Snake Eyes (1998) Omicidio in diretta

La ventiquattresima pellicola di Brian De Palma chiude la sua avventura cinematografica durata negli anni novanta nel 1998, il film è prodotto dalla Paramount e dalla Touchstone Pictures e vede alla sceneggiatura De Palma stesso in combinazione con David Koepp (amato per Carlito's Way e Spider-Man e tanti altri film). Alla colonna sonora troviamo un intrigante Ryuichi Sakamoto che ben alterna la sua colonna sonora al ritmo narrativo sottolineando i momento di tensione con quelli leggeri. Stephen H. Burum supporta ottimamente con una bella fotografia molto nitida che ben definisce le scenografie di Anne Pritchard e mai esagerati gli effetti speciali di Gary Elmendorf. Menzione d'onore per lo splendido montaggio di Bill Pankow che mette in mostra tutta la ricercatezza della storia di De Palma.

Il cast è ben elaborato: la coppia protagonista è molto carismatica e brava nel immedesimarsi nella dualità dei loro personaggi oltretutto Nicolas Cage e Gary Sinise funzionano molto bene, Carla Gugino mette in mostra sia fascino che innocenza nella sua prestazione recitativa risultando molto credibile, non male pure il resto dei caratteristi iniziando con Joel Fabiani e John Heard senza scordarsi poi per Stan Shaw e Kevin Dunn ed infine Michael Rispoli, Luis Guzmán, David Anthony Higgins e Jayne Heitmeyer.

Parlando di Omicidio in diretta (in originale Snake Eyes), si può efinire come un'opera che presenta molte evoluzioni intraprese del cinema moderno. I primi 12 minuti sono da incorniciare sia per il saggio uso della steady-cam (utilizzando un falso piano sequenza in stile Nodo alla gola di Alfred Hitchcock) che per una messa in scena ricercata che mette in mostra (celatamente) tutti gli indizi dell'assassinio. Come in Blow Out il protagonista risolve il tutto grazie all'aspetto tecnico della tecnologia (in questo caso le telecamere) dato che per farlo, utilizza strumenti tecnologici come estensioni della propria vista/udito. Ogni frame contiene un grado più o meno decisivo di occultamento della trama reale. L’ampio movimento iniziale ci presenta una serie di segni che nascondo qualcosa, segnali cifrati da decifrare in seguito. La macchina da presa esalta il campo diegetico (e non) in attesa di un’attribuzione retrospettiva di significato alle immagini mostrate allo spettatore.


Nello sviluppo della trama poi vengono ottimamente introdotti sia il flashback che il finto flashback (mutuato dal maestro Hitchcock) così da poter mettere in scena, dal punto di vista diegetico, una simulazione di verità e non la verità stessa Il Deus ex machina della soluzione dell'enigma è rappresentato da un grosso dirigibile meccanico sul quale è montato un sistema di telecamere e sulla cui superficie è disegnato l’occhio proveniente da Il falso specchio di Magritte (metafora voluta del regista visto il significato del quadro). Quindi solo attraverso lo sguardo immateriale del dirigibile si può stabilire la verità. La ricostruzione è ulteriormente incentivata dallo split-screen che sintetizza informazioni, deduzioni e che fonde ottimamente stupendamente sia regia che montaggio.


Il tema del doppio, è qui usato in maniera superficiale, una struttura estetica che porta al classico depalmiano: Kevin è esattamente quello che Ricky Santoro (Nicholas Cage) vorrebbe essere. Interessante poi, il personaggio di Julia (Carla Gugino), mora che si presenta con un’abbondante parrucca bionda, è un un rimando al binomio Gloria/Holly di Body Double. Più decisamente sentiti e interessanti i temi del complottismo/terrorismo e della manipolabilità dell'informazione nell'epoca moderna.



Inoltre vi è da notare la critica feroce di De Palma al mondo del gioco d'azzardo e dei casinò cosa non nascosta e mai celata. Inizialmente l’intero complesso casinò-hotel del Powell Millennium avrebbe dovuto essere spazzato via da un biblico acquazzone, capace di annientare un’umanità reietta sull’orlo dell’autodistruzione come fosse un secondo diluvio universale. Le reazioni negative degli spettatori ai primi screening, però, avrebbero convinto la produzione a chiedere una sostituzione della sequenza. Il regista decise quindi di attenuare l’ansia millenaristica ricorrendo ad un finale dove l’ordine viene ristabilito, con finale agrodolce. Da notare poi, l'ulteriore messaggio finale del film introdotto con una lentissima zoomata in avanti dove il campo si restringe progressivamente fino a individuare un pilone di cemento del nuovo casinò in costruzione, dal quale fa capolino il monile di una dei complici di Dunne, freddata proprio dal militare. Il nuovo tempio del capitale si costruisce letteralmente sui cadaveri.



Commenti

  1. A parte che mi piace il tuo stile, le foto e tutto il resto, ricordo questo bel film, forse uno dei migliori di Cage e un film davvero appassionante ;)

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    1. Si è fatto molto bene...poi io stravedo per De Palma e i suoi virtuosismi...:)

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