The Addiction (1995) Vampiri a New York, il vampirismo secondo Abel Ferrara
- Sproul ha detto che non siamo peccatori perché pecchiamo, ma pecchiamo perché siamo peccatori. In termini più accessibili, non siamo malvagi perché facciamo del male, ma facciamo del male perché siamo malvagi. -
A distanza di molto tempo, da quando ho aperto Once su blogger, mi è sembrato strano, spulciando in giro nelle visioni, che non abbia trovato un lavoro di quel pazzo di Abel Ferrara tra le mie file. Detto fatto quindi, risulta immancabile nel buon appassionato che si rispetti della settima arte la presenza di questo pazzo regista. Quello che portò oggi è probabilmente una delle più belle variazioni del vampirismo mai fatte per il cinema, una variazione del tema perché introduce tematiche filosofiche unite ad una sceneggiatura davvero originale e molto anni 90 (riferito al sottobosco del cinema indipendente).Partendo sin dal titolo quasi nichilista (The Addiction) del film si può ben capire quale sia il fulcro della questione che viene sviscerata dal fedele Nichola St. John (al secolo Nicola Oliverio), braccio destro di Ferrara e sceneggiatore di una buona parte dei suoi film. La dipendenza (The Addiction adattato in italiano) quindi, come un eroinomane dalla droga e quindi, nei vampiri, direttamente al sangue costituendo di per sé la metafora del male e del peccato. Bisogna anche dire che il film tratta anche la vita dello stesso Ferrara, essendo stato un eroinomane anche lui, alla quale ha aggiunto il travaglio della redenzione cattolica alla quale la stessa protagonista va incontro, accettando Dio per poi rinascere.
Ma in questa lettura della pellicola si possono aggiungere molte cose: il decadimento dei valori morali (tema caro al regista), la paura dell’AIDS, la crisi d’identità moderna, il disagio storico/politico e il timore del collasso socioeconomico. Come potete ben vedere non ci si stupisce che sia uno dei lavori più ambiziosi di Abel, che partendo dal classico film sui succhiasangue vi ricama diversi livelli di comprensione e attualità nei suoi livelli di lettura. Viene da paragonarlo a un Godard politico in salsa horror, dove si mescola cinema di genere e riflessione filosofico/cinematografica nel tentativo di comprendere l'inafferrabile natura del male (in questo il bellissimo monologo finale di Annabella Sciorra è il culmine). Un male pervasivo, che è condanna ma è anche e soprattutto dipendenza: non ne possono fare a meno i vampiri come non potevano farne a meno i nazisti o quelli statunitensi in Vietnam: perché intrinseco a loro. La riflessione più interessante del film, a cui si aggiunge un bianco e nero che dona espressività e che incastona qua e là qualche splendida inquadratura.
La regia di Ferrara è adatta al caso: sperimentale, cruda ma sempre viva, potente ed evocativa (l’nquadratura finale, il massacro alla festa etc.) piena di idee e inventiva. Che non fa mancare neanche l’aspetto Scorsesiano nel ritrarre New York, seppure invasa da insaziabili vampiri colti e disillusi, è direttamente figlia di quella altrettanto realista, tossica, cupa e piena di solitudine del Martin Scorsese di "Taxi Driver" e soprattutto di "Mean Streets" la pietra angolare dell'ispirazione del Ferrara maturo artisticamente. Unire vampiri e filosofia non era impresa facile, addirittura nel superare quello già fatto da Herzog con il suo Nosferatu, portare il genere oltre il genere e porlo in un processo di maturazione non è un passaggio esile, difatti è possibile notare qualche stiratura e ripetitività durante la visione. Possibilmente anche una non necessaria complessità filosofica che in altri momenti risulta invece molto efficace (ironico visto che St. John non scrisse "Il cattivo tenente" perché secondo lui si poneva interrogativi troppo complessi). In ogni caso St. John raggiungerà risultati più equilibrati e nel complesso migliori con il successivo "The Funeral". Una grande mano la da la bellissima fotografia che esalta il bianco e nero del film (scelta a dir poco azzeccata per quanto mi riguarda) cogliendo ogni sfumatura di luci e ombre, giocando meravigliosamente con i chiaroscuri e rendendo ancora più opprimenti e malate molte sequenze del film in particolare la fotografia contribuisce molto a rendere indimenticabili le sequenze più sanguinolente e violente di "The Addiction". Ecco, regia e fotografia in bianco e nero creano mirabilmente l'atmosfera meravigliosa della pellicola.
