Heist (2001) Un colpo grosso di un certo livello


Nomen loquens direbbero i latini, ovvero che la spiegazione è già tutta nel nome. Nonostante non offra nulla di nuovo in quello che è il genere heist movie, la regia/sceneggiatura di David Mamet offre il carisma dell'autore (quanto la sua pignoleria) al filone che contraddistingue queste pellicole, se alla fine dei conti è sempre un "io ti ho fregato anticipatamente" qui viene fatto con una certa caratura.




Un'avventura senza pretese, resa ancora più piccante dai dialoghi taglienti della sceneggiatura. Mamet ama l'infinita interazione tra giochi di prestigio e serietà nell'esecuzione dei suoi personaggi: l'assurda densità di imbrogli nella sceneggiatura richiama alla mente quelle di Ocean's Eleven, ma Heist è incentrato sull'atteggiamento della classe operaia nei confronti di persone antipatiche che eseguono un compito improbabile; forse è stata l'ultima volta che un film come questo ha avuto attori che sembravano davvero il tipo di persone che potevano portare a termine un lavoro del genere.



Il casting è fondamentale ed è quello che può separare questo film da altri cento uguali: Hackman, Delroy Lindo, Sam Rockwell e Danny DeVito (come cattivo ha sempre una marcia in più) sono caratteristi di grande fama e profondità in ogni personaggio e qui lo dimostrano adeguandosi con disinvoltura ai testi di Mamet (che aggiungo si è trovato una gran consorte in Rebecca Pidgeon, che qui fa da femme fatale al tutto con il suo personaggio). Un puro film sul colpo grosso girato con dovizia, non può deludere gli appassionati.




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