The Banshees of Inisherin (2022) Gli irrequieti e alienati spiriti di un'isola irlandese
Senza dubbio il regista Martin McDonagh nel corso degli anni è riuscito ad imporsi nel panorama mondiale del cinema, in modo molto personale. Iniziando sulle punte con un pulp europeo derivativo da quello introdotto dall'inglese Guy Ritchie, si è mosso piano piano su una stilistica che richiama direttamente il cinema "folkloristico" moderno dei fratelli Coen. Un'evoluzione quella del regista irlandese che ha lasciato tutti a bocca aperta, portando una ventata d'aria fresca alla monotonia Hollywoodiana. Quindi a cinque anni di distanza dal bellissimo (e pluriopremiato) "Three Billboards Outside Ebbing, Missouri", ritorna con un altro progetto molto intimo e personale che vede il ritorno della premiata coppia di "In Bruges" formata da Colin Farrell (ormai feticcio del regista) e Brendan Gleeson, a cui troviamo come comprimari Kerry Condon (tutti ve la ricorderete per "Danny the Dog") e Barry Keoghan. Forte di un budget di 20 milioni di dollari e un cast creativo che comprendeva Ben Davis alla fotografia, Carter Burwell alle composizioni e Eimer Ní Mhaoldomhnaigh per i costumi, ha girato (sotto produzione della SearchLight Pictures) il tutto a Inishmore, Achill Island e County Mayo. Il risultato è stato un successo di critica e di pubblico unanime.
La trama è fittizia, un'isola irlandese creata apposta per la storia, ambientata nel 1920 mostra in modo particolare (e poetico) l'approccio alle differenti anime dell'Irlanda, in particolare simulando nei personaggi lo scontro tra quella vecchia e quella nuova. Un film toccante, grottesco, cupo, fiabesco e dannatamente ammantato da un'aura surreale che si mischia con il reale. La bellissima fotografia ritrae i paesaggi irlandesi quasi in modo mitologico, la colonna sonora non si adagia sulle sonorità folkloristiche ma costituisce l'altra anima che richiama il film. Tre attori: Farrell che è ormai come il vino (più invecchia e più migliora), Gleeson che non ha mai perso un colpo, Keoghan che ormai si diletta nella sua ascendente carriera d'attore e un'attrice, questa bellissima Kerry Condon che rappresenta la mediazione agli estremi degli altri, completano il quadro attraverso le loro caratterizzazioni, sempre servite con maestosità sulla punta di uno spillo nella loro strabordante dote di saper recitare.
Dietro a tutto questo troviamo McDonagh, che racconta su diversi strati di sceneggiatura: la vita umana e la storia irlandese che fa da retroscena in questa viscerale e personale visione delle cose. Posso dire che ricorda i fratelli Coen, ma è solo un miraggio alla domanda <chi ti ricorda?>, lì dove il folklore smaliziato americano dei fratelli prende piede in quello di Martin è l'umanità situata in esso che prende forma europea e poi esplode, in modo inaspettato e molte volte anche poetico.
Tra i migliori film visti nel 2023, un film fuori dagli schemi, decisamente riuscito ;)
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