Day of the Dead (1985) Il ritorno di Romero

Immancabile l'appuntamento con Romero negli anni 80 con il terzo ed apparentemente conclusivo capitolo della saga fegli zombi più famosa di sempre. Inizialmente la sceneggiatura era molto più complessa di quella utilizzata per girare il film, e conteneva scene di violenza estrema; i produttori imposero però al regista la realizzazione di un film con un rating non superiore a "R" (cioè vietato ai minori di 17 anni non accompagnati) come i capitoli precedenti, in cambio del preventivato budget di 7.000.000$. Romero, invece preferì ridimensionare il progetto, accontentandosi di uno stanziamento di "soli" 3.000.000$, ma riservandosi ogni libertà artistica. Infatti il film rimane il capitolo più feroce e raccapricciante (merito di Savini e Nicotero veramente motivati nella messa in scena) della saga dei morti viventi, con sequenze di violenza che, seppure avvengano in molte meno scene rispetto ai suoi predecessori, mostrano degli effetti splatter al limite della sopportazione, tanto che la pellicola riceverà il rating NC-17, cioè vietato ai minori. Alcune delle idee accantonate saranno poi riprese nel successivo La terra dei morti viventi. La critica sociale (che nella Notte era diretta alla guerra del Vietnam, in Zombi al consumismo) questa volta è diretta verso le cosiddette "follie" dell'era Reagan.
Gli anni 80 sono sempre stati un calderone esemplare per ogni genere vista la particolarità creativ di quei tempi, non fa eccezione questo terzo capitolo che dopo la collaborazione con Dario da modo di nascere in un modo ancora più originale del precedente fornendo delle chiavi di lettura molto interessanti per il genere. I morti si sono risvegliati e dominano ormai da tempo su tutto il globo. Il film si apre con il pilota giamaicano John mentre conduce a bordo del suo elicottero un gruppo di persone costituito da Sarah, Miguel Salazar e l'operatore radio Bill McDermott a Fort Myers, Florida, dove Sarah e Miguel scendono per trovare eventuali sopravvissuti. Ai loro richiami, tuttavia, risponde solo l'arrivo di un'enorme orda di morti viventi, quindi il gruppo torna nella loro base militare sotterranea situata nelle Everglades, dove un organo scientifico, protetto da un ristretto plotone di soldati, sta cercano di trovare una soluzione all'epidemia degli zombi. Il capo del dipartimento degli scienziati, il Dr. Logan, denominato "Frankenstein" per via dei suoi esperimenti sugli zombi, è convinto che sia possibile accudire i morti viventi per riuscire a coesistere con loro. Vi è da dire che il film è tutto un crescendo, per certi versi l'ambientazione e l'atmosfera della base militare ricordano lo stile narrativo che Carpenter adotterà nel film La Cosa due anni più tardi, abbandonate le composizioni dei Goblin del secondo capitolo agfida le musiche al amico e collaboratore John Harrison il risultato è una colonna sonora solida e ben strutturata tipica di quei tempi che ben si adatta alla fotografia Michael Gornick ed alle scenografie di Cletus Anderson.
Romero ha deciso di girare un film a tratti claustrofobico (belli i sogni della protagonista veramente d'effetto), in cui i sopravvissuti sono costretti a vivere sottoterra in una base militare, ma i civili, tra cui alcuni scienziati non riescono a sopportare le vessazioni e l'aggressività del manipoli di militari guidati dal tenente Rhodes. Il quale in preda alla rabbia ha bisogno di un capro espiatorio e se la prende con gli unici che non fanno parte del suo branco. La metafora dell'autoritarismo becero e insensato che minaccia il buon senso è un esempio tipico del cinema di Romero, nonostante gli zombi, gli esseri umani trovano ancora il tempo di distruggersi tra loro. Il personaggio di Sara (una bellissima Lori Cardille) è lampante, una donna forte, una scienziata, una civile che cerca di conservare la sua umanità che viene messa a confronti con il dottor Logan, ormai squilibrato, ma sul punto di capire come addomesticare gli zombi. E qui c'è un altro protagonista Bub, il primo zombie semicosciente vero eroe del film, nonchè primo e credo unico esempio di zombi pensante e "buono". Visto quindi nel suo aspetto autoriale e antropologico,Il giorno degli zombi rimane ancora una volta l'ennesima, spietata e riuscita esaminazione dell'umanità nei più piccoli particolari per Romero, che non annoia mai pur trattando in pratica lo stesso tema degli altri suoi lavori. Ma due parole in più vanno spese per lo splatter e gli effetti sangiunolenti,qui veramente esagerati. Certo è il capitolo più violento e disturbante,alcune scene non si dimenticano facilmente (cadaveri smembrati vivi, budella che cadono) e lo rendono anche un film adatto a chi ama l'horror nel senso commerciale del termine; troveranno pane per i loro denti. Splendidi e particolarmente riusciti sotto il profilo tecnico sono gli incubi della scienziata protagonista.

Commenti

  1. Bellissimo questo film. Senza dimenticare il valore storico del primo film della saga romeriana, questo è per me il migliore, senza dubbio. E non per la violenza di certe scene (anche se da amante dello splatter ho gradito assai).
    Mi colpì questo passaggio dal supermercato assediato al rifugio del sottosuolo, la presenza del primo zombie buono, questa contrapposizione tra gli uomini che poi ho criticato in Walking Dead, forse perché alla fine il telefilm non mette nulla di nuovo di quanto sia già stato messo da Romero.
    E quanto ho goduto SPOILER quando Rhodes fa una brutta fine, grazie anche allo zombie buono.
    Mi sorprese anche il finale.
    Quasi una metafora (chi si è guadagnato un paradiso lasciando l'inferno della terra).

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    1. Anch'io ho adorato questo capitolo, molto bello e ottimamente scritto.

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