Beau is afraid (2023) Mamma ho perso l'aereo, formato Ari Aster




Aspettavo al varco Ari Aster quest'anno, dopo due progetti che lo hanno proiettato come astro nascente nel cinema mondiale (e diversi elogi da registi affermati come Carpenter e Scorsese) doveva avvenire la conferma, da parte dei miei gusti, del suo stile e modo di applicarsi alla settima arte. Preso a scatola chiusa (come sempre) sapevo di trovarmi davanti ad un creativo, i suoi precedenti lavori non mi avevano fatto gridare all'istantanea affermazione di "regista preferito" però avevo visto un immenso talento nel mettere in scena le sue storie, nel dettaglio il modo fuori dai canoni di sviscerare temi familiari o di relazione tra gli esseri umani nel modo più strambo e prolisso possibile. Nel genere horror non mi aveva dato nulla di più che un'idea di originalità nella messa in scena e delle sceneggiature che scriveva, qui invece in "Beau ha paura" per sua stessa ammissione il binario seguito è quello della commedia nera e grottesca profusa di dramma. Debbo dire che ho trovato qualcosa di più interessante rispetto ai due primi lavori, tralasciando l'etichetta new age di "elevated horror" alquanto scomoda, dove la scelta dell'evoluzione narrativa riesce nel combaciare abilmente con i personaggi e il dramma familiare raccontato.


Il film era stato sviluppato per qualche tempo da Ari Aster, con un cortometraggio nel 2011 intitolato "Beau", che sarebbe poi servito come base per una sequenza nel lungometraggio, e una bozza della sceneggiatura del 2014 che circolava su Internet. Forte di un budget da 24 milioni e un cast creativo niente male: Joaquin Phoenix, Patti LuPone, Parker Posey, Nathan Lane, Amy Ryan, Stephen McKinley Henderson e Bill Hader il film ha preso il via libera. Il risultato è stato un flop al botteghino, non meritato secondo me, ma comunque comprensibile in cui il regista Aster si è trovato criticato dai più, in particolare per la prolissità del racconto. La trama vien da sé: Beau Wassermann è un uomo che vive da solo in una città completamente invasa da criminali, tossicodipendenti, cadaveri in strada e distruzione. Beau abita in un appartamentino piccolo all'interno di un palazzo fatiscente e ha terrore di coloro che abitano fuori di casa. Va regolarmente da un terapeuta per parlare dei suoi turbamenti, in particolare provocati dal difficile rapporto con sua madre Mona. Un giorno, Beau deve partire per andare a trovare la madre, ma a causa del comportamento disturbante del vicino, si sveglia tardissimo e nella fretta di correre fuori di casa, gli vengono rubate le chiavi e la valigia. L'uomo contatta allora la madre, per informarla che non sarebbe riuscito a raggiungerla quel giorno e da lì cominciano i guai.


Fondamentalmente quello che mi sono trovato davanti è "Eternal Sunshine of The Spotless Mind" rifatto da Wes Anderson con una sceneggiatura di Franz Kafka. O forse Terry Gilliam che dirige "Eraserhead". O David Lynch a capo di "The Truman Show". O forse i fratelli Coen che adattano Il libro di Giobbe per il grande schermo (per non citare Tolkien). In pratica Aster mette a segno un colpo non indifferente, ma nel riportare il messaggio si perde nel protrarsi del protrarsi della propria idea (il conflitto madre e figlio), tre ore non sono per tutti in un film non per tutti come questo. Un occhio e pensiero va al pubblico e non al proprio compiacimento personale artistico. Comunque primo atto (che mi ha ricordato "Arancia Meccanica") e confronto con la madre sono una bellezza, meritano da soli il prezzo del biglietto. Oltretutto l'approccio di tecniche miste tra animazione e girato in presa diretta sono un bel tocco, senza contare il fare teatrale del terzo atto. Forte di un cast che parla da solo, qui Phoenix ha fatto il film con le sue espressioni e comparsate di qualità come il mitico Nathan Lane e la sempre affascinante Parker Posey, la pellicola permette un resa scenica e interpretativa d'alta qualità. Se questo è il passo che Aster sta prendendo prevedo grandi lavori in futuro, solo comunque al netto di non perdersi in virtuosismi personali che minano l'aspetto d'intrattenimento che un film deve avere.

Commenti

  1. Il film più coraggioso e originale della stagione scorsa, in pratica quattro film in uno. E' stato il mio personale "colpo di fulmine"

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