Beau is afraid (2023) Mamma ho perso l'aereo, formato Ari Aster
Il film era stato sviluppato per qualche tempo da Ari Aster, con un cortometraggio nel 2011 intitolato "Beau", che sarebbe poi servito come base per una sequenza nel lungometraggio, e una bozza della sceneggiatura del 2014 che circolava su Internet. Forte di un budget da 24 milioni e un cast creativo niente male: Joaquin Phoenix, Patti LuPone, Parker Posey, Nathan Lane, Amy Ryan, Stephen McKinley Henderson e Bill Hader il film ha preso il via libera. Il risultato è stato un flop al botteghino, non meritato secondo me, ma comunque comprensibile in cui il regista Aster si è trovato criticato dai più, in particolare per la prolissità del racconto. La trama vien da sé: Beau Wassermann è un uomo che vive da solo in una città completamente invasa da criminali, tossicodipendenti, cadaveri in strada e distruzione. Beau abita in un appartamentino piccolo all'interno di un palazzo fatiscente e ha terrore di coloro che abitano fuori di casa. Va regolarmente da un terapeuta per parlare dei suoi turbamenti, in particolare provocati dal difficile rapporto con sua madre Mona. Un giorno, Beau deve partire per andare a trovare la madre, ma a causa del comportamento disturbante del vicino, si sveglia tardissimo e nella fretta di correre fuori di casa, gli vengono rubate le chiavi e la valigia. L'uomo contatta allora la madre, per informarla che non sarebbe riuscito a raggiungerla quel giorno e da lì cominciano i guai.
Fondamentalmente quello che mi sono trovato davanti è "Eternal Sunshine of The Spotless Mind" rifatto da Wes Anderson con una sceneggiatura di Franz Kafka. O forse Terry Gilliam che dirige "Eraserhead". O David Lynch a capo di "The Truman Show". O forse i fratelli Coen che adattano Il libro di Giobbe per il grande schermo (per non citare Tolkien). In pratica Aster mette a segno un colpo non indifferente, ma nel riportare il messaggio si perde nel protrarsi del protrarsi della propria idea (il conflitto madre e figlio), tre ore non sono per tutti in un film non per tutti come questo. Un occhio e pensiero va al pubblico e non al proprio compiacimento personale artistico. Comunque primo atto (che mi ha ricordato "Arancia Meccanica") e confronto con la madre sono una bellezza, meritano da soli il prezzo del biglietto. Oltretutto l'approccio di tecniche miste tra animazione e girato in presa diretta sono un bel tocco, senza contare il fare teatrale del terzo atto. Forte di un cast che parla da solo, qui Phoenix ha fatto il film con le sue espressioni e comparsate di qualità come il mitico Nathan Lane e la sempre affascinante Parker Posey, la pellicola permette un resa scenica e interpretativa d'alta qualità. Se questo è il passo che Aster sta prendendo prevedo grandi lavori in futuro, solo comunque al netto di non perdersi in virtuosismi personali che minano l'aspetto d'intrattenimento che un film deve avere.
Il film più coraggioso e originale della stagione scorsa, in pratica quattro film in uno. E' stato il mio personale "colpo di fulmine"
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