Bug (2006) La pazzia sotto la pelle (e dentro la mente)


A volte bisogna concordare sul fatto che nella carriera di determinati cineasti avvenga uno spartiacque nel suo modo di fare cinema (vedasi Cronenberg con Spider), per questo sono dello stesso parere con chi afferma che non sembra affatto di vedere un film del vecchio Friedkin, e di come per certi versi ci si ritrovi più dalle parti del Cronenberg che fu e che è: tuttavia questo cambio di registro da parte del controverso regista di capolavori come "Vivere e Morire a Los Angeles", "L'Esorcista" e "Il Braccio Violento della Legge" si è rivelato tutt'altro che un passo falso nella sua carriera.



Con pochi mezzi, una sceneggiatura potente ed un'unica location a disposizione, Friedkin mette in scena un film malato (quasi ai livelli del Polanski d'annata), claustrofobico, altamente disturbante, e sorprendente funzionale nella sua suddivisione in due parti totalmente diverse (la prima è calma, in agguato, ed attenta nel delineare la psicologia dei personaggi; la seconda invece, un'indescrivibile e sanguinoso concentrato di delirio, paura e paranoia che spiazza ed inquieta lo spettatore minuto per minuto). Punto e basta, nient'altro da dire. Un dramma/thriller/horror teso, angosciante, mai noioso, con un gran finale e un duo di interpreti pazzi semplicemente perfetto. Da recuperare.


Gran parte del merito va a uno script ricco di situazioni limite, capaci di immergere lo spettatore in un tunnel di follia senza limiti. Stupendo Michael Shannon, che nella carriera si prenderà tranquillamente questi ruoli sulle spalle vuoi per la professionalità che per il metodo d’impersonificazione in questi personaggi al limite del malato e dalla presenza scenica ambigua. D’altro canto anche la bella (e bravissima) Ashley Judd dimostra ancora la capacità di riuscire nell’essere un’attrice a tutto campo, nonostante sia sempre stata relegata ai margini delle produzioni hollywoodiane.


Questo film nasce non a caso in un periodo in cui si discuteva di alcuni argomenti medici tipo la "Sindrome della guerra del Golfo" e di "Morgellons". Infatti la storia della protagonista Agnes potrebbe essere ispirata dalle reali vicende di Mary Leitao. Il regista sceglie uno dei più tipici sintomi della paranoia ossia la "Parassitosi allucinatoria", in questo il soggetto dell’opera teatrale di Tracy Letts ben si sposa con il modo di fare di Friedkin in cui poi troverà il massimo culmine con “Killer Joe”. Fanno da contorno per finire le ottime composizioni di Brian Tyler che incorniciano questa folle storia di pazzia e paranoia.

Commenti

  1. Incredibile come poi nel giro di un'altra pellicola abbia perfezionato lo stile e adattato Tracy Letts al meglio. Billy era Billy non per niente.

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