Hellraiser III: Hell on Earth (1992) I cenobiti formato anni novanta, l'inferno sulla città di Anthony Hickox
Un po’ all’improvviso, anche se non del tutto visto che è una mia visione primaverile, mi ritrovo qui a parlare del terzo capitolo della saga Hellraiser. La casualità di questa discussione combacia anche con la triste dipartita del regista dietro alla pellicola in questione, sto parlando di Anthony Hickox. Il britannico Hickox era una vera forza (faceva sembrare un budget di 5 milioni come uno da 20) alla fine degli anni '80 a partire da "Waxwork" (1988). Ha realizzato una rapida successione di divertenti film horror tra cui "Sundown: The Vampire in Retreat" (1989), il super pazzo "Waxwork II" (1992), "Hellraiser III" (1992), "Full Eclipse" (1993) e "Warlock II" (1993). Ha continuato con la maggior parte dei lavori direct-to-video, ma ha continuato a lavorare fino alla sua morte. Proveniva da una famiglia con profonde radici cinematografiche. Anche suo padre Douglas era un regista e ha realizzato Theatre of Blood (1973) con Vincent Price e sua madre, Anne, era una nota montatrice cinematografica, vincendo un Oscar per "Lawrence d'Arabia" (1962). Anche suo fratello James è un regista, avendo realizzato "Children of the Corn III" (1995), e anche sua sorella Emma lavora come montatrice.
La premessa del film è l’inverso del secondo capitolo (qui si vede la mano di Tony Randall alla sceneggiatura, nonostante l'abbandono della regia), in pratica cosa sarebbe potuto accadere se le orrende creature cenobite avessero invaso il pianeta (a cui si aggiunge l'approfondimento di Pinhead voluto dallo sceneggiatore Peter Atkins e un breve viaggio temporale che non guasta mai). In questo la pellicolla azzecca quasi tutto, nonostante venga meno il fattore splatter per far posto a quello tipicamente grottesco. Su tutto spiccano la scena del massacro in discoteca e quella della messa nera in cui Bradley da il meglio di sé). Ma il vero problema della pellicola (quella per cui è sempre criticata) è quello di aver standardizzato il franchise per una vena più mainstream (fallimentare con il senno di poi) e aver minato le regole dei due film precedenti avendo spostato l’azione dei cenobiti oltre il loro solito modus operandi. La cosa positiva è che questo film funziona effettivamente anche da solo, serve solo una vaga idea delle storie precedenti; mentre "Hellbound" in realtà ti faceva sentire come se dovessi guardare il primo film prima di vederlo. Quindi, per questo motivo, lo consiglierei a tutti i fan dell'horror e ai principianti. Questo è un film ben scritto, strutturato e recitato che ha la sua giusta dose di tensione, paura e suspense.
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