Sorcerer (1977) Il cult maledetto di William Friedkin

Il film “maledetto” di William Friedkin, è una pellicola mastodontica di un regista che ha costruito la sua carriera (come affermato più volte da lui) sulla lama di un limite tra successo e fallimento, ma anche un passaggio dovuto dal cineasta che vuole esprimere un’arte personale. Dopo The Exorcist, il regista di Chicago, non ha più trovato gloria al botteghino la maggior parte dei suoi film migliori saranno condannati al fallimento commerciale: Sorcerer nel 1977 viene messo in ombra da Star Wars, Cruising mise quasi a repentaglio la sua vita, To Live and Die in L.A. fu snobbato negli anni ’80. Le difficoltà furono enormi: Universal e Paramount (i produttori), sovvenzionarono una produzione da venti milioni di dollari, quasi interamente girata nella Repubblica Domenicana, con tecnici che si ammalarono di malaria, problematiche violente tra Friedkin ed il cast sul set tra intemperie e set distrutti dalle forze della natura. Difatti il film può essere comparato in tale ambito ai capolavori Apocalypse Now e Aguirre, Furore di Dio. Sorcerer è un delirio di onnipotenza di un cineasta giunto all’apice del suo successo, che crede di poter sfuggire alle regole e alle dinamiche di Hollywood lanciandosi in una produzione colossale girata lontano dagli Studio, senza rinunciare al sottotesto d’autore, ma integrando la messa in scena con una potentissima metafora spettacolare.
La trama: in uno sgangherato Stato dell’America Latina, nonostante la miseria che vi regna, la dittatura, il terrorismo politico, si rifugiano persone che per ragioni diverse in patria hanno conti aperti con la legge o con la criminalità organizzata. È il caso di Jackie Scanlon (Roy Scheider) che, unico superstite di un quartetto di rapinatori, è ricercato dalla mafia perché nel corso della rapina è stato ucciso un sacerdote, fratello di un boss. Victor Mason (Bruno Cremer), invece, è un banchiere parigino responsabile del fallimento della propria banca e causa del suicidio del fratello; Kassem Amidou, invece, è fuggito da Israele dopo avere preso parte a un sanguinoso attentato a Gerusalemme. Angerman è un aguzzino nazista che verrà presto eliminato dall’ebreo Nilo (Francisco Rabal). Oltre che privi di denaro, i quattro (che nell’ordine si fanno chiamare: Juan Dominguez, Serrano, Martinez e Marquez) sono perseguitati dalla corrotta polizia del villaggio per via delle leggi di immigrazione. Disperati, i quattro accettano di trasportare su due autocarri antidiluviani delle casse di nitroglicerina, indispensabile per arrestare l’incendio di un pozzo petrolifero. Il “salario della paura” è di 8 mila pesos per ciascuno dei quattro (Marquez viene sostituito dal suo “giustiziere” Nilo). L’impresa è pazzesca, dovendosi percorrere 200 miglia di foresta su di una pista infame e con un carico in condizioni pessime. Parafrasando il titolo italiano del film di Clouzot (Vite vendute di cui questo film è un remake), si può dunque concludere che quelle di questi uomini alla deriva sono “vite vendute” al diavolo, ma senza la possibilità di ottenere una controparte salvifica.
Il rimando a The Exorcist è lampante sin dai titoli di testa: lo schermo nero, poi una dissolvenza svela il volto di un demone scolpito nella pietra, il titolo del film entra in gioco: Sorcerer, ovvero ‘stregone’. La "possessione" quindi continua in questo cult maledetto, a contagiare i personaggi e la storia infatti il demone scolpito nella pietra è presente all’inizio, come alla fine del viaggio, quasi a monitorare la presenza costante di una Morte pronta a prendersi uno per uno i quattro disperati. In particolare il protagonista ad un certo punto sembrerà raffigurare tale entità ed il suo tragico destino che si risolverà in una danza macabra con una donna prematuramente invecchiata. Anche il fuoco (e quindi l’inferno) sono una costante del film: il pozzo esploso, l’attentato terroristico di Gerusalemme, le fiamme che divorano e infine il fuoco notturno e infernale verso cui Jack Scanlon si dirige. il viaggio sui camion carichi di esplosivo, è una vera e propria sfida ai limiti umani, tutta giocata sui nervi e su caratteri eterogenei, mentre Friedkin, trasforma il viaggio in metafora, riconducendolo a un rito di iniziazione (ribaltato di senso), in cui il traguardo finale non è una nuova vita, bensì la morte. Interressante poi località oscura e minacciosa del Centro America, in cui i cadaveri sono abbandonati nel fango lungo le case, gli animali vivono con le persone, la povertà e la miseria “succhiano” la vita e gli ex-gerarchi nazisti hanno trovato rifugio e occupazione quasi descritta con un piglio documentaristico riconducibile allo stile che Oliver Stone adotterà dieci anni più tardi per il suo Salvador.
Protagonisti assoluti della pellicola diventano (durante il viaggio) i due camion: Peligro (Pericolo) e Sorcerer (Stregone), e quest’ultimo anche esteticamente ricorda il profilo di un demone antico: la cresta ferrata su cofano, i “denti” sporgenti dal radiatore, il colore rosso fuoco, e gli sbuffi dagli scarichi sopra la cabina. Il regista vede bene di renderli degli esseri viventi grazie alle inquadrature (sempre dal basso) che ne mostrano la possenza e la precarietà del suolo in cui essi si muovono, donando così quasi un martirio verso la salvezza (in questo caso intesa come morte) dei protagonisti. Da citare le opprimenti e potentissime composizioni dei Tangerien Dream che regalano quella marcia in più all'atmosfera della pellicola. In conclusione vi è un motivo perché Friedkin è definito "il regista del Male" e questo film è un'altra conferma a tale titolo, visto che il cineasta avvolge tutto nell'orrore (la sposa dal volto tumefatto in chiesa ad inizio film è un dettaglio non da poco) dove non vi è possibilità di scampo o redenzione.

Commenti

  1. Un tempo anche io recuperavo i film vecchi... ora al massimo mi capita qualcuno di una decina di anni fa.
    Ammazza che sciagure dietro 'sto film, è davvero maledetto! Avevo sentito qualcosa anche de L'Esorcista ma di questo non ne sapevo nulla.
    Se lo becco in TV o in streaming gli do un'occhiata, mi hai incuriosito!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io adoro i salti temporali tra una visione e l'altra si vede quanto il modo di far cinema è cambiato.

      Elimina
  2. Questo mi è del tutto sconosciuto e non sapevo per niente la storia, e come per tutti gli altri chissà se riuscirò a recuperarlo ;)

    RispondiElimina

Posta un commento