Saint Maud (2019) Il ritratto di una santa o di una pazza, una novella Caterina da Siena




La regista britannica Rose Glass scrive e dirige una pellicola di stampo thriller/psicologico, con tutti i crismi, ricercando pure una certa scelta stilistica delle riprese che si fa sentire in tutta la sua ricerca in determinate inquadrature.



Ottime le parti puramente umane che svelano le miserie di una certa dottrina di pensiero che tende all'immolazione ingiustificata (novelle Giovanne d'Arco) di stampo martire, non male pure le derivazioni mistiche (quelle ali). Di base è un confronto tra una ragazza dannamente sola (incapace pure di povare godimento nel puro e semplice atto sessuale) con una malata terminale, le sfumature sono varie come pure le intepretazioni di tale lettura. Morfydd Clark (la Galadriel nella serie "Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere" di Amazon) si mangia l'interpretazione in tutti gli aspetti, non male pure la prova di Jennifer Ehle.



Ossessione e possessione sono due facce della stessa medaglia: la malattia si manifesta fisicamente e mentalmente, ma viene da chiedersi quanto si può soffrire senza perdere la fede, la sanità mentale e la vita? il film d'esordio di Rose Glass crea sapientemente suspense e tensione, il tutto conduce verso un finale indimenticabilmente scioccante che si imprime nella memoria, una stigmate per l'ippocampo. Un incrocio sottile ma empio tra "First Reformed" e "The Exorcist", il teso e tremolante "Saint Maud" di Rose Glass trasmuta la crisi spirituale di una giovane donna segnata gravemente nella mente e nello spirito in una storia malata così raffinata che gli amanti del genere potrebbero avere la sensazione di vivere un'esperienza religiosa.

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