House on Haunted Hill (1999) Il canto del cigno del genere horror anni 90, Il mistero della casa sulla collina di William Malone

 

Io mi ritengo un grande appassionato di gialli gotici a tinte horror, si può dire che io adoro opere che hanno come soggetto di partenza: un manipolo di persone misteriose accomunate da non si sa ben cosa, rinchiuse in un singolo luogo isolato e che perdono la vita l’una dopo l’altra per cause inspiegabili ma che possibilmente avranno una soluzione alla fine della pellicola. Ecco, di questo piccolo manifesto di regole posso dirvi che “Dieci Piccoli Indiani” di Agatha Christie (libro del 1939) e “La casa dei fantasmi” di William Castle (film del 1958) ne sono i rappresentati qualitativi più simbolici e d’ispirazione che la letteratura e il cinema abbiano avuto nella loro storia. Chiarito questo punto si aggiunge un’altra questione, io sono un ragazzo cresciuto nei novante oltretutto appassionato di horror fino al midollo e quindi era immancabile che “Il mistero della casa sulla collina” del 1999 diretto da William Malone sia una delle mie piccole chicche con cui sono cresciuto, è uno degli ultimi film che hanno chiuso la decade e quindi trattiene dentro di sé tutto quello che il genere horror (commerciale) era stato fino a quel punto (nel bene e nel male). Stiamo anche parlando di un rifacimento, visto che è la versione ammodernata del film di William Castle, che aveva tra i protagonisti il grande Vincent Price. Questa versione anni 90 del film fu la prima produzione della appena formatasi Dark Castle Entertainment, che vede tra i propri fondatori nomi del calibro di Joel Silver e Robert Zemeckis, conoscendo questi due ben si sa che risultato poteva uscirne in quel periodo. Silver e Zemeckis avevano già discusso nel 1997 l’idea di fare un rifacimento del classico firmato da William Castle, chiamarono quindi la figlia del regista come co-produttrice e proposero la direzione del film a William Malone (che si era fatto le ossa a livello televisivo nelle serie televisive horror “Freddy’s Nightmare” e “Tales From The Crypt”) il quale scrisse la sceneggiatura assieme a Dick Beebe. Il cast vide poi la chiamata di Geoffrey Rush, Taye Diggs, Ali Larter, Famke Jansen, Chris Kattan, Peter Gallagher, Bridgette Wilson, Jeffrey Combs e James Marsters. Il film fu un successo, con un budget dei 19 milioni di dollari ne tirarono su ben oltre la quarantina solo nel mercato americano.



La trama vien da sé: Los Angeles, 1999. Il bizzarro miliardario Stephen H. Price, proprietario di una catena di parchi divertimento e amante degli scherzi pesanti, è in pessimi rapporti con la cinica moglie Evelyn Stockard, interessata solo al denaro del marito. In un documentario televisivo, Evelyn apprende dell'esistenza di un ex manicomio, dove il dottor Richard B. Vannacutt effettuava sui pazienti esperimenti grotteschi e spesso fatali; l'istituto fu abbandonato nel 1931, quando i pazienti si ribellarono provocando un vasto incendio, dal quale nessuno ebbe scampo a causa del meccanismo di chiusura delle porte azionato da Vannacutt. Affascinata dalla storia, Evelyn decide di festeggiare il proprio compleanno nell'ex manicomio e incarica Price di affittare l'edificio e di mandare gli inviti; il marito tuttavia decide di divertirsi alle sue spalle modificando la lista degli invitati con degli sconosciuti scelti a caso e montando dei paurosi effetti speciali nell'ex manicomio. La sera della festa i quattro ignari invitati (Sara, Eddie, Melissa e Donald) si ritrovano al manicomio insieme alla disorientata Evelyn e al proprietario dell'edificio Watson Pritchett. A spiegare cosa sia successo arriva Price il quale, per evitare che la serata si concluda subito e che gli ospiti se ne vadano irritati, offre un milione di dollari a chiunque passi la notte nell'edificio e ne esca vivo al mattino seguente. Ma in quel frangente si aziona il meccanismo automatico di chiusura delle porte, ancora funzionante dopo quasi settant'anni, che costringe tutti (volenti o nolenti) ad accettare l'offerta. Mentre Price è sorpreso di scoprire che il trucco non è stato azionato dal suo assistente, incaricato di far scattare gli effetti speciali, gli invitati si avventurano negli enormi sotterranei alla ricerca del comando per riaprire le porte.


