The Guest (2014) Il Terminator Halloween di Adam Wingard
Torniamo alla seconda decade passata del 2000, questo film è un esempio di come una tecnica della settima arte possa influire, e far beneficiare, al tempo stesso una pellicola che risulta carente nella scrittura riproponendo un tema visto e stravisto. Adam Wingard, bene o male lo conosciamo tutti quanti, di strada ne ha fatta abbastanza con il suo manifesto (non scritto) del genere mumblecore sin dal 2010. In questa pellicola si avvale, nella scrittura, del fedele Simon Barrett con cui aveva sviluppato A Horrible Way To Die (2010) & You're Next (2011).
Forte di un budget di cinque milioni di ex presidenti morti gira il film in New Mexico, chiamando alla colonna sonora Steve Moore e presentando il film (successivamente a lavoro ultimato) al beneamato Sundance Festival del 2014 che tanto ama questo tipo di produzioni americane. Tornando a Barrett (lo sceneggiatore) si può notare, dalle sue interviste, come abbia voluto approfondire il tema del nucleo familiare quando viene assalito da un elemento estraneo e distruttivo, ispirandosi allo stile di High Plains Drifter (da noi qui in Italia conosciuto come Lo straniero senza nome) di Clint Eastwood. Come in altre pellicole del buon Simon si può notare il classico personaggio misterioso che nasconde un grosso ed oscuro segreto, oltretutto prendendo spunto da un suo vecchio lavoro, di quando faceva l'investigatore privato, ha potuto elaborare ancora di più quel tipo d'esperienze in fase di scrittura. Parlando del cast, a detta di Wingard l'unico che poteva interpretare l'antagonista era solamente Dan Stevens. Lo stesso Stevens per prepararsi al ruolo ha speso diverse ore nel preparamento fisico così da risultare più credibile. Troviamo anche degli ottimi comprimari: Maika Monrore regge il ruolo di comprimaria (e Scream Queen) grazie alla sua disinvoltura nel genere, ed anche grazie alla sua bellezza australiana intrinseca che non guasta mai, da non scordare poi le prove di Brendan Meyer, Leland Orser e Lance Reddick.Premetto pure che la pellicola non ha beneficiato di un solido parere durante i test screening, dove furono aggiunte ed eliminate più scene prima di giungere al prodotto finale del montaggio. Montaggio certo, perché è qui che entra il valore aggiunto del film (assieme alla regia) di Wingard il quale con ottimi e precisi tagli e passaggi tra climax e colonna sonora riesce nel rendere il film una pellicola meritevole anche solo di una visione. Per molti versi sembra quasi di assistere ad un omaggio sporco/sessuale/divertente delle tipiche caratteristiche presenti nei film giovanili di James Cameron e John Carpenter. Steve Moore oltretutto usa intelligentemente la lezione Carpenteriana di quanto una colonna sonora possa ipnotizzare e tener banco un film, senza bisogno di troppi effetti speciali o stunt, come Halloween insegna (il quale è anche indirettamente citato visto i giorni in cui si svolge la pellcola). Dan Stevens è l'altro punto forte del film che viene fuori piano piano, grazie alla buona caratterizzazione in fase di scrittura e della prova attoriale, che a molti (me compreso) rimanda molto ai personaggi intepretati da Ryan Gosgling e Nicolas Winding Refn. Purtroppo il film a livello narrativo regge nei primi due atti cadendo però nel terzo conclusivo, dove però l'epilogo è ben elaborato con tanto di specchi (e bionda) alla Welles (non so se ci siamo capiti).
Diciamo che durante la visione mi ero concentrata più sull'effettiva bellezza del "guest" che sulla sua malvagità XD
RispondiEliminaperò il "belloccio" è riuscito ad intepretare nel migliore dei modi possibili la parte!
EliminaA me sorprese positivamente, anche se molto è dato dalla bellezza, visiva della tecnica e non solo ;)
RispondiEliminaConcordo Rock Saba e magari me lo rivedro di recente, giusto per rinfrenscarmi!
EliminaNon saprei scegliere tra questo e You're Next, ma forse questo è più compatto e meno sopra ai generi.
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