1602 (2003-2004) L'Ucronia Marvel secondo Neil Gaiman

Artisticamente parlando quanto sono affascinati le ucronie? Cioè la sostituzione di avvenimenti immaginarî a quelli reali di un determinato periodo o fatto storico, esse sono frutto di folgoranti idee che portano a dei prodotti con una grande qualità, esempio fra tanti La svastica sul sole (The Man in the High Castle) di Philip K. Dick che possiamo dire che ne sia il manifesto, per chi si approcccia al genere di questi tempi. Ora che abbiamo un'idea immaginate questo concetto portato a un mondo vasto e in forzata continuità come quello dell'universo Marvel, però non immaginadolo come un semplice "What If..." (cosa sarebbe successo se) ma letteralmente come uno stravolgimento della linea temporale dato da una variabile unica. Ho scritto "What If..." perchè questa era inizialmente l'idea del capo (al tempo) Joe Quesada quando chiamò al cospetto della Casa delle Idee il pantagruelico del fantastico Neil Gaiman. La Marvel d'inizio 2000 è quella con cui sono cresciuto, per me risulta la più sperimentale e anche per certi punti di vista quella più coraggiosa nel bene e nel male, quei tempi portarono a molte riletture e creazioni interessanti: Il Punitore di Ennis, gli X-Men di Morrison, gli Ultimates di Millar, Ultimate Spiderman di Bendis e il Peter Parker di Straczynski. In quel preciso periodo ogni concetto venne ribaltato, vennero create nuove strade e anche il limite di certe cose venne spinto fino all'estremo tanto che anche Stan Lee ebbe problemi al riguardo. Fatto sta che tra i tanti colpi di quel periodo venne chiamato Gaiman, che si era allontanato dal fumetto in favore di una carriera da rispettato romanziere.
Gaiman elaborò una storia inaspettata, ma inerente alla sua stilistica: creò un’Europa del 600 in cui spuntavano come funghi mutanti e superumani e strane tempeste macchiano il cielo. Alla risoluzione del mistero sono chiamati Sir Nicholas Fury, capo delle spie reali della regina Elisabetta, e il medico di corte Stephen Strange. L'universo Marvel viene ricontestualizzato a livello narrativo: Matt Murdock è un menestrello/agente segreto, i Fantastici Quattro sono esploratori del Nuovo Mondo e Magneto il capo dispotico dell’Inquisizione in lotta con gli esseri occulti dello spagnolo Carlos Javier. 1602 era un prodotto diverso, quasi cinematografico e molto letterario, qualcosa che poteva essere anche letto non solo dagli appassionati della nona arte (certe raffigurazioni richiamavano Gustave Dorè per esempio). Troviamo topos da fiaba, il pastiche del fantastico (un misto che suona come un album dei Blackmore's Night e con irrefrenabile gusto gotico/barocco/medioevale), molti dialoghi infarciti di sofismi, ma in particolare abbiamo la magia che si insinua nel reale, un senso di mistero che non riusciamo a cogliere. Gaiman mostra un universo Marvel vivo e che è soggetto per la sua stessa espansione ad un'entropia che può minarlo sin dalle basi, per questo l'ucronia a un certo punto diventa una distopia per fatti che non starò qui a bruciarvi, perchè vanno assolutamente letti e assaporati). La fertilità dell'idea generata da Neil però, al di fuori dei suoi volumi, non è meritevole di segnalazione perchè purtroppo si perde nella classica banlità dei seguiti nè carne nè pesce delle pubblicazioni per fare volumi corposi.

Lo stile adottato nel disegno da Andy Kubert è più che mai in sincronia con la visione di Gaiman, tavole disintegrate in vignettine che valorizzano i dialoghi nel loro incidere, ma molto di più è il lavoro del colorista Richard Isanove, che aggiungeva un retino di linee così da far sembrare le pagine delle incisioni. Isanove colorava direttamente le matite, che presero il nome di “matite arricchite”. Qui l’effetto restituisce la sensazione di un quadro dell’età d’oro belga. 1602 è un’opera neo-silver, quel filone teorizzato dallo storico Peter Sanderson: recuperare la Silver Age e aggiornarne le intenzioni così da superare l'età oscura dell'iconoclastia moderna. Guardare al passato, spolverare il positivismo e la classicità della messa in scena. Quello di Gaiman, è un passato che abbraccia e allo stesso tempo teme il futuro, perché se da una parte lo interpreta come promessa di un mondo nuovo, dall’altra vi è un oscuro scrutare per le derive distopiche. Il suo oggi rifugge nell’antico e nell’antico trova tepore e soluzioni per soffocare i tempi oscuri del presente. l’essenza senza tempo di eroi trascendenti. 1602 è un canto d'onore agli eroi Marvel, una conferma di come certi personaggi sono sempre adatti nonostante gli anni e le storie che sono state scritte su di loro. Personagggi abbastanza duttili che possono variare senza perdere la loro ragione d'essere. Che possono essere piegati dallo stile di Neil ma mantenere quella loro originalità che li ha sempre distinti dalla loro creazione per mano dei maestri.
Nonostante un finale che sembra essere più amaro che dolce, visto che ci si affeziona a questo universo (che non dovrebbe esistere) avviene una scelta narrativa quasì inaspettata che conferma la volontà di Gaiman nel preservare ciò che è buono e giusto. Quest'opera ricorda a tutti chi sono i supereroi statunitensi: figli di immigrati, reietti della società, membri di una comunità nuova che accoglie gli oppressi.Mostra come l'America abbia creato una mitologia attraverso una cosa semplice come un fumetto che è pari alla forza creatrice delle leggende Greche e Norrene. Nel fumetto viene messo su carta che sono i supereroi a fare l’America scappando dal vecchio regime Europeo. La speranza guarda sempre al futuro, Gaiman ha sempre dimostrato la potenza narratica all'interno dell'universo, dove nella piccola molteplicità è possibile trovare riposta una speranza. La narrativa è quella che dà al fumetto la possanza, è un campo artistico generato da da tutte le idee del mondo. Queste ci circondano, ci penetrano, mantengono unita tutta la nostra speranza.





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