A Return to Salem's Lot (1987) I vampiri di Salem's Lot, di Larry Cohen


Nonostante sia una miniserie creata per la TV, "Salem's Lot" è uno dei picchi del genere dei vampiri nell'immaginario americano. Spesso considerato uno dei migliori adattamenti di un lavoro di Stephen King, nonché uno dei migliori del regista Tobe Hooper. È anche una delle poche miniserie televisive a cui è stato concesso un seguito cinematografico e quel seguito è quello di di cui parlo oggi, che è decisamente meno amato perché frutto diretto della mente del Re. Naturalmente, ci sono stati diversi seguiti degli adattamenti di Stephen King con cui l'autore non ha nulla a che fare: Pet Sematary 2, Carrie 2, Firestarter 2 e persino The Mangler 2 e i nove film di "Children of the Corn". "A Return to Salem's Lot" riesce a superare la maggior parte dei seguiti apocrifi di King semplicemente essendo letteralmente fuori di testa. Non ha praticamente nulla a che fare con l'originale, né il libro né la miniserie. Ovviamente è ambientato nella stessa città ma che è diventata una città dove ci sono molti più vampiri che persone, ma non c'è un vero tessuto connettivo con il materiale originale. Questo perché, anche se non ha nulla a che fare con il mondo di Stephen King, è completamente adattato all'immaginario cinematografico di Larry Cohen, lo è fino al midollo, ed è questo che lo rende accattivante, anche quando in realtà non dovrebbe esserlo. Davvero intrigante il quantomai bizzarro tono da fumetto leggero, che contribuisce a conferire a questo film una certa atmosfera da sogno proto-Twin Peaks.



Un altro grande esempio della genialità dei generi apportata dal regista Larry Cohen nei suoi lavori. Usando quindi come premessa il ben noto lavoro di Stephen King (di cui aveva anche scritto la sceneggiatura tempo prima, ma rifiutata dalla Warner) imbastisce una storia di vampiri che trae spunto in particolar modo dall'opera teatrale "Piccola città" di Thornton Wilder. Il risultato è uno spaccato sociale del tipico capitalismo Americano, una messa alla berlina del tanto famigerato sogno "made in U.S.A.", con tanto di allegoria e satira tra la matrice del genere vampiresco (qui rappresentato come una cast e razza perseguitata in Europa)  e quella degli statunitensi di provincia ben pensati. Viene quasi in mente il dipinto "American Gothic" di Grant Wood, ma in formato succhiasangue, guardandolo, in particolare il suo mostrarsi sin da subito per quello che è, attraverso una lenta narrazione tipica degli anni 70 in crescendo fino alla resa dei conti stile sanguinolenta anni 80. Particolare, come solo i film di Cohen possono esserlo.



I film di Larry Cohen sono fatto così, hanno un'alchimia tutta loro con il tema che trattank. Sono quasi sempre intelligenti, divertenti e senza pretese, nonché mal montati/girati in modo goffo o in un modo che li fa sentire sulle corde di ogni spettatore appassionato di generi cinematografici. Inoltre hanno sempre dei cast irripetibili che offrono performance grandiose ed eccentriche: su tutti spicca la presenza arzigogolata del regista Samuel Fuller, qui nei panni di un quanto mai improbabile killer di nazisti riciclato in ammazzavampiri stile Van Helsing, che con il protagonista interpretato da Michael Moriarty (un antropologo) mostra una delle coppie più inusuali che si potessero partorire per il genere. Non male anche la presenza di veterani come Andrew Duggan, Evelyn Keyes e June Havoc, senza contare poi la quota bionda sexy offerta dalla bella Katja Crosby e infine anche una giovanissima Tara Reid. Non male anche gli effetti speciali, specie quelli che virano sul lato gore, pure le creature fanno la loro bella figura quando compaiono mostrando il lato orrendo dei vampiri. L'unica peccato forse che si può fare alla pellicola è quella di avere uno standard televisivo più che da grande schermo, ma è una sottigliezza che può essere accantonata vista la genialità dello script.

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