I Shot Jesse James (1949) Il codardo (e innamorato) Robert Ford di Samuel Fuller
Il cineasta in questione (oltre che reietto di Holywood) era un portento della settima arte sin dalla opera prima e in questo non si può che dare ragione a Scorsese: - Fuller lo capisce solo chi ama il cinema in quanto tale, e lo ama perché ne conosce i meccanismi. -
Pur essendo stato soprattutto un giornalista e uno scrittore fino al 1949, Fuller sembra aver assimilato, quasi fosse connaturata in lui, l’essenza del mezzo cinematografico. Guardare un’opera di Fuller significa rendersi conto di quello che il cinema può fare quando è sfruttato al massimo e, anche in un film minore (opera prima), costato una miseria e dalla sceneggiatura non brillantissima, Fuller riesce a sfruttare tutto il potenziale di ciò che ha a disposizione. Sono riscontrabili, nell’esordio, anche una modernità e un’audacia fuori del comune, a partire dalla scelta del soggetto e del punto di vista adottato, quello del vigliacco e traditore Ford, odiato da tutti e da tutti abbandonato (ottimamente interpretato da John Ireland) per aver ucciso Jesse James.
In ogni caso, la sua vita è stata un esempio di giustizia poetica che il regista Samuel Fuller è riuscito a catturare nel suo film d'esordio alla regia, dopo una brillante carriera come sceneggiatore. Il regista riesce nel tradurre su schermo il tormento psicologico che il nostro protagonista attraversa, riuscendo a trasmetterlo efficacemente sia attraverso la sceneggiatura che attraverso le sue interpretazioni, in particolare quella di Ireland, che riesce a esprimere in modo impeccabile i sentimenti di impotenza e le emozioni che pervadono la vita del nostro protagonista per tutto il film.
Ma la modernità non è solo nella tematica, è anche nello stile: non si girava in questo modo nel ’49, e sebbene sia stato realizzato come un B movie da uno studio di seconda fascia (tutto in interni), già si nota quella volontà di risvegliare le emozioni dello spettatore che Fuller chiamava “the emotion picture”. Non stupisce quindi che le opere del regista siano poi state un modello per la New Hollywood (ma anche in tempi più recenti, Nemico Pubblico di Michael Mann), così distanti dall’impostazione del cinema classico.
E persino in un film rozzo come questo, il futuro di un grande regista si intravede tra le righe, in sequenze memorabili: come quella della morte di Jesse James, l'incontro con il musicante al saloon, la scena meta-teatrale alla Amleto e ill duello che porrà fine alla vita di Ford. Non si tratta di un esordio folgorante, non si tratta di un capolavoro, perché quelli arriveranno dopo. È la prima testimonianza di un cambiamento che stava prendendo piede nel cinema americano e che ci avrebbe messo anni per essere compiuto. Fuller è stato uno dei principali pionieri di questo cambiamento.
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