Year of the Gun (1991) L'anno del terrore (in Italia) di John Frankenheimer, gli Anni di piombo e il caso Moro attraverso il romanzamento americano

 


Visto che mi trovavo per il sentiero, ho avuto la possibilità di guardare qualcosa di nuovo che trattasse due temi cinematografici a me molto cari, ovvero il cinema anni 90 e Sharon Stone. Destino vuole che il film tratta anche dell’Italia e di un suo periodo molto problematico a livello storico, il tutto ovviamente visto sotto una chiave romanzata e forse poco credibile nel suo pretesto narrativo storico, ma che comunque vede come regista il mitico John Frankenheimer. Il soggetto del film è tratto dal libro omonimo “Year of the Gun” scritto da Michael Mewshaw e pubblicato nel 1984, il tema del libro è incentrato sul caso Moro e gli anni di Piombo in Italia visto in chiave spionistica.La produzione doveva iniziare il 17 aprile 1990, ma fu posticipata all'estate dopo che gli investitori giapponesi del film fornirono solo una frazione dei costi promessi. La produzione fu nuovamente rinviata all'8 ottobre dopo che il dollaro statunitense perse valore nel suo rapporto di cambio con la lira italiana, la valuta con cui i produttori intendevano finanziare i due terzi del progetto, creando così un deficit di bilancio. Di conseguenza, Frankenheimer dovette programmare attentamente le scene e fare attenzione a girare il minor numero possibile di filmati extra per ridurre i costi. Il film fu completato otto giorni prima del previsto e girato principalmente a Roma e agli studi di Cinecittà. Nonostante Frankenheimer volesse girare il film in bianco e nero, dovette rinunciarvi per attirare un pubblico più giovane e aumentare le vendite di home video.

La trama vien da sé: Roma, 1978. Mentre l'Italia sta vivendo il culmine degli anni di piombo, David, un giovane giornalista statunitense che vive nella penisola già qualche anno, sogna di scrivere un romanzo di successo e decide di utilizzare come sfondo per la sua storia gli eventi del terrorismo italiano. Il ragazzo lavora per un piccolo quotidiano italiano in lingua inglese e ha una relazione con Lia, una ragazza romana di buona famiglia. Uno dei suoi migliori amici in città è Italo, un professore universitario vicino alle idee della sinistra; David lo ritiene una persona tranquilla e moderata, quando in realtà l'amico non solo avalla le idee rivoluzionarie delle Brigate Rosse, ma è lui stesso il contatto di un misterioso brigatista, Giovanni. Durante un ricevimento a casa del suo datore di lavoro, Bernier, David conosce la connazionale Alison, una fotoreporter nota per la sua intraprendenza; attraverso alcuni suoi contatti, la ragazza scopre il passato coinvolgimento di David con alcuni terroristi americani, oltre a venire a conoscenza delle sue ambizioni letterarie: convinta che David stia scrivendo un libro sulle Brigate Rosse, e che per farlo si sia messo in contatto con alcuni dei loro membri, gli propone di realizzare il libro insieme, ma David rifiuta per paura che la cosa possa metterlo nei guai. Intanto, dopo uno scambio di vedute con Bernier, David inizia a pensare a un possibile sequestro di Aldo Moro, fautore del compromesso storico, come intreccio per la trama del suo libro.
Prima di tutto, nonostante possa comprendere il punto di vista critico di molti italiani, visto il soggetto che tratta il film e come viene romanzato, per così dire, all'Americana resta comunque un grosso però. Questo però porta il nome di John Frankenheimer, un nome che parla da sé anzi, un regista che non ha mai smesso di saper fare cinema come si deve. Qui, nonostante i problemi di budget che minano quasi a livello televisivo anni 70 la produzione, in questa sua opera "minore" tira su un film spionistico dannatamente solido con dei richiami al classico "Il giorno dello Sciacallo" che vista l’ambientazione non fanno male. La fotografia dai toni autunnali, con scala di marroni e grigio, avvolge magnificamente (nonostante le limitazioni) l'atmosfera del film per la città di Roma, cosi come l'evocativa colonna sonora dai canti gregoriani (bellissima "Per me si va nella città dolente" rivisitazione del terzo canto di Dante nell'Inferno) di Bill Conti fa il suo lavoro. Ottimo il cast: Valeria Golino e Sharon Stone (da qui a poco avrebbe fatto il grande successo) oltre che bellezze naturali sono pure attrici professioniste che rendono credibile una storia, cosi come la prova degli attori John Pankow e Andrew McCarthy. La pellicola si regge benissimo sulle sue gambe e regala anche qualche attimo cinematografico ben riuscito ed evocativo, in particolare il finale è molto ambiguo con il suo richiamo al continuo problema terroristico. Un film da scoprire, senza dubbio

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