Ma il vero aspetto cruciale che Ferrara azzecca è l’atmosfera, solo Carpenter ha saputo fare la stessa cosa con “Vampires”, che si addice ai film sul vampirismo: malsana, tossica, oscura, malefica, a volte allucinata e opprimente atmosfera che la regia di Ferrara riesce a creare e che ricopre l'intero film facendogli fare quel salto di qualità necessario e donando ai suoi assetati protagonisti quel fascino indispensabile in figure del genere. grazie all'eccezionale fascino creato dall'atmosfera che tutti i personaggi del film sono risultati magnetici e affascinanti; è proprio l'atmosfera ad elevare l'apparizione e l'interpretazione ad esempio di Annabella Sciorra, nel rendere memorabile il suo personaggio negli appena 5-10 minuti complessivi in cui compare. L'attrice italo-americana grazie alla regia di Ferrara riceve una grande forza carismatica trasformandola in una meravigliosa, perfetta e indimenticabile vampira. La brava Lili Taylor in una delle sue migliori interpretazioni. In campo cinematografico la Taylor è stata versatile e capace di saltare con naturalezza tra generi e stili diversissimi tra loro (Kusturica e Robert Altman nel suo palmares). Lei è la protagonista del film, la filosofa madre della pellicola, a lei sono affidate le metafore, le riflessioni e i dialoghi più profondi. Credibile e convincente quanto basta e davvero tremenda nel suo lasciarsi andare alla malvagità (assumendo pure l'aspetto di Lou Reed, quando si parla d'eroina a New York), nel suo spargere il morbo del vampirismo e quindi il Male la cui origine tanto voleva comprendere.
E poi abbiamo Christopher, Walken è semplicemente straordinario e sontuoso. Walken è uno di quegli attori tanto grandi che può valorizzare un intero film in 5-10 minuti ("Pulp Fiction" lo avete presente tutti). Inutile dire che la palma del migliore se la prende lui, in appena 6-7 minuti complessivi di recitazione. Signori, la classe non è acqua. Tra l'altro il suo Peina è un personaggio importante nei complessi meccanismi filosofici della sceneggiatura, la dimostrazione del possibile (auto) controllo del Male, di una redenzione voluta e trovata con "digiuno" e "sofferenza interiore", una strada difficile e lunga che la protagonista eviterà di seguire. Belli però i dialoghi assegnati a Walken, la citazione di Burroughs e de "Il Pasto Nudo" in merito all'astinenza è la ciliegina sulla torta. Segue poi il restante cast: immancabile Paul Calderon, il mitico Michael Piccoli e la comparsata di Fredo Starr del gruppo hip-hop Onyx. Ultima menzione è la colonna sonora. Vampiri, Black Music e Rap una mistura devastante. C'è molto Hip-Hop in questo film perfettamente, amalgamato con l'atmosfera oscura e malsana del film. Rimbombano i Cypress Hill con la loro "I Wanna Get High" (voglio essere sballato, voglio sballarmi, si insomma il leit-motiv del film, che siano droghe o che sia sete di sangue poco cambia) gran pezzo del 1993. E poi, la Black Music, il Funk, il Rythm & Blues. Scelta interessante che funziona sin dai titoli di testa aperti dal pezzo "Addiction", scritto e cantata da Eddie Kendricks assieme a David Ruffin, due pilastri della Black Music e due dei fondatori dei mitici Temptations, tra i primi ad unire l'R&B e il Funk con la psichedelia creando un connubio devastante.
Non lascia indifferenti, questo senza dubbio. Probabilmente l'approccio originale con il quale è stato trattato lo rende unico all'interno del genere stesso.
Affascinante e malsano, uno dei miei horror vampirici preferiti!
RispondiEliminaNon lascia indifferenti, questo senza dubbio. Probabilmente l'approccio originale con il quale è stato trattato lo rende unico all'interno del genere stesso.
EliminaAll'epoca mi folgorò, dovrei riguardarmelo!
RispondiEliminaTi folgorerà ancora una volta! Per me rimane una gemma del genere, troppo unico nel suo genere.
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