The Hunger (1983) Miriam si sveglia a mezzanotte ovvero l'opera prima di Tony Scott, il vampirismo Neo-Noir anni 80

Tornando indietro negli anni 80, continuando il filone del genere vampiristico ibrido, attraverso varie grande menti sia dall'approccio più classico che a quello più originale, era inevitabile finire a parlare del grande Tony (questa recensione era in cantiere da tre anni). Tony Scott appartiene a una classe, una scuola di pensiero e ancora più una generazione di registi sbocciata negli anni 80, legata all''idea di cinema di genere che ha fatto da basi della "Serie B contemporanea" il proprio stile. Se trovate in un film figure che si muovono in controluce, rallenty tagliati da luci fredde e suoni elettronici costanti tutti assieme, sapete che quell'action o quel thriller è degli anni 80. Un cineasta che spicca tra i miei preferiti in assoluto, a discapito di tanta gente che ha sempre relegato i suoi lavori a semplici americanate senza arte e né parte, ancora più di suo fratello (Ridley) è stato un esemplare più unico che raro e mi sembrava giusto cominciare a narrarvi di lui con questo suo film, la sua opera prima. Questa pellicola uscì due anni dopo il libro (che ebbe due seguiti, mai adattati per il grande o piccolo schermo) da cui è stata tratta, l'autore Whitley Striber arrivava da un altro particolarissimo libro (da cui sarà tratto un altro bellissimo film) per il genere del licantropismo, che porta il nome di Wolfen. Il produttore (che amava così tanto il soggetto che ne acquistò i diritti anche prima del suo completamento) inizialmente voleva Alan Parker come regista, anche Ridley fù in lizza ma abbandonò appena seppe della presenza di David Bowie, ma successivamente lo stesso Parker consigliò Tony Scott come direttore per il film.


Tony al timone del progetto fece tante cose: volle girare l'intero film a New York City ma dovette alla fine accontentarsi di Londra a causa del budget, dedicò il film a suo fratello maggiore Frank Scott come Ridley fece con Blade Runner, mise nell'incipit della pellicola i Bahaus che scoprì giusto qualche sera prima in un nightclub, adottò assieme al direttore della fotografia Stephen Goldblatt uno stile ispirato alle fotografia di Irving Penn, declinò l'offerta di Howard Blake di avere Hans Zimmer nella colonna sonora (ironicamente i due lavorarono poi più di una volta in seguito) e forse come cosa più importante volle Willem Dafoe in una comparsata (assieme a anche John Pankow col quale due anni dopo prenderà parte a Vivevere em orire a Los Angeles di Friedkin) che fu la base della sua carriera. Non si può comunque parlare di questo film senza parlare anche di uno dei suoi protagonisti, David Bowie. Talmente preso dalla parte che per alcune scene spese notte insonni cantando canzoni punk sotto i ponti di Londra, senza citare poi anche il lavoro della costumista Milena Canonero che un giorno scomparì dalla produzione per andare direttamente a Roma con l'intento di prendere un costume per Bowie. Il film è stato presentato a Cannes al suo 36° festival, suscitando un polverone per le scene di sesso che alal fin fine furono fatte con un body double da Catherine Deneuve, diventando immediamente un cult.
Il risultato finale di Miriam si sveglia a mezzanotte (questo il titolo italiano), per quanto mi riguarda, è una pellicola che affronta la tematica del vampirismo distanziandosi da quelli che sono i classici cliché del genere, non vediamo infatti le classiche aristocratiche sanguisughe cacciare innocenti fanciulle per poi ritirarsi belli sazi a dormire in una bara. In questa pellicola i vampiri sono creature terribilmente sole (un po' come il Nosferatu di Herzog), la vita eterna non è un dono ma una maledizione, perché condanna alla solitudine eterna (e alla fame onnipresente, da qui il titolo The Hunger appunto), poiché tutto con il tempo si estingue, anche quello che è considerato un sentimento immortale come l'amore, se ne accorgerà l'amante della vampira, quando inizierà a vedere il suo corpo deteriorarsi terribilmente (un invecchiamento ispirato al ritratto di Dorian Gray realizzato da Martin Guttenridge) senza aver nessuna possibilità di arrestare ciò. L'invecchiamento improvviso, la relativa caduta nello sconforto, la consapevolezza di non poter adempiere a quella promessa d'amore eterno, la paura della morte per lui, quella di una vita ancora più appartata per lei alla quale si può compensare solo con la ricerca di un nuovo amante con questo elenco abbiamo elencato le basi narrative/simboliche su questa disamina dei vampiri del libro/film. Oltrettuo la scena dove si solge tale invecchiamento, Invecchiammo di cent'anni e accadde in un'ora soltanto per citare Anna Achmatova, troviamo un Dr. Schrader che è molto probabilmente ispirato da Paul Schrader, che preparò il terreno per horror/thriller oscuri in stile neo-noir con Cat People degli anni precedenti, che includeva una canzone di David Bowie. Ironicamente i film nel tempo furono scambiati l'uno per l'altro viste le assonanze creative.

Abbiamo un elegante horror neo-noir formato anni 80 diretto da Tony Scott, qui più che mai simile a Ridley in Blade Runner dato che certi fotogrammi sono identici, ispirato da una lettura moderna del vampirismo. Dove una coppia di succhiasangue (ultracentenari, lei 600, lui 300) ultraglamour (sembrano usciti da Vogue, uno del team creativo infatti veniva da lì) composta da Catherine Deneuve e David Bowie in cerca di cibo durante le notti newyorkesi. La pellicola si polarizza su un romanticismo decadente incorniciato da ambienti in eterna penombra e su un violento senso di solitudine. Scott a cui verrà contestato nel seguito della sua carriera di eccedere in ostentazioni virtuose (che drammi!) sfodera una prima parte davvero eccellente, in cui è proprio questa sregolata tendenza ad affascinare mediante un montaggio (del resto proveniva da una scarosante gavetta nel mondo dei videoclip) che tocca il culmine durante la sequenza d'apertura, alternando in modo frenetico l'uccisione di due vittime con la splendida "Bela Lugosi is dead "dei Bauhaus. Di certo il regista calca la mano in qualche occasione:colombe e drappi svolazzanti,musiche straordinarie ma onnipresenti si fan carico di un surplus creativo sonoro invadente. Alcune lentezze e una certa approssimazione ravvisabile nella seconda parte sono innegabili, ma la pellicola seduce con il suo erotismo raffinato sospeso tra eros e thanatos. Questo film in un solo colpo ci ha dato tre cose: il Tony Scott regista nel mondo della settima arte, un altro bellissimo ibrido per il genere del vampirismo e sotto sotto il debutto di Willem Dafoe.


Commenti

  1. Non è invecchiato benissimo, almeno a parer mio, ma è di sicuro ancora molto affascinante, grazie anche agli interpreti, elegantissimi e sensuali.

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    1. Non ho capito perchè il commento era stato messo come spam. Comunque impossibile non rimanere allibiti dalla bellezza estetica di tutto il film e comunque anche Bowie non è invecchiato benissimo nella pellicola! Da quanto ho letto il set fu galeotto per Susan e Bowie.

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