The Thing (2011) La sagra del rifacimento manomesso, quello di Carpenter era ben altra Cosa
Visto che ho voglia di stare in temi freddi mi è capitato sotto gli occhi una mia vecchia conoscenza, che mi ha lasciato un buon ricordo nonostante tutto e nonostante il peso divistico che si portava dietro alla sua uscita. Il film in questione è "The Thing" del 2011, prequel dell'omonimo film diretto da John Carpenter nel 1982, a sua volta liberamente tratto dal racconto horror-fantascientifico La cosa da un altro mondo (Who Goes There?) del 1938 di John W. Campbell, da cui fu tratto l'omonimo film "La cosa da un altro mondo" nel 1951 diretto da Christian Nyby e, non accreditato, Howard Hawks. Sono esattamente tre anni da quando la Blumhouse ha annunciato la sua versione, con collaborazione stessa di Carpenter (vedremo), quindi era anche ghiusto di parlare di questa insolita mosca bianca all'interno di un panorama che aveva segnato l'horror Hollywoodiano ai suoi minimi storici nel ritrattare classici del passato. La genesi del progetto cominciò da un altro rifacimento riuscito: dopo aver creato il remake di "Dawn of the Dead", i produttori Marc Abraham ed Eric Newman iniziarono a esaminare le proprietà artisticche della Universal Studios per trovare nuovo materiale su cui lavorare. Dopo aver scelto il film "La Cosa" di Carpenter, i due convinsero la Universal a creare una storia d'origini invece di un rifacimento, poiché sentivano che rifare il film di Carpenter sarebbe stato come "dipingere i baffi sulla Monna Lisa".
Il regista olandese Matthijs van Heijningen Jr. fu il primo ad esservi coinvolto nel progetto visto che doveva essere l'artefice del seguito di "Dawn of the Dead", un film sugli zombie ambientato a Las Vegas scritto e prodotto da Zack Snyder, poi diventato "Army of the Dead" nel 2021. Cancellato dallo studio tre mesi prima dell'inizio della produzione, avendo bisogno di ricominciare tutto da capo, chiese al suo agente di vedere se ci fosse un progetto su "La Cosa" in sviluppo, dato che assieme ad "Alien" e era il suo film preferito. Da fan accanito del film di Carpenter, era interessato al progetto perché, essendo lui stesso europeo, si era sempre chiesto cosa fosse successo nel campo norvegese. A questo punto entrò in scena lo sceneggiatore Eric Heisserer, che plasmò la sceneggiatura originale di Ronald D. Moore (in cui si sapeva fin da subito chi fosse l'alieno), che dissezionò letteralmente le informazioni di quanto accaduto nel campo norvegese, così da poterne elaborare uno scritto consono all'operazione, tra le maggiori difficoltà ci furono quelle nella caratterizzazione dei personaggi visto che non dovevano ricalcare quelle del film originale. Heijningen volle personalmente ricreare l'atmosfera del primo film, aggiungendo anche delle parti che richiamasserò anche lo scontro tra scenziati e soldati nel film di Hawks e inoltre suggerì al cast non inglese d'improvvisare le scene nelle loro madre lingua così da poter sviluppare meglio questa sfumatura di barriera linguistice nel film.
Con tutta questa premessa comunque si può dire che ssenzialmente non è un brutto prequel (o rifacimento visto che siamo sul confine), paga pegno su tre aspetti che però non possono essere replicabili: la regia, la fotografia e parte fondamentale gli effetti speciali. Non puoi battere Carpenter, non puoi battere Dean Cundey, non puoi nemmeno giocartela con la CGI in quanto i lavori di Rob Bottin (e Stan Winston) sono irreplicabili per messa in scena e fondamentalmente Marco Beltrami per quanto bravo non può essere artefice di una colonna sonora evocativa quanto quella elaborata dal trio Morricone, Carpenter e Howarth. Cosa resta? Per prima cosa la regia derivativa (ma allo stesso tempo rispettosa dell'idea del film di Carpenter) ma in tono di Matthijs van Heijningen Jr. coadiuvata da una ricerca certosina alla sceneggiatura di Eric Heisserer (che darà il suo meglio in altri lavori come Arrival di Villeneuve).
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