The House That Dripped Blood (1971) La casa che grondava sangue


Un film antologico (quindi a episodi) horror, era da un po' che mi mancava all'appello quindi mi è capitato di dover far una ricerca su che chimera pormi di fronte agli occhi, quasi per caso sono incappato nella casa di produzione inglese Amicus Productions (specializzata in questo genere, fiore all'occhiello dei suoi lavori), storica rivale della Hammer al tempo. Senza dubbio la natura di questa antologia ricade nel più classico che non si può quando si parla dell'orrore e del fantastico. All'interno delle matrici horror possiamo trovare tutto quello che andava alla grande al tempo: scrittori horror, streghe, vampiri, strangolatori, killer e l'elemento che fa da collante a tutte e quattro le storie raccontate nel film, la mitica magione stregata.





La trama portante segue un investigatore di Scotland Yard che si propone di indagare sui casi legati alla misteriosa morte di tutti i passati proprietari della villa. È una misteriosa magione mortale che riflette le vere personalità dei suoi proprietari (classica lezioncina di queste antologie firmate Amicus), mentre cadono nel male che hanno creato o in quell'amore perduto da tempo che li conduce al peccato o al male che hanno nascosto e di cui hanno paura. La loro arroganza li porterà inevitabilmente ad incontrare il loro peggior incubo. Quattro storie (escluso il filo conduttore narrativo) quindi: uno scrittore ossessionato dalla propria creazione, una Salomè di cera stranamente familiare e seducente in un Museo dell'Orrore, un padre freddo e distante spaventato dalla natura di sua figlia, un anziano attore dhorror disgustato dai film horror economici e non autentici dell'era moderna. Se dovessero piacervi queste premesse allora "La casa che grondava sangue" fa per voi. Di queste storie, tutte sono buone o fantastiche. Del resto la trovata di ambientare tutte le storie in un'unica casa non solo è stato economicamente vantaggioso per i produttori, ma ha anche aggiunto coerenza generale al film, molto più di quanto ci si potrebbe aspettare da un'antologia. 



Nonostante il titolo richiami al sangue, in esso non ne viene versata una singola goccia ma si possono trovare storie interessanti (seppur ingenue forse per gli spettatori moderni) scritte da autori come Robert Bloch (Psycho) e Russ Jones (suo il secondo episodio) che vantano una regia di Peter Duffell elegante (nonostante sia priva di guizzi, se non nell'ultimo racconto, visto che il regista voluto doveva essere Freddie Francis). Non male il cast di attori: le leggende Christopher Lee e Peter Cushing, Denholm Elliott, Jon Pertwee (suo il personaggio più riuscito), Tom Adams e una più che prosperosa Ingrid Pitt (famosa per le sue vampire). Nonostante la mancanza per la maggiore della classica ironia delle produzioni Amicus, si può contare su una buona resa degli intenti e dal gusto britannico nella messa in scena dell'orrore. Più che buona la fotografia di Ray Parslow, come la colonna sonora di Michael Dress. Alla fine dei conti resta un gioiellino da scoprire, quindi ave a te Amicus Portmanteau Horror!




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