The Thirteenth Floor (1999) Il tredicesimo piano, di Josef Rusnak


Erase and rewind, 'Cause I've been changing my mind (giusto per citare il pezzo dei The Cardigans, a cui fa voce Nina Persson, che il film sfoggia nei titoli di coda). Josef Rusnak regista e sceneggiatore (assieme a Ravel Centeno-Rodriguez) prende un soggetto già trasformato in film, "World on a Wire" del 1973 diretto da Rainer Werner Fassbinder per la televisione e adattato a sua volta dal libro Simulacron-3 del 1964 di Daniel F. Galouye, che attraverso la produzione tedesca e americana dei fratelli Emmerich fornisce uno dei più essenziali tecno-thriller sulla realtà virtuale di fine anni 90, giocandosela con il The Matrix delle sorelle Wachowski e Dark City di Proyas.


Interessante come quel particolare periodo di fine secolo abbia avuto ben tre film dallo stesso piglio (di cui uno è il più ricordato per ovvi motivi che non devo citare), l'approccio rispetto agli altri due è sia meno cyberpunk che gotico horror, scegliendo invece di giocarsi le sue carte in un thriller dalle sfumature che combaciano con il noir della golden age Hollywoodiana (difatti la Los Angeles anni 30 è la copertina di questo approccio). La realtà dei mondi virtuali viene messa in gioco, come anche la tematica delle intelligenze artificiali che prendono vita (e anima?) all'interno di un simulacro, di conseguenza amore e violenza vengono analizzati con le dovute sfumature nella loro libertà e repressione.




Su tutto l'effetto scatole cinesi rende accattivante l'evolversi della trama che porterà ad un'attualità non poi così lontana (a livello temporale) dal periodo in cui scrivo adesso. Buono il cast: Craig Bierko e Armin Mueller-Stahl offrono una triplice sfumatura dei loro personaggi, senza scordarsi la biondissima Gretchen Mol (una che come fascino ha preso sia Woody Allen che i fan della serie Boardwalk Empire) ottima controparte femminile e il solito caratterista Vincent D'Onofrio che offre personalità ambigue che non deludono le aspettative, da citare pure la presenza di Dennis Haysbert come irriducibile detective e uno dei primi ruoli da parte di una certa Alison Lohman. Buona la fotografia di Wedigo von Schultzendorff, come la colonna sonora di Harald Kloser.





Commenti