La maschera del demonio (1960) Il bene e il male secondo Mario Bava


Era il 1960 quando Mario Bava uscì nei cinema con "La maschera del demonio", il film di matrice italiana fu anche l'opera prima del regista che entrò nel grande schermo con una pellicola che ha fatto scuola in Italia e nel Mondo per le sue atmosfere cupe e paurose. La sceneggiatura scritta da Ennio De Concini e Mario Serandrei si basa a sua volta dal racconto Vij di Nikolaj Vasil'evič Gogol', alla produzione invece figura Massimo De Rita.


La qualità del girato risiede in una meticolosa cura della messa in scena, in particolare dall'esemplare apparato scenografico di Giorgio Giovannini, oltre che in una storia, sempre gestita con accortezza a dispetto delle numerose svolte e dei parecchi personaggi. Gli stilemi del genere vengono riprodotti con eleganza macabra e assoggettati dentro una storia che non presenta rilevanti cedimenti di ritmo. Regia grandiosa da parte di Mario Bava, che conduce splendide carrellate (mai gratuite) e muove la cinepresa con grande maestria. Non mancano alcuni veri e propri lampi di genio, cosa che si può notare già dal bellissimo incipit iniziale che ne riassiume la potenza evocativa del racconto. L'inizio è un piccolo capolavoro, teso com'è fino alla spasimo, dove non si risparmiano torture e scene forti (come quando la maschera puntuta viene spinta contro la mdp, dando l'impressione allo spettatore di stare per essere torturato). Questa partenza al fulmicotone fa sì che per tutto il film si mantenga una tensione sottile e continua, che inquieta e disturba anche nelle scene più tranquille.


A livello di stilistica ritroviamo diverse assonanze con le storie classiche dei vampiri, ma con sostanziali differenze: nella pellicola di Bava il vampiro è sostituito da una strega, al classico morso al collo si è preferito un bacio e il "vampiro" non viene impalato al cuore bensì all'occhio sinistro. Rimanendo nell'horror di stampo gotico, nel film troviamo tutto quello che la tradizione propone: c'è il castello, la chiesa, cripte, sepolcri, tombe, cimiteri nonchè il bosco e la locanda e volendo ci si possono trovare riferimenti a classici ben più famosi e conosciuti come Frankenstein, Dracula, il dottor Jekill e mister Hyde, il ritratto di Dorian Grey ecc., da qui la scelta del bianco e nero azzeccatissimo nel creare atmosfere lucubri e alquanto suggestive.


La fotografia dello stesso regista è il piatto forte che unita alla saggia regia delineano benissimo i momenti di tensione e mistero, senza scordarsi poi della suggestiva colonna sonora elaborata da Les Baxter e Roberto Nicolosi, che funge ottimamente da esaltatore narrativo durante le scene concedendosi pure delle composizioni molto sentite e classiche durante i momenti di romanticismo. Altro grande supporto è il montaggio a opera di Mario Serandrei che non lascia nulla al caso e non fa pesare l'evoluzione narrativa. Seguono poi i fantastici effetti speciali sempre delle stesso Bava, che godono anche di un fenomenale trucco di Francesco Fredae, senza scordarsi poi i bellissimi costumi elaborati da Tina Loriedo Grani. La recitazione è valida da parte del cast, ma in particolare la bellissima Barbara Steele (ottima nel doppio ruolo che il regista le ha ritagliato), risulta perfetta sia nella parte della malefica Asa che in quella della discendente buona, diventando così la classica dark lady del film horror degli anni sessanta.


Il Bene e il Male secondo Bava, tra sesso e morte, erotismo e macabro, con un acutissimo sguardo a Murnau ("Nosferatu"), Whale ("Frankenstein"), Dreyer (il tema ricorrente delle streghe) e le tragedie shakespiriane di Orson Welles. Un film quindi importante ma che anche dopo 50 sa dire il fatto suo, non stupitevi se molto delle sequenze in questo film sono poi state proposte negli anni a seguire in particolare da citare Tim Burton il quale è il fan numero uno di questa pellicola.

Commenti

  1. I film di Bava vivevano di atmosfere nerissime, ancora oggi davvero evocative... un modo di cinema che purtroppo in Italia si è praticamente perso...

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    1. Lui si sapeva immergerti nelle torbide acque del genere horror, ma lo faceva con eleganza..:)

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  2. A me fanno più paura questi film qua degli horror moderni :D

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    1. Creare un certo clima tra ambientazione e regia non è da tutti. Ma sibrimane anche più affascinati di come il genere era al suonpicco maggiore. Pochi possono vantare una stessa messa in scena. Magari Coppola con il suo Dracula ci arriva ed anche Burton con Sleepy Hollow, ma solo pochi casi purtroppo.

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  3. Questi sono film che sanno far paura: atmosfere, b/n, musiche, certi stili di ripresa, morbosità accennata... molto belli, e questo è un capolavoro^^

    Moz-

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    1. Il bianco e nero se non sbaglio fu scelto apposta comunque resta un film da guardare assolutamente.

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  4. Bellissima la Steele e la fotografia del film è talmente ricca di sfumature che sembra quasi di avere davanti un film a colori. Un capolavoro!

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    1. Le idee sono più ricche di un forte budget, impossibile non innamorarsi di questa pellicola..

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