Azrael (2024) Un angelo sterminatore in un'apocalisse di peccatori
Azrael o Asriel (in arabo عزرائیل, ʿAzrāʾīl, o 'Ezra'il, in ebraico עֲזַרְאֵל, "colui che Dio aiuta") è il nome utilizzato in alcune tradizioni esoteriche/folkloristiche, in seno alle religioni abramitiche, per indicare l'arcangelo della morte. Se Simon Barrett voleva scrivere una storia generica, ambientata in futuro apocalittico/distopico in cui un'eroina lotta contro i sopravvissuti/setta fanatica per rimanere in vita, in un mondo dominato da sickos/zombi/mostri/demoni ci è riuscito benissimo. Oltretutto un'aggiunta molto gradita all'universo cinematografico dei film "Samara Weaving Coperta di Sangue"
Alla regia non ci sarà Adam Wingard (cosa che forse avrebbe giovato alla produzione qualche tacca in più), ma si può dire che E. L. Katz non lesina sul sangue, la violenza e lo splatter. Perno di tutto il film è la solita Samara Weaving, ormai inconfondibile in ogni genere cinematografico in cui prende parte, che mette carisma anche senza dire una sola parola (ironia per una Scream Queen come lei) per tutto il film (del resto con quegli occhi basta solo uno sguardo) e con una prova assolutamente ferina. Ambientato in un mondo di silenzio, il film si basa sull'atmosfera con dialoghi ridotti al minimo, forti elementi horror, una produzione solida e un sound design ben imbastito che aumenta la tensione. Il conflitto centrale, che contrappone la devozione cieca all'istinto di sopravvivenza, aggiunge profondità, con temi di sacrificio e paura dell'ignoto.
La trama è criptica nel suo essere comunque semplicistica, ma tra immagini e parole ben si comprende la natura apocalittica del mondo in cui i protagonisti fanno parte e che vivono (una terra infernale, infestata di demoni e peccatori), Barrett sacrifica gli spiegoni belli e buoni per la tipica natura da survival horror e questo non dispiace. La svolta finale è un già visto che tutti possono comprendere (Polanski docet), anche senza fiatare una semplice parola.
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