Fellini Satyricon (1969) Roma prima di Cristo e dopo Fellini


Quando Fellini si approccia alla cultura classica Romana il risultato che ne scaturisce fuori è una somma delle due cose che riflette, attraverso messe in scena davvero evocative, l'essere umano contemporaneo in un palinsesto storico. Vedendolo mi è sembrato di ritornare sulle pagine di Svetonio (nonostante il soggetto sia di Petronio) dove descriveva i "mali" dei Cesari. Solo "La montagna sacra" di Jodorowsky si avvicina a tanta bellezza, frammentato narrativamente ma in ogni scena si sente tutto quello che il film vuole trasmettere, partendo dalla poesia (la morte di Eumolpo è tutta da vedere) fino alla sessualità esplicita.




Passando senza soluzione di continuità da un episodio erotico/stravagante all'altro, Fellini ci porta in un viaggio simbolico di sesso e violenza, pieno di immagini e suoni coloratissimi, criticando l'edonismo consumistico della modernità capitalista e offrendo al contempo uno sguardo eccentrico a una delle civiltà più interessanti della storia ovvero quella dell'Impero Romano. Analogamente come al già citato Alejandro Jodorowsky, è una grande gioia vedere che a Fellini siano state concesse tutte le risorse necessarie per realizzare la sua audace e ambiziosa opera surrealista su larga scala, come chiaramente richiedeva. La sceneggiatura dello stesso regista assieme a Bernardino Zapponi, la fotografia di Giuseppe Rotunno, gli effetti speciali di Joseph Natanson e Adriano Pischiutta, le scenografie di Danilo Donati (che ha firmato pure i costumi assieme a Piero Tosi) e Renzo Gronchi, il trucco di Rino Carboni e Luciano Vito e i fine le composizioni musicali di Nino Rota, Ilhan Mimaroglu, Tod Dockstader e Andrew Rudin sono tutte cose che completano la visione Felliniana di questa poetica decadente e barocca



Se si conducesse un esperimento consistente nel sottoporre un modesto intenditore di cinema a questa orgia bellissima e decadentemente disastrosa di aspetti culturali anarchici di Roma (sotto il regno di Nerone), forse il primo nome che gli verrebbe in mente sarebbe Pasolini. Sorprendentemente, non è così. Ancora più sorprendentemente, quest'opera d'arte ribelle e anarchica è uscita prima della Trilogia della vita di Pasolini. La verità è che Satyricon è il punto di svolta per la leggenda che Fellini era già prima che le memorie autobiografiche e la nostalgia invadessero la sua mente con controversi momenti giovanili aggiunti qua e là per ravvivare le sue lettere d'amore alla città che gli ha dato vita e un'identità per sempre. 



Commenti