Vampires (1998) Brutti, sporchi e vampiri pt.2 ovvero il vampirismo in salsa western di John Carpenter

Visto che vi avviciniamo a Ottobre (e anche perchè questa recensione era in cantiere da ben 3 anni), mese che nella mia agenda porta come santo Maestro e patrono un certo John Carpenter, mi sembrava d'obbligo portare avanti la parentesi d'ibridi di genere vampiristico inizata con Near Dark della Bigelow. Siamo negli anni 90, anni che non sempre brillano per la loro originalità però sfruttano la rinnovazione della proposta della commissione tra generi. Nonostante Vampires possa sembrare una riproposta del concetto, già pervenuto con Dal Tramonto all'Alba di Tarantino & Rodriguez due anni prima, non bisogna sottovalutare il modus operandi di basi immancabilmente western del grande Carpenter. Come si può dire che Hill abbia applicato le sue regole action a ogni genere in cui si è applicato lo stesso si può affermare (senza ombra di dubbio) per John. Se con Near Dark ci trovavamo nell'ambito dei particolarissimi anni 80 (di cui hanno frutto la gioventù bruciata di Lost Boys, il classico B-Movie che è Fright Night e il vampirismo elitario di Miriam si sveglia a mezzanotte) qui invece siamo, come già detto, in pieno effetto 90 per di più verso il loro finire e quindi il prodotto è scevro di quelle particolarità che erano topos stilistici della scorsa decade.
Nella storia del cinema questo rimane fino a ora (spero non per sempre) il terz'ultimo film di Carpenter, primo dei suoi che mette le mani nel vampirismo tra le altre cose, nonostante l'apparenza horror a parere dello stesso regista la pellicola è in piena regola un film western nudo e crudo. Il progetto fece anche rimanere John Carpenter come regista, fino ad allora arrivava da una serie di fallimenti critici e finanziari, aveva perso il suo amore per il cinema e pensava di andare in pensione dopo il fallimento di Escape From L.A. perché secondo lui fare cinema: - ha smesso di essere divertente -. Tuttavia, quando a Carpenter fu offerto il lavoro per Vampires, rimase incuriosito dalla promessa di creare un ibrido horror-western, qualcosa che desiderava dagli anni 70. Scese quindi a compromessi con sé stesso: fare un altro film e, se ancora non fosse stato divertente, era il momento di chiudere bottega. Cosa che non successe propriamente visto che il regista sfornò altri due film successivo a questo. Carpenter ammise che evitò come la peste l'immagine Europea/romantica del vampiro, distaccandosi dal classico stereotipo gotico volle invece affrontarli sotto il punto di vista ferino e nella loro violenza d'essere. Ovviamente non fu un percorso facile, già subito prima dell'inizio delle riprese il budget fu ridotto di 2/3, lasciando comunque Carpenter a suo agio visto che nonostante tutto completò il film aggiustando qua e là dove poteva le mancanze di produzione. Ironicamente questa pellicola è tra quelle che è stata tra le più fruttuose al botteghino per il regista.
Quando la Largo Entertainment chiamò John Carpenter per questo progetto, gli diederò due sceneggiature: una di Don Jakoby e un'altra di Dan Mazur. Carpenter dopo averle lette, compreso anche il romanzo (omonimo libro di Steakley). Successivamente Carpenter e l'amico Larry Sulkis crearono una nuova sceneggiatura, prendendo elementi dei soggetti di Jakoby e Mazur, dal romanzo e da alcune delle loro idee. resta comunque il fatto che Carpenter non fu il primo regista in lizza per questo film, inizialmente era Russell Mulcahy, che aveva in mente un'ambientazione futuristica: dove una discreta quantità di popolazione umana era stata trasformata in vampiri, dovei cacciatori di vampirierano gli agenti di polizia, gli stessi cacciatori avrebbero usato gadget e attrezzature futuristiche e i vampiri tramavano il piano di conquistare il mondo trasformando il Papa in uno di loro. Dolph Lundgren (che venne poi anche richiamato da Carpenter, ma per fare il cattivo) avrebbe dovuto interpretare il protagonista Jack Crow mentre Willem Dafoe sarebbe stato Valek. Peril cast inizialmente Carpenter aveva in mente per il ruolo da protagonista (Jack Crow) una sfilza di attori: Clint Eastwood, R. Lee Ermey, Danny Glover, Tommy Lee Jones, Al Pacino, Bill Paxton, Joe Pesci e Kurt Russell. Scelta volle che per interesse dello stesso James Woods (a suo dire non aveva mai fatto un film d'azione) la parte finì a quest'ultimo, nonostante la fama di grande grattacapo come talento lavorò ottimamente con Carpenter prendendosi anche alcune libertà sulla sua parte. Altre scelte furono la  biondissima Sheryl Lee che in quegli anni volava alto per l'effetto Twin Peaks (dove fu vista la prima volta da Carpenter), Daniel Baldwin che prese il ruolo scartato ad Alec Baldwin 8nei 90 loro erano ovunque) e Thomas Ian Griffith che fu scelto direttamente dall moglie di Carpenter, Sandy King.
Nonostante questo possa, per le dovute ragioni, essere reputato come un lavoro minore resta pur sempre il lavoro minore di un cineasta con gli attribuiti quale Carpenter è sempre stato. Il cast lavora bene: Woods giganteggia nella figura del duro, Griffith fa il cattivo ideale Carpenteriano e quella biondona di Sheryl è una draculina che fa sangue. Abbiamo in visione un buonissimo ibrido western-horror, che rivisita la figura del vampirismo in maniera originale, come già tentato in passato da altri autori con risultati non sempre soddisfacenti. Possiamo trovare delle banalità a livello di sceneggiatura, però è la visione d’insieme (colonna sonora pazzesca di Carpenter, trucchi/effetti speciali di Nicotero & Kurtzman e una fotografia crepuscolare di Gary B. Kikkle) a rendere questo film godibilissimo per gli amanti del genere, non manca infatti una buona dose di violenza unita a un’azione dal ritmo serrato. Originale il metodo escogitato per rendere più spettacolari le uccisioni dei vampiri e gli attacchi di questi agli esseri umani, più simili a delle belve sanguinarie che alla classica figura dell'elegante e tenebroso succhiasangue che colpisce nottetempo. Oltretutto Carpenter non si lascia sfuggire la possibilità di sferrare un attacco nei confronti delle istituzioni, questa volta è la chiesa ad essere presa a modello negativo per mostrare gli scopi manipolatori da parte di chi il potere lo detiene. Resta forse un po’ di delusione solo per la seconda parte, molto lineare e priva di quei guizzi di cui il film inizialmente è ricco, ma è l’ennesimo omaggio di Carpenter al western, ovviamente innestato ad altri generi.
(Questa secondo me, gran bionda di Sheryl a parte ovviamente, risulta tra le scene più visceralmente erotiche girate dal maestro e una tra le migliori scene di vampirizzazione che io abbia visto. Forse solo l'erotico barocco gotico di Coppola ci è riuscito, anche lì altra gran bionda che porta il nome di Sadie Frost, ma in quel caso il cineasta aveva ben altri scopi)



Commenti

  1. Uno dei miei film preferiti a tema vampiro. Su una nota più faceta, Alec Baldwin non è mai stato più figo di così.

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    1. I Baldwin negli anni 90 erano ovunque, OVUNQUE! Comunque si, tra gli ibridi di genere toccati dal vampirismo questo resta uno dei miei preferiti.

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  2. Ri-visto di recente e me lo sono goduto tutto ;)

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    1. Oh si, più di una volta ci si fa volentieri un giro con Carpenter!

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