A Wounded Fawn (2022) Mitologia ellenica mortale



Direi che nelle mie ultime rassegne personali sono incappato in un trittico (a cui dovrei aggiungere pure "Men" di Garland e "Fresh") interessante per il genere horror, queste tre pellicole di cui vi sto parlando sono: "Barbarian", "Censor" e "A Wounded Fawn", quella che evidenzio oggi è l'ultima che ho menzionato, ma che condivide con le altre due un approccio molto anni '70/'80 nel mostrarsi, ma non nel modo di mostrare il contenuto al genere a cui appartiene (diversamente dal classicista Ti West nel suo "X"). Il film è uscito nel 2022, diretto dal regista Travis Stevens, di cui è anche autore della sceneggiatura assieme a Nathan Faudree. Il cast vede presenti come attori e attrici: Sarah Lind, Josh Ruben e Malin Barr.Nella mitologia greca, L'Ira delle Erinni è raffigurata come tre Furie, o dee, decise a vendicarsi contro gli uomini per i loro crimini contro l'umanità (i fan dei videogiochi della saga "God of War" le hanno viste benissimo). Il regista Travis Stevens riapplica questa mitologiae in un ambiente moderno con il suo nuovo folle lavoro. Temi espliciti sulla fragilità e l'aggressività maschile si intrecciano con il potere della femminilità, comodamente nascosti in immagini sorprendenti e vivide che si trovano a metà strada tra realtà e fantasia. Senza contare poi l'arte, che è parte integrande della sceneggiatura nella quale i personaggi fanno parte, sia per lavoro che per modo di vivere.



Questa pellicola (inoltre) è anche una prova come praticamente qualsiasi cosa sembra migliore girata su 16 mm; il tipo di lavoro horror contemporaneo che apprezzo di più: reverenziale del passato ma non dipendente dalla nostalgia, solo un lavoro di genere serio (e strano) chiaramente realizzato da persone a cui "frega niente" dell'eredità del genere e che semplicemente creano nuove idee, dal risultato visivo/sonoro davvero fantastico: in particolare per il sempre amato effetto "cigarette burns" implementato nel girato, assieme pure l'effetto lava delle luci nella fotografia fatta da Ksusha Genenfeld. Il bello è che da una partenza in stile killer misoginistico (Trier mi viene subito in mente) avviene un cambio di prospettiva tra vittima e carnefice alla quale si uniscono derivazioni soprannaturali, grottesche, lisergiche ad eccentuare il tutto.



Il bello di questo film è, come avevo detto, proprio quello di mischiare l'approccio anni '70 degli slasher con il classico stile del "casino truculento in una baita" alla Sam Raimi. Inizia come tanti, ma da un punto in poi prende piede quella deriva lisergica grottesca e onirica che fa spiccare alla pellicola un salto di qualità quasi inaspettato. L'uso poi delle Erinni (Furie per i Romani) mitologiche è un'arma in più, in quanto accanito appassionato della mitologia ellenica ho davvero apprezzato. Come per "Barbarian" anche questo era un film che meritava la visione al cinema e non solo streaming, perchè il comparto sonoro è davvero calibrato ottimamente nella sua resa. Basterebbe solamente il quadro di William-Adolphe Bouguereau chiamato "Il rimorso di Oreste", del 1862, per descrivere questo lavoro di Travis Stevens (a cui poi ha aggiunto delle sue personali visioni macabre per infoltire la storia).



Commenti

  1. Visto al ToHorror due anni fa, adorato dall'inizio alla fine, davvero un film particolare.

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