Sunshine (2007) 2057: Missione nello spazio
Danny Boyle nel 2007 sbarca sul grande schermo con il suo settimo lungometraggio, un film fantascientifico sontuoso nella forma ma non perfetto nella trama per motivazioni che spiegherò in seguito. Boyle si ritrovò per le mani questo progetto successivamente alla mancata realizzazione su un film chiamato 3000 Degrees, un progetto della Warner Bros, incentrato sull'incendio che nel 1999 distrusse una fabbrica di salsa Worcester in Massachusetts. Boyle ricevette la sceneggiatura di Garland (con cui aveva già lavorato in The Bleach e 28 Giorni Dopo) e ne fu subito colpito tanto da proporla alla Fox, la casa di produzione tenendo conto del successo mancato del remake di Solaris decise di deviarla alla Searchlight (con la quale Boyle aveva gia lavorato) che arrivò al costo di produzione di 40 milioni di dollari grazie al supporto della Ingenious Film Partners.
Boyle e Garland lavorarono ininterrottamente per tre anni (e tre mesi) tra la stesura definita della sceneggiatura e successivamente per la produzione ed il montaggio degli effetti speciali senza contare la durata delle riprese. Il regista ebbe modo di aver piena libertà artistica al prodotto, cosa che si nota visto il risultato, ma purtroppo portò lo stesso Boyle ad ammettere di non voler più rivisitare il genere fantascientifico visto che reputo l'esperienza fin troppo massacrante ma anche costruttiva in vista di progetti futuri.
Da notare sin da subito la ricercatezza attuata per la messa in scena credibile del lungometraggio: furono chiamati tecnici e specialisti NASA e il fisico Brian Cox per permettere un utilizzo credibile a livello tecnologico ed una prova attoriale professionale al contesto nella messa in scena filmica, il cast fu scelto in modo democratico comprendendo varie etnie così da risultare più adatto alla supposizione che tra cinquant'anni (il film è ambientato nel 2057) sia America che Cina fossero quelli avanzati nel viaggio spaziale.
Garland dal canto suo per la stesura della sceneggiatura partì dall'idea in cui il futuro dell'umanità ricadesse sulle spalle di una sola persona, ambientandolo in un'epoca non troppo lontana sia per motivazioni riguardo l'empatia degli spettatori con le tematiche odierne e sia per utilizzare tecnologia all'avanguardia per la quale vari consulenti scientifici, teorici del futuro e produttori di strumentazioni tecnologiche vennero consultati per meglio delineare una strumentazione realistica.
Regista e sceneggiatore presero spunto per la storia (nella lavorazione furono considerati più di 35 idee possibili per lo svolgimento della vicenda) essenzialmente da due fonti: per Garland fu la morte termica dell'universo ed invece per Boyle risultò fondamentale la divulgazione scientifica Breve storia di (quasi) tutto di Bill Bryson. Boyle e Garland poi scelsero (ottimamente) di eliminare qualsivoglia elemento romantico (una scena di sesso tra i personaggi di Murphy e la Byrne fu scartata) visto che poteva risultare "imbarazzante" per il contenuto della storia da raccontare così come la presenza d'ironia.
Regista e sceneggiatore presero spunto per la storia (nella lavorazione furono considerati più di 35 idee possibili per lo svolgimento della vicenda) essenzialmente da due fonti: per Garland fu la morte termica dell'universo ed invece per Boyle risultò fondamentale la divulgazione scientifica Breve storia di (quasi) tutto di Bill Bryson. Boyle e Garland poi scelsero (ottimamente) di eliminare qualsivoglia elemento romantico (una scena di sesso tra i personaggi di Murphy e la Byrne fu scartata) visto che poteva risultare "imbarazzante" per il contenuto della storia da raccontare così come la presenza d'ironia.
Il risultato è una pellicola con le carte in regola per risultare un classico della fantascienza del 2000 dove tutti gli elementi sono stati ottimamente calibrati e proposti allo spettatore. Partendo inanzitutto dalla figura del Sole, che viene rappresentato come un elemento divino (ma anche nemico/vittima) dei protagonisti visto che ad ogni frame in cui compare risulta un Titano dall'imponenza galattica e dal severo sguardo che tutte vede e giudica (vedasi la scena in cui si vede Mercurio). Il cast (o per meglio dire l'equipaggio) è perfetto quanto quello di Alien, variegato e caratterizzato nelle giusti inclinazioni della personalità umana senza mai essere troppo fuori dalla righe e senza mai ricadere nela maccchiettistico.
In conclusione assistiamo ad un'odissea visionaria con una grazia, stupore e un impatto visivo che richiama un 2001: Odissea nello Spazio per il nuovo millennio con echi del rozzo equipaggio industriale da Alien, l'ecologia de 2002: la seconda odissea, e la sbrogliata sanità mentale di Dark Star.
Sinceramente non ricordo questo film, l'avrò sicuramente visto ma se non ricordo granché probabilmente vorrà dire che non rimase impresso, comunque bella riscoperta ;)
RispondiEliminaÈ un bel film veramente realizzato, peccato per la svolta di trama verso il finale che è stata troppo straniante.
EliminaNon male come film anche se non è il Danny Boyle che preferisco. Mark Strong ha un personaggio troppo fanatico e il finale è un pò eccessivo a mio parere. Murphy qui non mi è piaciuto, l'ho percepito come una "stonatura". Non so sia il personaggio in sè o la recitazione.
RispondiEliminaMa l'attenzione alla messa in scena, la fotografia sono buone , qui mi trovi d'accordo.