Arte nel cinema: Melancholia di Lars von Trier

 Ophelia (1851-52) by John Everett Millais


L'Ofelia di Millai è sicuramente il riferimento più comune quando si parla di Lars Von Trier e delle citazione artistiche. L'opera è stata realizzata nel 1851 traendo ispirazione dall'Amleto di Shakespeare, citata palesemente per il manifesto del film, risulta pure una scena che compare anche per alcuni secondi durante tutto il prologo di Melancholia.L'opera è esposta alla Tate Britain di Londra, è considerata uno dei capolavori del movimento preraffaellita. A fare da modella per il dipinto fu Elizabeth Siddal, la cui storia si intreccia fatalmente con quella dell'eroina shakespeariana, una ragazza, a sua volta pittrice e poetessa, posò per ore e ore immersa nell’acqua di una vasca da bagno. Questo le provocò irrimediabili problemi di salute, tanto da indurre il padre a chiedere un risarcimento in denaro a Millais. Questa bellissma donna fu notata anche da Dante Gabriel Rossetti e John Ruskin. Rossetti e la Siddal si innamorarono, ma l’uomo rinviò più volte le nozze per le umili origini dell’amata sottoponendo la giovane ad un forte carico emotivo, che ne accentuò il temperamento malinconico. A segnare definitivamente la stabilità della donna, fu la perdita durante il parto del suo unico figlio. Elizabeth Siddal morì poco tempo dopo a causa di una dosa eccessiva di laudano, che assunse intenzionalmente per provocare il suicidio.

The return of the hunters (1565) by Pieter Bruegel

Durante una delle tante scene strane di Melancholia, Justine entra in una stanza e inizia a vedere alcuni libri d'arte, in uno dei quali possiamo vedere il dipinto di Pieter Bruegel. Il dipinto è parte di una serie incompleta che Bruegel dedicò ai diversi mesi dell’anno. Qui è rappresentato l’inverno al suo culmine intorno a gennaio. Le cronache ci ricordano che il 1565 è stato uno degli anni più freddi della storia. Il titolo rimanda ad alcuni cacciatori, posti nella parte sinistra del quadro, che rientrano al villaggio dopo una battuta con al seguito diversi cani. Stanno passando accanto ad una locanda chiamata, come recita l’insegna, “il cervo”.

Selene (1880) by Albert Aublet


Una bellissima ragazza nobile è stata la modella di Aublet, raffigurata come la dea greca Selene. Selene, nella mitologia ellenica, è la dea della luna, figlia della dea della luce e del dio della luminosità del cielo. Viene descritta come una donna di bellezza incomparabile, che utilizza per illuminare la terra. Nella rappresentazione di Aublet viene raffigurata in tutta la sua leggerezza, con le gambe leggermente accavallate ed i capelli mossi dal vento del mattino che tracciano i confini della luna. Viene rappresentato il momento dell'iincontro con suo fratello Elios, ovvero il momento in cui la luna, che rappresenta la notte, cede il passo giorno, simboleggiato dalla comparsa della luce. È proprio il loro rincorrersi che fa nascere la storia d’amore tra Elios e Selene. La loro unione carnale spiega infatti il fenomeno dell’eclissi, che coinciderebbe con i momenti in cui i due sono soliti consumare il loro amore, rendendo uno dei due astri invisibile poiché sovrapposto all’altro.

Commenti

  1. Gran bel pezzo, per un film che ho amato davvero tanto. Grazie per questa lezione di arte e cinema che arricchisce ancor più di significati una delle pellicole più importanti di Trier.

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    1. Ho adorato la sua trilogia, è sempre interessante cercarne i dettagli perchè risulta essere il frutto di un processo creativo davvero elaborato.

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