Los otros (2001) La magione infestata dagli spettri di Alejandro Amenábar, il film gotico spagnolo per eccellenza degli anni 2000

La fine degli anni Novanta e l'inizio dell'anno duemila ci ha regalato una bellissima spolverata dei generi cinematografici, questo grazie anche al supporto del rinnovato vigore del genere in Europa, tra cui spiccano senza dubbio le scuole francesi e spagnole con la loro corposa New Wave. Oltretutto molto parlare faceva il genere sovrannaturale, anzi, vendeva che era una bellezza al botteghino (come oggi anche ieri) questo grazie anche al successo del "Sesto Senso" di Night. Non poteva sfuggire alle ri-visioni personali questa pellicola conosciuta con il nome di "The Others", il regista è una di quelle personalità che si è fatto da solo la strada fino a Hollywood partendo dalla Spagna, Alejandro Amenábar non ha bisogno di tante presentazioni, la sua filmografia prima di questo lavoro vantava ottime pellicole: Tesis (debutto cinematografico) e Apres los Ojos (rifatto dagli americani con Vanilla Sky) sono stati il suo punto di partenza per la definitiva consacrazione a livello mondiale, che è arrivata con il successo di questa pellicola (più di 200 milioni d'incasso mondiale).Altra variabile da tener presente in questa pellicola è Nicole Kidman (che gli valse una nomination ai Golden Globe). che all'inizio del duemila era praticamente inarrestabile, dopo il battesimo d'autore avuto con Eyes Wide Shut di Kubrick, le porte per lei erano sempre aperte visto l'immenso talento di cui è sempre artefice nei suoi lavori, sia da quelli più intimisti fino alla roba commercialissima. Il film ha una genesi precisa: dopo aver visto il secondo film di Amenábar, Abre los ojos, l'attore americano Tom Cruise ne rimase talmente affascinato che decise di farne una versione americana. Cruise, voleva sfruttare le capacità del regista e gli propose di dirigere l'adattamento intitolato Vanilla Sky, ma rifiutò categoricamente. Quando gli venne in mente il progetto di The Others, Cruise acquistò i diritti e Amenábar acconsentì a lasciare che Cruise e i fratelli Weinstein della Miramax producessero il suo film. Con una sola condizione: girare in Spagna con la sua squadra. 5 Le location scelte per le riprese Las Fraguas, in Cantabria, e Madrid.
La trama vien da sé: Isola di Jersey, 1945, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Grace Stewart vive da sola in un'enorme casa coi due figli, Anne e Nicholas, i quali soffrono di una malattia che non permette loro di esporsi alla luce del giorno senza gravi conseguenze per la loro salute. Dopo la partenza del marito Charles per la guerra, Grace vive quindi isolata e al buio in modo da proteggere i due bambini dalla luce e dai postumi della guerra, creando rigide regole tra le quali "nessuna porta deve essere aperta prima che l'ultima sia stata chiusa”: ciò ha però causato un rapporto molto teso tra lei e i figli. Dopo l'arrivo di tre domestici, una vecchia governante di nome Bertha Mills, l'ancor più anziano giardiniere Edmund Tuttle e una giovane cameriera muta chiamata Lydia, iniziano a verificarsi strani avvenimenti nella casa e Grace inizia a credere che possano esserci degli intrusi. Togliendo ogni dubbio, questa è "la" storia di fantasmi cinematografica dei primi due decenni del XXI secolo. Amenabar scrive e dirige muovendosi con abilità in un territorio sospeso tra Henry James e Shyamalan, dal primo recuperando soprattutto la centralità assoluta della magione e dal secondo l'abilità nel "colpo di mano" con il ribaltamento di prospettiva finale, trasformando questi spunti in una scrittura e in uno stile con idee proprie e personali, dando al suo film un'identità forte, memorabile e che tra l'altro ha il grosso merito di rendere molto divertente, nel senso di piacevole, anche una seconda visione, cosa non scontata in questo tipo di film. Amenabar costruisce la sua storia legandola indissolubilmente attorno alla Casa, che è il personaggio protagonista del film a tutti gli effetti, tanto scenograficamente che narrativamente anche perché nella casa i due aspetti confluiscono l'uno nell'altro senza linee di demarcazione. La scenografia come parte fondamentale per l'evoluzione degli eventi, per la costruzione dell'atmosfera, per la caratterizzazione dei personaggi, serve per circondare, inquietante e protettiva, il centro di una scrittura solida ed efficace, esaltata e in parte resa possibile dalla Magione-Attrice (al contrario ad esempio di un "Crimson Peak" di Del Toro, dove è letteralmente la scenografia, lo stile visivo, a raccontare una storia che invece è debole a livello di sceneggiatura e racconto).
La magione viene mostrata come simbolo di appartenenza, di possesso, custode di legami incancellabili, sospesi; ma anche dimora di oscurità, buia, angosciante, oppressiva, un contenitore di dolore e misteri. In questo ambiente, splendidamente fotografato da Javier Aguirresarobe, si muovono i personaggi, capitanati da una bravissima Nicole Kidman (che fa il verso alla Grace Kelly di Alfred Hitchcock). L'ombra avvolge gran parte del film, ogni piccolo suono fuori campo, ogni scelta di ripresa con la quale il regista sfrutta l'ambientazione contribuisce nel creare un'atmosfera avvolgente aiutata da un crescendo appassionante gestito molto bene, fino al drammatico climax risolutivo e al bellissimo finale, dopo aver sparso indizi e intuizioni per tutto il film (e per tutta la casa). Ci sono molti momenti riusciti, le scene della rivelazione soprannaturale sono il cardine del film nel suo climax, di cui una è molto classica (molto vecchi racconti horror) quasi in stile Mario Bava e l'altra è più di stampo moderno e tecnico, vedere per credere. Amenabar (che compone anche le musiche, come un novello John Carpenter) dirige un ottimo film sotto tutti i punti di vista, registico, visivo, narrativo, un gioiello del thriller/horror drammatico che ha meritato di imporsi come classico degli anni '00. Ha fatto non poca scuola, e non mi stupisce.

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