Silence (2016) I gesuiti apostati di Martin Scorsese



Non è la prima volta che la religione incrocia la via di Scorsese, avevo menzionato questo lato del regista già quando ho parlato di “The Last Temptation of Christ” questo tema della ricorrenza delle fede cattolica è una cosa che abbiamo sempre visto. Conscio di questo aspetto, risulta quindi impossibile mettere sotto le classiche etichette un'opera monumentale (e passionale) del genere, non è questione di "mi piace" o "non mi piace , questo film è una cosa che appena la guardi ti rimane dentro, per sempre. Un'opera passionale perché sin da quando Scorsese conobbe il soggetto della storia (durante una capatina da Kurosawa, che l’aveva chiamato nei panni di Van Gogh per “Dreams”), cioè il libro omonimo scritto da Shūsaku Endō pubblicato nel 1966, ne fu così colpito che acquisto i diritti di trasposizione già nel 1990. Il film doveva già essere fatto nel 2009, ma finì irrealizzabile per via di problematiche di produzione (che portarono pure a una disputa legale con Cecchi Gori), ma alla fine tutto partì nel 2014 dopo il successo di “The Wolf of Wall Street”. Il produttore, Irwin Winkler, finanziò il tutto con un budget stimato tra i 40 e 50 milioni in cui la scelta dell’allestimento scenico ricadde su Taiwan visto che i costi erano minori, stessa cosa riguardò pure gli stipendi del cast creativo. La sceneggiatura era già stata elaborata da Scorsese nel 1991, assieme al fidato Jay Cocks, ma venne poi continuamente rivista per almeno 15 anni fino alla stesura finale, la quale fu anche accompagnata dalla confutazione della sua fedeltà al materiale di partenza da Van C. Gessel (traduttore ufficiale del libro di Endō). Inizialmente il cast doveva essere composto da Daniel Day-Lewis, Benicio del Toro e Gabriel García Bernal ma in seguito al rimando della produzione vennero scelti Andrew Garfield, Adam Driver e Liam Neeson, anche Tadanobu Asano sostituì Ken Watanabe.



La trama vien da sé: A Macao, nel 1633 i due giovani gesuiti portoghesi, Sebastião Rodrigues e Francisco Garupe, vengono a sapere, da padre Alessandro Valignano, che il loro confessore, Cristóvão Ferreira, missionario in Giappone, dopo essere stato torturato, ha fatto apostasia e ha abbracciato lo stile di vita giapponese. I due non vogliono credere alla notizia e decidono di mettersi alla ricerca del loro padre spirituale. 
Vi è da dire che i portoghesi furono i primi occidentali ad inserirsi in quel Giappone storico, oltre alle navi mandarono anche qualcosa di ben più fondamentale per comprendere questa pellicola: il Cristianesimo, in una versione veemente ed espansionistica che il cattolicesimo di Santa Romana Chiesa potesse offrire. La nuova religione ebbe subito un forte ascendente sulla popolazione nipponica, i preti occidentali apparirono ai loro occhi come pervasi da un sacro fuoco della dedizione assoluta, il fatto poi che avessero lasciato la loro patria per avventurarsi in quelle terre così lontane li impressionò molto vista la loro poca inclinizzazione al lasciare il Giappone. Il piglio dei Gesuiti assomigliava molto a quello dei guerrieri, ma tutta questa disponibilità aveva anche delle ragioni molto più pratiche: significava maggiore ricchezza attraverso il commercio e maggiore forza militare attraverso le armi da fuoco. Tutto questo a partire dalla seconda metà del 16esimo secolo e proseguì con incredibile rapidità, oltre alla gente comune pure i signori feudali si convertirono, ma fu comunque un effetto limitato visto che nel 1587 venne promulgato un editto che mise al bando i cristiani. Una crisi di rigetto che non tardò a mostrarsi, vista la natura intransigente della fede Cattolica che era l'esatto contrario del Buddhismo, già all'inizio del 1600 il governo centrale Giapponese si convinse della problematica della nuova dottrina così che nel 1611 vennero limitati sia i commerci che la professione della religione cristiana. Tra il 1613 e il 1630 furono uccisi più di 4000 cristiani, tutta questa premessa storica biene riportata con grande intelligenza nella pellicola di Scorsese. I dialoghi, lo svolgersi degli eventi e la natura stessa dei protagonisti riflette in modo naturale il pezzo di storia che rappresenta anche attraverso un certo romanzato e concessione poetica nel finale.






Il talento di Scorsese nel mostrare con oggettività e al contempo con una totale visceralita i fatti qui narrati e solo l'ennesimo e folgorante passo di una carriera che lo ha consacrato il Maestro che è. Messa in scena evocativa tra le scenografie e costumi di Ferretti, non di meno la fotografia di Prieto e poi in particolare il cast: Neeson, Garfield, Ogata, Kubozuka e Asano mettono in scena dei personaggi vivi sulla pellicola, lo stesso per Driver, nonostante il ruolo "minuto" che ha recitato. La religione nei film di Scorsese è sempre stata presente, sin da "Mean Streets", questo è l'ultimo tassello che ne unisce la sua ossessione (più di vent'anni per poterlo girare) e il suo talento. In questa parabola quietamente potente che riesce a insinuarsi sotto le resistenze razionali per penetrare nell'inconscio di chi guarda.



Commenti

  1. Non uno dei suoi migliori, ma buon film, che qualcosa ha da dire e da far vedere.

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  2. Beh sì, indubbiamente ti rimane dentro, nonostante tutto.

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