The Conversation (1974) La conversazione, di Francis Ford Coppola



Una conversazione equivoca, tra due amanti, in cui si presagisce forse un omicidio, suscita in Harry Caul, professionista delle intercettazioni, una serie di ravvedimenti sulla propria vita e il proprio mestiere; e la cognizione di potere essere complice e responsabile di un delitto, oppure di scongiurarlo. Ma l’intercettatore, il migliore sulla piazza, scoprirà a sua volta d’essere intercettato, e che esiste un ente imperscrutabile al di sopra di lui che dispone di mezzi inimmaginabili. Questo è l'incipit di uno dei film più  personali del regista Francis Ford Coppola da lui: diretto, sceneggiato e prodotto, realizzato a cavallo tra "Il Padrino" e "Il Padrino parte 2", e proprio per questo motivo, poco conosciuto al grande pubblico. Mi sembrava il miglior film per citare, finalmente, questo gigante su Once e anche perché comincio nel avere una certa voglia di vedermi "Megalopolis" non appena riuscirà a trovare un distributore. Oltretutto compie i suoi bei cinquant'anni senza aver perso smalto.


Un'opera claustrofobica e angosciante, geniale nel costruire la suspense man mano che la storia prende forma, e girata con altrettanto talento da un Coppola ispirato e tecnicamente innovativo (mitica la sequenza iniziale ripresa dall'alto e quella finale stile videocamera di sorveglianza dai richiami Orwelliani del resto precede di dieci anni l'iconico 1984 del libro dell'autore). La carta vincente del film, sta nella magnifica, ossessiva e maniacale interpretazione del grandissimo Gene Hackman, numero uno nel campo delle intercettazioni (e per questo invidiato dai colleghi), solitario per scelta e gelosissimo della propria privacy, che finirà sia per avere una crisi di coscienza quando capirà che il materiale che ha per le mani potrebbe compromettere le vite di una giovane coppia, sia succube della paranoia più totale quando scoprirà di essere a sua volta spiato e controllato dai suoi stessi mandanti.



Un personaggio fantastico ed elaborato in ogni minimo dettaglio, a cui Hackman, con la sua bravura e la sua fisicità, dona una caratterizzazione semplicemente perfetta, naturale, e di un realismo sbalorditivo. Kafkiano/Orwelliano, ma con eleganza e sensualità tutte Coppoliane: accumula tensione durante le lunghe pause, inquieta, seduce, provoca vertigini, terrorizza, ossessiona. Fa riflettere sulla convivenza con la tecnologia moderna: la radio, la televisione, il telefono e poi è indubbio il sottotesto che richiama il caso Watergate che ha tolto Nixon dalla Casa Bianca. Resta un classico della New Holywood, un concentrato di pazzia e paranoia inimitabile (vedere per credere la bellissima scena in cui Harry ascolta e riascolta il nastro della conversazione, che poi sarà riproposta da De Palma in Blow Out) da recuperare assolutamente se non lo si è visto.


Piccole parti per Harrison Ford e Robert Duvall (non accreditato) ma troviamo pure Frederic Forrest, le biondissime Elizabeth MacRae e Teri Garr. John Cazale non ha invece lo spazio che si merita, e la sua ottima interpretazione viene purtroppo messa in ombra da quella del collega protagonista. Le composizioni di David Shire penso siano sublimi dato che si fondono “ossessivamente” con la pellicola e con i suoni all'interno dello stesso film, citazione in merito per l'originale theme del film. Senza contare poi la bellissima fotografia di Bill Butler che rappresenta in pieno il neonato cinema noir degli anni settanta. Nel commento del DVD, Coppola afferma di essere rimasto scioccato nell'apprendere che il film utilizzava le stesse apparecchiature di sorveglianza e intercettazione utilizzate dai membri della C.I.A. Coppola ha affermato che questo è il motivo per cui il film ha ottenuto parte del riconoscimento ricevuto, ma è del tutto casuale. Non solo la sceneggiatura di "The Conversation" fu completata a metà degli anni '60 (prima che l'amministrazione Nixon salisse al potere), ma l'attrezzatura di spionaggio utilizzata nel film fu scoperta attraverso la ricerca e l'utilizzo di consulenti tecnici e non, come molti credevano, da articoli rivelatori di giornali sull’irruzione del Watergate. Oltretutto le riprese del film erano state completate diversi mesi prima che le storie più rivelatrici del Watergate venissero pubblicate sulla stampa. Poiché il film è uscito nelle sale solo pochi mesi prima che Richard Nixon si dimettesse da presidente, Coppola ha ritenuto che il pubblico interpretasse il film come una reazione sia allo scandalo Watergate che alle sue conseguenze.




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