The VVitch (2015) L'opera prima di Robert Eggers, l'oscura strega nel bosco del New England



Finalmente ci sono riuscito, finalmente ci sono arrivato: circa 7 anni dopo, riesco nel proporvi la mia visione (che fu allora) di questo più che mai rodato e glorificato horror di nuova generazione (non nel contesto in cui è ambientato ovviamente) che porta il nome minimale di The Witch (con il sottitolo più che mai adatto di A New-England Folktale). Il genere che rappresenta è un titolone giù di suo: "period supernatural horror film" che può essere tranquillamente tradotto con Horror sovrannaturale in costume ma io preferisco Horror folkloristico, nulla di più semplice che il classico lupus in fabula delle storie che ci raccontavano quando andavamo a letto da piccoli. Il tutto alla mente dei più potrebbe sembrare un film di matrice prettamente Europea, nel dettaglio puramente Britannica, invece no, è un film americano (ambientato nellastoria, in un regione a confine tra New York e Canada) ed è figlio di quella grande fucina che è il Sundance festival (quando sa esserlo) che ci ha regalato in un colpo solo: l'opera prima di Eggers e il debutto sul grande schermo di quella che oggi è stata nominata (dalla rivista Times) una delle cento persone più influenti nel 2021, sto ovviamente parlando della cara, brava e b(u)ona attrice che porta il nome di Anya Taylor-Joy.


Eggers, nativo New Hampshire, è stato ispirato a scrivere il film dal suo fascino infantile per le streghe e dalle frequenti visite alla Plimoth Plantation (un museo vivente dei pellegrini americani). Dopo aver presentato senza successo film "troppo strani, troppo oscuri", Eggers si rese conto che avrebbe dovuto fare un film più convenzionale: < Se ho intenzione di fare un film di genere, deve essere personale e deve essere buono >. Il team di produzione infatti lavorò a lungo con musei britannici e americani, oltre a consultare esperti sull'agricoltura britannica del XVII secolo. Il set fu costruito nel modo più accurato possibile dal punto di vista storico, tanto da portare un falegname e un carpentiere rispettivamente dalla Virginia e dal Massachusetts per avere la giusta esperienza di costruzione nello stile di quel periodo. A questo si aggiunse anche la fotografia di Jarin Blaschke, seguita solo con luce naturale e al chiuso, l'unica illuminazione erano le candele, come Barry Lyndon insegna. Eggers scelse l'ortografia del titolo del film come "The VVitch" (con due V invece di W), affermando di aver trovato questa scelta in un opuscolo dell'era giacobina sulla stregoneria e in altri testi d'epoca. Linda Muir (costumista) si è unì alla troupe e consultò 35 libri delle serie Clothes of the Common People in Elizabethan e Early Stuart England per pianificare i costumi, che erano realizzati con lana, lino e canapa. Da segnalare anche una troupe di ballerini di Butoh che inscena la congrega delle streghe alla fine del film, creando la propria coreografia. Mark Korven ha scritto la colonna sonora del film, che mirava ad essere "tesa e dissonante" mentre si concentrava sul minimalismo. Eggers ha posto il veto all'uso di qualsiasi strumento elettronico e "non voleva alcuna armonia o melodia tradizionale nella partitura"; così Korven ha scelto di creare musica con strumenti atipici, tra cui il nyckelharpa e il waterphone. Sapeva che al regista piaceva mantenere un certo controllo creativo, quindi si affidava a un gioco libero incentrato sull'improvvisazione.



Il film trascende ovviamente il genere horror tradizionale (del periodo di allora sicuramente, in particolare quello mainstream) ritornando alla vecchia impostazione stilistica delle paure ataviche (quindi di folklore) dell'umanità, che opere come The Wicker Man hanno insegnato (senza contare lo stesso Mario Bava). Il suo impatto non è dato da paure, ma dall'effetto dell'ambiente e della scenografia. Ciò è rappresentato stilisticamente: dall'uso del film di un'illuminazione espressionista, dall'uso di diversi tipi di telecamera per tracciare limiti tematici, dal montaggio impiegato per nascondere l'orrore alla vista principale e dalla dissonanza sonora della colonna sonora che accompagna le scene strumentali. La trama del film ruota attorno a un conflitto psicologico, utilizzando una rappresentazione repressiva e patriarcale della società puritana e dell'oscura e cieca liberazione delle streghe. Il personaggio femminile principale, Thomasin (un battesimo di fuoco eccezionale per Anya), nutre desideri mondani che differiscono da quelli della sua famiglia convenzionalmente cristiana, brama di indipendenza, sessualità, accettazione e potere. Tuttavia, mentre suo padre e il Dio cristiano non riescono a soddisfare i suoi bisogni, Satana invece le parla personalmente, offrendole la soddisfazione terrena. Il conflitto simbolico tra civiltà e natura è presente anche in tutti gli aspetti del film. La famiglia vive accanto a una foresta oscura, un luogo legato alla stregoneria nella loro cultura, che sottolinea il conflitto tra la loro religione civile e patriarcale e il mondo naturale gotico e selvaggio che li circonda. La foresta, così come lo stato di nudità, sono associati alla mostruosità, alla natura selvaggia dove emergono la liberazione e la sessualità proibite. Alla fine del film, la natura trionfa sul suo avversario, con il Black Phillip (un caprone d'antologia) simile al dio Pan che incorna il William armato di ascia in una metafora dell'uomo consumato dalla natura.


The Witch funziona così bene (fa niente se il finale mi è sembrato anti-climatico al fine della storia stessa) perché valorizza l'atmosfera all'esterno e all'interno dei personaggi, coltivando lentamente un pervasivo senso di terrore per i brividi più squallidi e futili. Questo è un film che non verrà mai dimenticato: perchè è riuscito nel riproporre con intelligenza le regole prima della commercializzazione del genere, perchè ha sdoganato in modo intelligente al grande pubblico quello che è il potenziale anche commerciale degli horror di folklore e perchè ci ha regalato Robert Eggers e Anya in un solo colpo....e io Domenica sarò lieto di vcderli nuovamente assieme in The Northman, al cinema dopo tanto tempo.

Commenti

  1. E' uno degli horror recenti che preferisco e all'epoca mi mise un'inquietudine assurda. Un'opera prima come questa non capita a molti registi.

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    1. Eh si Bolla, magia alla prima visione. E stasera tocca a Northman.

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  2. Eggers sa come catturare, ma Anya non scherza.

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    1. Difatti è un binomio artistico che già dal suo debutto, la diceva lunga sulla loro scalinata nel cinema.

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