Prime Cut (1972) Il boia, la vittima e l'assassino

Gli anni 70 in America sono sempre stati reazionari per quanto riguarda il cinema (e non) si passava da produzioni esemplari e controcorrente, rispetto ai canoni di Hollywood, a prodotti molto particolari seppur non brillanti, Prime Cut non sfugge a questa prassi. Film diretto dal regista Michael Brunswick Ritchie (qui al suo terzo film) che si farà conoscere poi con film puramente comici e dediti a satira sociale, entra nella produzione di Joe Wizan (che diventerà poi direttore della 20th Century Fox) sotto la sceneggiatura di Robert Dillon (Waking the Dead e French Connection II). Il film al tempo fu reputato molto controverso visto che trattava di prostituzione delle donne in modo molto diretto e per il rapporto omosessuale tra due fratelli. La trama di fatto non risplende certo per l'originalità: Il truce Nick Devlin riceve da Jake, il capo del racket di Chicago, l'incarico di riscuotere un pagamento scaduto di Mary Ann, proprietario di un mattatoio nel Kansas. Quando Devlin parte in viaggio verso ovest per recuperare i soldi di Jake, si scontra con il "re del bestiame" e i suoi scagnozzi, coinvolti in un complesso giro di droga e di sfruttamento della prostituzione.
La pellicola si presenta come un normalissimo thriller criminale in cui a farla da padroni non sono di certo personaggi senza macchia, l'ambientazione si svolge prettamente nella classica ambientazione del Kansas dove vasti campi di girasole e un cielo azzurrino dominano la scena. La regia è attenta sin dal primissimo incipit nel mattatoio che mostra le varie fasi della macellazione con cura fino al richiamo ad Hitchcock con l'inseguimento assassino della mietitrebbiatrice (probabilmente la migliore scena del lungometraggio), senza parlare poi della breve contaminazione in stile western dell'approccio dei personaggi al contesto narrativo e senza scordarsi le immancabili sparatorie. A discapito di una sceneggiatura molto poco accattivante, il film regala delle eplosioni interessanti per i temi controversi citati prima: la prostituzione è disarmante per come viene mostrata dove le ragazze vengono vendute come dei veri e propri pezzi di carne all'ingrosso trattate alla stregua di bestiame ed il particolarissino rapporto tra i due fratelli antagonisti del protagonista riflette una particolare ambiguità nelle poche fasi in cui viene messa in mostra.
Tecnicamente il film gode di una nitidissima fotografia ad opera di Gene Polito che mostra tutta la sua bellezza nei vasti paesaggi di quel particolare pezzo d'America, alla colonna sonora poi troviamo un mostro sacro come Lalo Schifrin che si concede pure delle derivazioni country in determinate scene che ben si adattano allo scenario in cui si svolge la storia. Ma il vero punto forte del film sono tre ben distinti attori: Lee Marvin nei panni del gangster gentiluomo è adatto sin dal primo minuto in cui compare con quell'aria pacata ma incazzosa nei momenti giusti, Gene Hackman regala uno dei suoi tanti cattivi ben caratterizzati un bifolco di successo dalla dubbia morale (e sessualità) con un temperamento spocchioso e violento ed infine troviamo lei, una bellissima (ripeto bellissima) Sissy Spacek che al suo debutto cinematografico non si risparmia nelle scene di nudo e mostra sin da subito la sua bravura alla recitazione (da li a poco sarà infatti chiamata prima da Robert Altman e poi da De Palma) rendendo un personaggio stereotipato come il suo un fascino ben distinto e che ben risalta in contrapposizione a quelli citati prima nella sua innocenza primordiale.
Il film alla fine non è nulla di che anzi potrebbe ambire al titolo di B-movie di lusso, vi è molto di già visto, ma per determinati aspetti si lascia guardare sia per i temi trattati, che non sono poi così banali e per una durata contenuta che non ricade nella problematica di disperdersi nello sviluppo della storia (nonostante la sceneggiatura). Ma come detto prima sono quei determinati attori ad alzare il livello della produzione oltre comunque al valido rapporto tecnico tra qualità del girato e messa in scena dei mezzi.

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