galli, Rosalba Neri e Gaia Germani che si mostrano in tutta la loro bellezza e nonostante una caratterizzazione tipica del genere sono uno splendore a vedersi.




Peccato solo che non sia riuscito a recuperare la versione con il famoso prologo (poi tagliato) con Lee tra le tombe, evidente messaggio di Bava che fin dall'inizio del film voleva sottolineare che lo spettatore non si trovava di fronte ad un semplice e banale Peplum.

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