Venus (2022) Il condominio della follia, Lovecraft secondo Jaume Balagueró (e Álex de la Iglesia)


Rimango sempre affascinato da come gli scritti di un gigante che porta il nome Lovecraft, in questo caso "I sogni nella casa stregata" del 1932 pubblicato sulla rivista Weird Tales (già trasposto da Stuart Gordon per la serie "Masters of Horror), possano prendere vita nella mente dei registi contemporanei e in particolare sul suolo europeo quando si avvicinano alla New Wave del genere horror (sia francese che spagnola). Oltretutto il film è da classificarsi tra quei particolari casi in cui la storia avviene durante un'eclissi quindi ancora più evocativo per lo svolgersi degli eventi, anche se il termine più appropriato è transito visto che è Venere a porsi davanti al sole, un fenomeno rarissimo che capita con intervalli di 105 o 121 anni.




Non stupisce il fatto che a capo della produzione vi sia quel pazzo di generi cinematografici conosciuto come Alex de la Iglesia (accompagnato come sempre dalla sua musa Carolina Bang), infatti si può sentire il suo tocco alla regia (mancata) anche se in modo trasversale visto che il vero regista del film è Jaume Balagueró (che si porta dietro I fidati colleghi Pablo Rosso alla fotografia e Fernando Navarro alla sceneggiatura). Un condominio in cui avvengono fatti allucinanti è un suolo rodato per il regista spagnolo, del resto è in un contesto del genere che sconvolse tutti con REC assieme a Paco Plaza, ma l'influenza di Lovecraft al soggetto e di de la Iglesia alla produzione sono la marcia in più per aggiungere l'orrore cosmico, l'esoterismo, il grottesco, il barocco e l'immancabile bagno di sangue in cui il regista si diverte oltremodo. I personaggi umani che vivono all'interno del film sono tutti allo stremo della propria esistenza sia nel fare le cose giuste che quelle sbagliate, la variabile delle streghe stile Ira Levin (e Polanski) in Rosemary's Baby è solo una sfumatura ma che permette una miglior immersione negli eventi e nel loro macabro svolgersi. 



La pellicola ha un andamento lento e angoscioso, che inizia dalle pazze luci di una discoteca (stile "Titane" della Ducournau) e finisce in un grottesco condominio in cui la violenza e le visioni soprannaturali esplodono tutte nel terzo atto (in cui si sentono delle influenze dal "Suspiria" di Guadagnino), ma non sarebbero state così effettive se non ci fosse stata prima una regia e scrittura focalizzata benissimo sul crescendo della follia. Senza parole lascia Ester Expósito, già una gran bionda di suo, che dimostra le sue capacità recitative nel genere horror nel migliore dei modi (anche se vedere Carolina Bang al suo posto sarebbe stato comunque interessante lo stesso) in un film costruito attorno a lei, senza mai sbavare e regalando una prova davvero ben riuscita che non stona in mezzo al corollario di caratteristi che pervadono la pazzia del film. Se questo è un antipasto del sogno apocalittico che Jaume Balagueró ha sempre voluto girare vi è solo da sperare che prima o poi lo faccia, per il resto "Venus" si regge completamente sulle proprie gambe anche senza osare troppo ma comunque facendolo in modo truculento e onirico.



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