Revenge (2017) W(oman) for Vendetta, la New Wave francese applicata al genere rape and revenge

 


Nonostante la dilatazione dei miei tempi di visione, finalmente, ci sono riuscito nel mettere tra le mie visioni quell'interessantissimo prodotto della New Wave francese, uscito nel 2017, che porta il nome di Revenge. Nonostante il titolo mi rievoca un film di Tony Scott, il genere è ben lungi dalla reminiscenza di quella pellicola da me citata, difatti è facente parte del filone rape and revenge, un sottogenere dell'exploitation che ha come suo capostipite quel particolare "I Spit on your Grave" uscito nel lontano 1978 ad opera di Meir Zarchi. Inutile stare qui a spiegarvi quanto questo connubio della nuova generazione francese con i generi sia per me fonte di gran soddisfazione, visto che dall'inizio del 2000 ci ha regalato così tante perle che hanno rinvigorito soggetti incartapecoriti/stagionati dalla stasi produttiva americana. Coralie Fargeat (la cineasta del film) si è ispirata a realizzare un film di vendetta sulla scia di Mad Max o Rambo, senza aver mai visto I Spit On Your Grave. Fargeat dichiarò al tempo: - Volevo portare questa storia fuori dal genere horror. Non volevo che Jen urlasse e soffrisse per tutto il film, cercando di sopravvivere. Volevo che andasse da qualche altra parte e si trasformasse in un personaggio tosto. -, tra le altre ispirazioni di Fargeat è stato il film Duel di Steven Spielberg perché riusciva a generare tensione usando pochi elementi: un'auto, un camion e basta.

Revenge è stato girato in una location marocchina (nel periodo invernale), scelta per l'aspetto anonimo e isolato del suo deserto. Disse Fargeat: < Dovevamo trovare la villa, il deserto e l'acqua nello stesso paese. Mi piaceva l'idea di non essere in grado di riconoscere esattamente dove si trova il deserto, per creare la sensazione che i personaggi del film siano totalmente soli >. Nel primo atto del film la Fargeat ha descritto che: < Jen è vista attraverso lo sguardo maschile, questo per la resa dell'immagine affascinante e polarizzante della Lolita. Jen può essere vuota e stupida e un oggetto del desiderio se vuole, ma per questo non dovrebbe portare a un'aggressione sessuale. Sento il bisogno di renderlo visivamente importante. Prima di essere violentata, le è stato detto che è colpa sua, che ha creato lei la situazione. Volevo affrontare la violenza psicologica e verbale nei suoi confronti - lo stupro è simbolico del modo in cui è considerata e trattata. >. La trama vien da sé: Jen è una socialite americana che ha una relazione segreta con il milionario francese Richard. I due volano nell'appartata casa di Richard nel mezzo del deserto per un weekend insieme prima della sua annuale gita di caccia con gli amici Stan e Dimitri. Prima di entrare in casa, il pilota dell'elicottero di Richard le cede un peyote come regalo. Tuttavia, Stan e Dimitri arrivano un giorno in anticipo, deludendo Richard, che sperava di mantenere segreta Jen. Mentre i tre uomini e Jen trascorrono una notte a bere e ballare, Jen nasconde il peyote nella sua collana per Richard. La mattina dopo, mentre Richard è via, Stan cerca di convincere Jen a fare sesso con lui, affermando di essere stato provocato da lei la sera prima. Quando lei rifiuta, Stan la stupra mentre Dimitri assiste alla scena senza intervenire. Richard ritorna, rimprovera Stan, e offre a Jen una grossa somma di denaro per dimenticare l'incidente. Lei non ci sta e vuole tornare a casa a tutti i costi, ma Richard si rifiuta. Allora Jen minaccia di rivelare la natura della loro relazione alla moglie di Richard, il quale la schiaffeggia. Jen scappa nel deserto mentre i tre uomini la inseguono e riescono ad accerchiarla di fronte a un burrone. Richard finge di chiamare il suo pilota per portare a casa Jen, ma poi la spinge all'improvviso dal burrone, facendola cadere sopra un albero rinsecchito che la trafigge. I tre uomini, credendola morta, si allontanano e decidono di continuare il loro viaggio di caccia come se nulla fosse accaduto.
Inutile stare qui nell'imbastire come la semplicità dei mezzi e la costruzione di tre atti ben definiti di trasformazione (violenta) di un personaggio possano beneficare all'intero prodotto. In primis dovrei citare la bellissima fotografia ad opera di Robrecht Heyvaert, galvanizzante e molto moderna nell'approccio che sfrutta benissimo la saturazione dei colori a favore della dinamicità alla regia da parte della Fargeat, monumentali la scena dell'incubo da Peyote e il piano sequenza prima dello scontro finale. Altra menzione va fatta per la colonna sonora (alla Bronson) composta da Robin Coudert, che picchia quando deve con fare allucinato ma anche perdendosi in melodie dal retrogusto Carpenteriano. In particolare, voglio fare i complimenti all'italiana Matilda Lutz (mia coetanea) nel ruolo della protagonista, il suo modo di cambiare il personaggio è davvero ammirabile e mai sopra le righe, da ammaliatrice (bella è senza dubbio) passando per vittima e infine carnefice, chiude il cerchio perfettamente nel suo ruolo. Mi è piaciuta la location (è stato girato d'inverno in Marocco), quella specie di deserto con quella casa particolare e ultramoderna in mezzo; mi è piaciuta la fotografia per i particolari colori che riesce a sprigionare e certe trovate di regia. Il realismo non è un corretto criterio di valutazione per un film del genere che si impernia sul grottesco, il parossismo, l'esagerazione. La novità è l'ironia di uno splatter tutto al femminile, la protagonista parte da una posizione di oggetto del desiderio e arriva all'autodeterminazione di sé e del proprio potere, ovviando alla retorica del femminismo, io l'ho trovato divertente e geniale.
Questo è un pulp-movie eccessivo e sopra le righe (chi critica le secchiate di sangue, critiche anche Tarantino), con più di un punto in comune con The Woman, eppure accomunato da una visione tutta al femminile del mondo e dei rapporti con l’«altra metà dell’inferno»: l’universo maschile. Ho adorato infinitamente la scena della guarigione, che è presa pari passo da quella fatta in Rambo 3, ma anche la vastità del deserto solitario e pericoloso alla Mad Max e in particolare non aver fatto troppo peso alla scena di stupro (scelta della regista) in sé così da non snaturare l'escalation violenta. Immancabile poi un montaggio che regge tutto il film, senza mai perdersi nelle classiche divagazioni oniriche alla Refn, ma andando dritto al massacro. Come sempre la New Wave francese si è dimostrata all'altezza della rivisitazione nella quale era stata chiamata.

Commenti

  1. Un gran film, con una Matilda fantastica, e in tutti i sensi.

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    1. Senza dubbio Rock Saba, è stata magistrale nel ruolo! Ti auguro un buon fine anno!

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