Questo rifacimento è proprio figlio dei suoi anni, sin da quando ci vengono mostrati i personaggi invitati alla mortale competizione (con “Sweet Dreams” di Marilyn Manson a palla) e senza parlare dell’inizio in stile mockumentary dove viene presentata la natura demoniaca della casa infestata. Come nel film originale la vicenda coinvolge persone invitate ad una festa in una casa stregata, a cui viene offerto un premio in denaro. In entrambi i film, come del resto in molti del genere horror, un ruolo centrale è svolto dalla casa infestata. La classica villa in stile vittoriano, però, viene qui sostituita da un imponente manicomio, le cui forme sono ispirate all'architettura nazista e in particolare alle creazioni di Albert Speer, architetto personale di Hitler. Anche le pratiche mediche illegali utilizzate sui malcapitati pazienti furono basate sugli esperimenti condotti dai nazisti sugli esseri umani, e lo stesso dottor Vannacut è uno scienziato pazzo ricalcato sulla figura di Josef Mengele. Anche in questo film trova spazio (soprattutto nella prima metà) una certa ambiguità sulla natura degli avvenimenti (forse davvero paranormali o forse causati dai rancori e dalla sete di denaro degli invitati); tuttavia nel film del 1959 questa ambiguità rimane fino all'ultimo, mentre in quello del 1999 è inequivocabilmente risolta nella seconda metà del film, dove non può sussistere alcun dubbio sul reale coinvolgimento degli "spiriti" negli omicidi. Gli effetti speciali del film furono realizzati da Gregory Nicotero e Robert Kurtzman, con aggiunte di trucco da parte di Dick Smith (alla sua ultima partecipazione cinematografica). La massa tentacolare degli spiriti che infestano la casa, che appare nel finale, è stata realizzata in grafica computerizzata dalla KNB Effects per mezzo della CGI; è ispirata alle illustrazioni dei romanzi di H. P. Lovecraft e richiama le macchie di Rorschach che si usano in psichiatria.

Inutile dire che il film è una grandiosa gomma da masticare in stile "Batman" di Joel Schumacher che si unisce al voler essere, allo stesso tempo, una grande attrazione dei divertimenti (in questo caso orrori) stile parco Disney (del resto anche "Beverly Hills Cop" di Landis aveva quella voglia scenica). In questa scelta stilistica vi troviamo tutte le cose che hanno reso i film horror degli anni 90 famosi, nonostante la computer grafica non abbia tenuto era comunque al passo con i tempi e credibile ancora oggi (come nel "Deep Rising" di Stephen Sommers). Menzione d'onore è per il cast della pellicola, che è davvero un simposio di attori e attrici che hanno in quegli anni (e anche quelli d'inizio 2000) detto la loro: Rush che gigiona diabolicamente nei panni di un personaggio ispirato allo stesso Vincent Price non ha pezzo, Famke Jansenn nel ruolo della stronza letale ci è nata, si aggiungono poi Ali Larter e Bridgette Wilson che sono da sempre state le mie quote bionde preferite. L'influsso di Zemeckis alla produzione lo si sente per tutto film, che nonostante la mancata originalità (di base) si distreggia tra l'horror classico, la commedia nera e il thriller in modo molto divertente e particolare cosa che ha sempre riflettuto gli anni 90 in tutta la loro vivacità.

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