Deconstructing Harry (1997) Harry a pezzi, il miglior Woody Allen degli anni 90
( - Io sono una vittima almeno quanto te...perché secondo te farm-farmi fare un pompino da-da una tettona di 26 anni è una cosa che mi fa piacere? - )
Molto più di un omaggio al maestro svedese, bensì una geniale idea per dipingere un ennesimo alter ego visto dal lato del male, un uomo la cui vita è "nichilismo, cinismo, sarcasmo e orgasmo", disilluso, erotomane, impulsivo, depresso e alienato. Una sagra di malinconie e prati verdi, cieli grigi e camiciole, vecchi amori e tormenti, sarcasmi e delusioni, metafore spicciole e dialoghi acuminati, disprezzo per la vita e acredine misantropico, ridondanza verbosa e scossoni al montaggio, la summa grandiosa di una poetica e di un linguaggio personale e intimo. Sono innumerevoli le battute che Harry tira fuori (e non starò qui nel doverle elencare) come anche le situazioni che vengono messe in scena. Il tutto è completato da un cast di prima mano: Kirstie Alley, Billy Crystal, Judy Davis, Bob Balaban, Elisabetta Shue, Demi Moore, Robin Williams, Eric Bogosian, Mariel Hemingway.
L'idea del melodramma borghese contemporaneo, incapace di reggersi da sola, ritrova dentro “Harry a pezzi” tutto quello che può rendere Woody Allen un grande autore, a partire dal protagonista, con la sua comica ed unica maniera di vedere con nonchalance il tradimento. Se solitamente nei film del regista ci si ritrovava inchiodati ad un'unica storiella qua non solo siamo di fronte ad un racconto frammentato, decostruito, che unisce finzione e realtà e che ragiona su sé stesso attraverso una linea surrealista che sappiamo essere propria dell'autore, ma abbiamo a disposizione più racconti (o gag), ognuno dei quali genuino, irriverente e geniale. Finalmente ci troviamo di fronte ad un film che riesce ad ottenere il massimo dal proprio tipo di cinema e dal proprio tipo di commedia romantica, un capolavoro che riflette sulla propria arte, non lasciandosi ammaliare dalla mera prosa.
Commenti
Posta un commento