Razorback (1984) Lo squalo dell'outback australiano


Ormai è destino che con cadenza elvetica io mi ritrovi sempre a parlare di produzioni tipiche degli anni 80, in questo caso però non ci troviamo in suolo yankee ma direttamente in suolo australiano. Oltrettuto è facente parte di un genere che io adoro visceralmente: uomo contro natura (che essa sia mitologica, naturale o anche frutto di efferati esperimenti di laboratorio), di cui io ricordo amorevolmente pellicole come Jaws, Anaconda, Spiriti nelle Tenebre, The White Buffalo ed anche Blu Profondo. 
La prima volta che ho avuto a che fare con questa pellicola non era in tempi recenti, mi ritrovai in questo prodotto quando avevo ancora Sky e facevo visioni notturne a caccia di pellicole dal gusto particolare. Il soggetto del film risiede nel libro omonimo scritto da Peter Brennan, ma la sceneggiatura vede la mano di Everett De Roche, sceneggiatore e fido collaboratore di un altro registra australiano di cui avevo già parlato in una pellicola quasi affine a questa, però il regista è un debuttante almeno sul grande schermo: sto parlando di Russell Mulcahy, il cineasta non ha bisogno di presentazioni, inutile citare che è l'autore di Highlander, però qui era alla sua prima lavorazione per il grande schermo dopo anni di storica gavetta dietro la telecamera per video musicali molto famosi. Il film fu girato in gran parte a Broken Hill nel New South Wales e pare sia anche ispirato ad una storia di cronaca nera dove nel 1980 perse la vita un bambino (tale Azaria Chamberlain) a causa di un dingo. Il cinghiale demoniaco fu creato in animatronic da Bob McCarron ed inizialmente il protagonista doveva essere Jeff Bridges ma i produttori alla fine optarono per Gregory Harrison, dato che fu ritenuto più conosciuto.

La trama vien da sè: Jake Cullen fa da babysitter a suo nipote a casa sua nell'entroterra australiano quando un enorme cinghiale, noto come razorback, lo attacca, sfondando la sua casa e portando via suo nipote per divorarlo vivo. Jake, quindi, viene accusato di aver ucciso il bambino ma alla fine viene assolto a causa della mancanza di prove di responsabilità nonostante lo scetticismo con cui viene accolto il suo racconto dei fatti. L'evento distrugge la sua credibilità e reputazione per cui promette vendetta. Due anni dopo, la reporter americana di fauna selvatica Beth Winters si reca nell'entroterra per documentare la caccia alla fauna selvatica australiana trasformata in cibo per animali domestici in una fabbrica in rovina. Beth ottiene filmati di due criminali, Benny Baker e suo fratello Dicko, mentre producono illegalmente questo cibo. I due la inseguono in auto, la raggiungono, e tentano di violentarla. Alla fine sopraggiunge il cinghiale che mette in fuga i due mentre Beth tenta di rifugiarsi nella sua macchina, ma resta qui intrappolata, preda dell'enorme bestia. In assenza di testimoni, la sua scomparsa viene successivamente giudicata un incidente derivante dalla caduta in una miniera abbandonata.
Come potete dedurre sarà poi parte corposa della trama la ricerca del marito sul suolo australian del perchè la moglie sia morta, da qui poi verranno fuori i soliti cliché: la vendetta del marito, il nonno eremita in cerca di vendetta, la novella donzella bionda d'amare, i bifolchi cattivi e varie figure di paesani australiani degni dei migliori film di Walter Hill. Paragonare questo film allo squalo di Spielberg è probabilmente sbagliato, nel valore effettivo che la pellicola può lasciarvi in bocca, però la basi ci son tutte: la regola del mostra poco il mostro così da poter tener in mano il pubblico funziona da manuale. Secondo me però la vera bellezza del film risiede in due fattori molto particolari: fotografia e montaggio, la prima è forse il valore aggiunto del film ed il secondo permette delle ottime transizioni che ottimamente combaciano con il girato. L'apice di questa combinazione è notabile nella scena onirica dell'incubo nel deserto che è degna dei peggior viaggi di Jodo. 


Valori aggiunti la fotografia ed il montaggio certo, perchè gli artefici sono rispettivamente: Dean Semler (contatto da dopo il suo egregio lavoro fatto per Mad Max 2) che da qui a poco vincerà l'Oscar per Balla coi Lupi e William M. Anderson storico montatore dei film di Petwer Weir. Concludendo, Razorback è un buon film di genere. Più che un horror puro è una fiaba con forti connotati horror. Mulcahy, dipinge uno scenario che sfruttando i colori e le suggestioni dell'outback australiano, diventa una sorta di Wake in fright surreale (la caccia notturna ai canguri è una citazione piuttosto palese al controverso film di Kotcheff), dove le scenografie estremamente curate ed una fotografia che predilige molte volte delle tonalità oniriche, sono lo sfondo di una battaglia da incubo in cui incombe questa creatura quasi mitologica e fuori dal mondo (filone cinematografico che io adoro parecchio). E' un film che ha le sue imperfezioni, però nonostante il budget contenuto il risultato è più che dignitoso.


Ultima menzione per la bellissima Arkie Whiteley, bella ragazza affetta da biondismo che purtroppo ci lascerà parecchi anni dopo (prematuramente) a causa di un tumore. Lei nella pellicola interpreta la seconda dama: quella di cui ci s'innamora (ma anche la prima interpretata da Judy Morris non era da meno) per la perdita della prima. Arkie interpreta la bella ricercatricr che fa studi in solitaria (un po' come in Tremors) di cui è impossibile non innamorarsi ed è anche l'ennesima conferma di come in Australia le donne siano in gran parte ottime figure cinematografiche, anche prima di Margot Robbie, Nicole Kidman e Samara Weaving.

Commenti

  1. Ne ho vaghi ricordi, ma io e mio fratello, quando ci vediamo, siamo soliti fare re-watch nostalgici. Me lo appunto!

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    1. Preparatevi ad un cinghiale demoniaco di Spielberghiana memoria.

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  2. Triste la storia dell'attrice, comunque non ho mai visto questo film, però ricordi anch'io amorevolmente i titoli che hai citato ;)

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    1. Ne parlerò appena avrò modo di rivederli. Non è un capitolo chiuso questo dei mostri!

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  3. Non ricordo se in Italia è arrivato.

    Ah Cristian, sono enrico di Prossima Fermata, ho visto avevi commentato l'articolo sulla Disney, ma abbiamo avuto un problema coi commenti ed è sparito il tuo, se ripassi a commentare risponderò volentieri al tuo commento

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    1. In Italia è arrivato e pure doppiato. ;) Niente avevo solo scritto che era impressionante di come la Disney abbia preso tutto. Poi avevo aggiunto che il monotesimo per le produzioni talvolta può essere negativo, ma vedremo. Grazie per la visità di sicuro passerò di nuovo, scrivete molto bene!

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  4. Grande bionda concorso. Felice per il suggerimento arrecato, visto che tu negli anni sei stato frutto di molteplici visioni che io ignoravo.

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