Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (1964) Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick




Se questo non è il mio film preferito di Stanley Kubrick, poco ci manca, quel trattare in ambito cinematografico temi così importanti (in questo caso la Guerra Fredda, in quel periodo di paura atomica imminente) con sarcasmo e critica feroce tanto nel creare una parodia sulla bomba atomica, sull'uomo, sulle sue paure, sulle ossessioni e in definitiva sulle sue indiscutibili contraddizioni. La sceneggiatura tratta dal romanzo di Peter George: "Red alert" è superlativa, un ritratto di un'epoca storica, di scontro tra ideologie inconciliabili come il capitalismo Americano e il comunismo Russo, che Kubrick mostra anche in chiave ironica senza tralasciare poco o niente. Manifesto di questo film e sulla sua atipica natura è il dialogo telefonico tra il Presidente degli Stati Uniti e Il segretario generale del Comitato centrale del PCUS, un parlare grottesco tra due macchiette, senza contare l'aspetto militare rappresentato dal generale impazzito della base americana, un mezzo isterico complottista, al limite del parossismo e del ridicolo; e poi gli equipaggi degli aerei destinati ai bombardamenti letali mostrati come un gruppo di yankee balordi, animati più da spirito goliardico che da vera disciplina marziale, mentre i soldati americani della base militare aprono il fuoco su altri soldati americani scambiandoli per soldati russi travestiti in preda isteria.


Tra i veri artefici di questa commedia nera ci pensa soprattutto la versatilità attoriale di Peter Sellers (altro mostro sacro, che meritava l'Oscar per la parti), magistrale nel vestire contemporaneamente i panni di tre diversi personaggi: l'aiutante del generale impazzito, che cerca in ogni modo di convincere il proprio superiore a richiamare gli aerei, il presidente degli Stati Uniti, che con un po' di assennatezza cerca di fermare la catastrofe, e infine lui, il Dottor Stranamore, uno scienziato tedesco trasferitosi in America ma ancora devoto al Fuhrer nazista, il quale ad un certo momento spiega anche il meccanismo dell'"ordigno fine del mondo", un marchingegno destinato a produrre lo sterminio della razza umana. A questo si aggiunge un finale molto evocativo che mostra di quale perversa mentalità gira nella mente dell'uomo con le sue invenzioni, tutto con il sottofondo del pezzo "We'll Meet Again" di Vera Lynn. Il resto del cast è di grande supporto, vedasi un George C. Scott sugli scudi in primis, ma come detto prima è Sellers che ruba la scena in tutto e per tutto. La colonna sonora del film è stata composta da Laurie Johnson, la quale si basa prettamente su toni militari accompagnando il film in tutta la sua follia bellica e fondamentalmente umana. Senza contare poi la scelta del bianco e nero alla fotografia di Gilbert Taylor, che valorizza ancora di più le scenografie di Ken Adam e i costumi di Bridget Sellers.




Ovvio che il film ha, oltre un valore artistico,. anche un'importanza storica (segnando l'immaginario mondiale, il presidente Reagan arrivato alla Casa Bianca chiese di vedere la famosa stanza della guerra, ma gli fu detto che non esisteva, fu solo una trovaga di Kubrick), Il dottor Stranamore, fu la prima aperta critica alla bomba nella cultura popolare, mostrando come l'attuale sistema difensivo, basato sulla deterrenza, è prono all'errore e alla follia umana. Il processo di annientamento, una volta innescato, è irreversibile. Dopo il film di Kubrick, la cultura del dissenso crebbe nell'attivismo e nella ribellione degli anni '60 e '70, che alla fine contribuirono a indebolire il potere degli stati della guerra fredda che controllavano la bomba. Altro aspetto che sembra permeare poi il film è anche quello sessuale, una costante di fondo continuamente ribadita tra immagini e discorsi allusivo. Insomma, questo lavoro di Kubrick ha un'importanza storica e artistica che sfociano nel leggendario e risulta impossibile non innamorarsene alla prima visione. Che da oltre quarant'anni fa ancora scuola per il genere che rappresenta e che ne è forse il sublime manifesto e apice di svolgimento.



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