Throw Down (2004) I judoka della vita di Johnnie To
Interessante il fatto che la miglior scena in quanto poetica, in un film che parla di una disciplina combattimento come il Judo, sia quella in cui due ragazzi e una ragazza che affontano le avversità della vita (a loro modo) liberino un palloncino rosso nell'aria in una notte spensierata.
Il cinema di Johnnie To di sicuro non mi era nuovo, ma questo il offre una poetica tutta sua in cui un giovane artista marziale dopo un declino imposto da sé stessl cerca la rivalsa prima di decadere definitivamente per la malattia che lo affligge. Dedicato ad Akira Kurosawa (citato anche) questo film vive della sua storia, anzi delle sue storie assieme a quella del protagonista in cui la cantante in cerca di fama e il campione in cerca del suo rivale non stonano con la figura del protagonista. Splendida e ricercata la fotografia di Cheng Siu-Keung & To Hung-mo, come lo è anche la colonna sonora di Peter Kam.
Uno dei film più personali del prolifico autore di Hong Kong Johnnie To, è un'emozionante lettera d'amore sia al cinema di Akira Kurosawa sia all'arte e alla filosofia del judo. Tra i locali notturni inondati di luci al neon e le bische degli inferi notturni di Hong Kong, i destini di tre anime erranti: un ex campione di judo che ora sopravvive a malapena come proprietario di un bar (Louis Koo), un giovane combattente (Aaron Kwok) intenzionato a sfidarlo e una cantante (Cherrie Ying) che insegue sogni di celebrità che si scontrano in un'esplosione operistica di dolore umano, ambizione, perseveranza e redenzione.
Il cinema di Hong Kong non è mai convenzionale e questo è un bene: una commedia che flirta con il noir e il film sportivo dal risultato ormai nostalgico e anche memorabile. Il film più romantico e vivificante mai realizzato sull'arte di afferrare un altro uomo per un braccio e dislocarlo facendolo rotolare attraverso un tavolo. Un'opera di amicizia, di ricerca di sogni e di hobby che ti rendono felice, disegnata con musicalità e colore quasi puri e senza parole.
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