I giorni dell'ira (1967) L'archetipo del maestro contro il discepolo (a colpi di pistola) secondo Tonino Valerii

Seguendo i sentieri selvaggi del Far West all'italiana instaurato da Sergio Leone, si nota facilmente questa piccola perla, Tonino Valerii segna così il suo secondo lungometraggio, basandosi su una novella di John Baker, scritto assieme a Renzo Genta ed Ernesto Gastaldi ( “Il mio nome è nessuno”, la prima stesura di “C'era una volta in America”). Anche se non si raggiungono gli stessi vertici rappresentativi, Valerii mostra di aver sapientemente rielaborato la lezione del suo maestro Sergio Leone. Ne “I giorni dell'ira”, infatti, regala agli spettatori uno spaghetti-western che non è pura azione e intrattenimento, ma un interessante dramma psicologico che può essere convenzionalmente diviso in due atti e che ruota intorno alle complesse figure dei protagonisti, In questo vi è anche la bellissima idea di formazione e lo scontro tra maestro e allievo.
La trama vien da sé: il giovane Scott lavora come spazzino ma aspetta l'occasione per dimostrare di quale pasta sia veramente fatto. Arriva un pistolero, Talby, che lo prende sotto la sua protezione e gli insegna a maneggiare le armi. Scott si dimostra bravissimo in materia e Talby lo inserisce nella sua banda. Il destino di Scott sembra segnato ma il ragazzo saprà riscattarsi. Il tutto è servito con la solita scolasticità italiana completa di tocco artigiano del genere, nonostante risulti semplice risalta una buona sceneggiatura capace di includere la natura chiusa e provinciale dell'America di un tempo: la regia cruda, semplice e funzionale all'intrattenimento. Piccoli zoom e molti silenzi rendono intensa una narrazione lineare che esplode nelle sue musiche imponenti e nella sua atmosfera sofferente. La storia è una versione popolare della narrativa classica, nel suo raccontare così fermamente un rapporto tra allievo e maestro infarcita di vendetta, con tutti i pregi e difetti del caso
Nonostante vi sia anche della violenza comunque a buon mercato, il film non perde il tema centrale restando ben incastrato nello sviluppo narrativo. Partendo dal cast: non si può che menzionare un gran Cleef sempre ottimo per queste parti cosi ambigue ma sempre di grande effetto, fantastico poi il compianto Gemma che regala uno sviluppo psicologico veramente personale, fuori da ogni banalità e dal grande impatto, seguono poi le ottime interpretazioni di: la bella Christa Linder, Giorgio Gargiullo, José Calvo, Walter Rilla, Al Murdock, Benito Stefanelli che sono tutti ben caratterizzati nell'archetipo west. La colonna sonora di Riz Orolani tiene testa alla pellicola, regalando una OST veramente interessante e con un leitmotiv azzeccato.


Commenti

  1. Che meraviglia e che colonna sonora! ;-) Cheers

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    1. Si rivede sempre con piacere, pensare che negli USA lo scontro maestro/allievo in questo film è stato paragonato a quello di Guerre Stellari.

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