Paris, Texas (1984) L'America raccontata da Wim Wenders



Non c’è niente nel deserto e nessuno ha bisogno di niente, sono queste le prime impressioni (citando un classico come Lawrence of Arabia) che vengono in mente vedendo il personaggio interpretato di Harry Dean Stanton perso nella vastità del deserto texano, nella prima sequenza del film. Come per Taxi Driver di Martin Scorsese anche qui noi abbiamo un Travis per protagonista: in questo I due regiati descrivono i loro personaggi come figure isolate e insulari che si muovono in un mondo solitario, usando la strada come metafora del loro tumulto interiore.Paris, Texas del 1984 esplora questo attraverso un viaggio su strada più convenzionale con un senso idealizzato di viaggio e destinazione. Il primo pezzo di dialogo pronunciato da Travis dopo aver terminato il suo mutismo è la parola "Parigi". Descrivendolo come un terreno vuoto dove crede che sia lì che è stato concepito. Viene in mente Tarantino che per dividere l'approccio dei registi americani da quelli europei definiva i film europei  basati principalmente sui personaggi, guidati dal momento, l'America invece raccontava storie. Wenders in questo film fa tutte e due le cose, ma allo stesso tempo destrutturando la caduta del sogno americano quasi richiamando la malinconia dei lavori di Edward Hopper.



Wim Wenders viaggiò negli Stati Uniti e dichiarò di voler "raccontare una storia sull'America". Il film prende il nome dalla città texana di Parigi, ma non è ambientato lì in nessuna scena. Parigi è dove Travis pensa di essere stato concepito e dove possiede un terreno abbandonato, visibile solo in una fotografia, in cui intendeva costruire una casa e vivere felicemente con la sua famiglia. È usato come metafora per quella vita ideale. Wenders aveva scattato fotografie simili durante la ricerca di location negli Stati Uniti occidentali all'inizio della sua carriera, fotografando location come Las Vegas e Corpus Christi, Texas. Lo sceneggiatore Sam Shepard incontrò Wenders per discutere di scrittura e/o recitazione per il progetto di Wenders Hammett. Shepard disse che non era interessato a scrivere Hammett, ma considerarono di adattare liberamente Motel Chronicles di Shepard e svilupparono una storia di fratelli, uno dei quali aveva perso la memoria. La loro sceneggiatura crebbe fino a 160 pagine, poiché la relazione tra fratelli perse importanza e furono presi in considerazione numerosi finali. 



Le riprese erano già iniziate nel 1983, quando la sceneggiatura era ancora incompleta, con l'obiettivo di filmare nell'ordine cronologico della storia. Shepard aveva pianificato di basare il resto della storia sulle osservazioni degli attori e sulla loro comprensione dei personaggi. Tuttavia, quando Shepard passò a un altro lavoro, inviò a Wenders delle note su come la sceneggiatura avrebbe dovuto concludersi. Shepard attribuì a Wenders e LM Kit Carson l'idea di un peep show e gli atti finali della storia. Su richiesta di Wenders, Shepard compose il monologo culminante di Travis a Jane e lo dettò al telefono a una segretaria che lavorava al film. I registi decisero di non rappresentare un peep show realistico, poiché avevano bisogno di un formato che consentisse una maggiore comunicazione tra i personaggi.



Harry Dean Stanton era apparso in 100 film prima di Paris, Texas, con piccoli ruoli in Cool Hand Luke e una parte importante in Repo Man, che uscì lo stesso anno di Paris, Texas. Accettò la parte principale di Travis, dicendo "Dopo tutti questi anni, ho finalmente ottenuto la parte che volevo interpretare". Tuttavia, Wenders disse anche che Stanton non era sicuro della sua parte e della disparità di età tra lui e la più giovane Nastassja Kinski(aveva 34 anni in più). Wenders affermò di aver scoperto Dean Stockwell quando era pronto a smettere di recitare, non trovando ruoli desiderabili e considerando di iniziare una carriera nel settore immobiliare. Hunter Carson era il figlio del co-sceneggiatore LM Kit Carson e accettò di recitare accompagnato da sua madre, Karen Black, che lo aiutò a memorizzare i dialoghi.



La poetica di Wim Wenders, la sceneggiatura dello stesso regista assieme a Sam Shepard & L.M. Kit Carson, la colonna sonora di Ry Cooder, le prove attoriali del cast (la Kinski & Harry Dean Stanton in particolare) e infine la fotografia di Robby Müller regalano un'esperienza cinematografica più unica che rara. Da vedere, rivedere, goderselo nella sua genuinità cinematografica, quasi un neo-noir/western romantico ma del genere dei cowboy Wenders ne prende solo i cardini estetici (in particolare The Searchers di John Ford) immaginari del filone il resto è pura originalità d'attamento alla propria idea. Toccante, stringe il cuore e lo spreme di tutto quello che bello e aggrada nella natura umana. Notevole la scena del confronto tra i due protagonisti, davvero un esempio di climax che cresce per tutto il film è alla fine regala allo spettatore quello che non si sarebbe mai aspettato. Ma anche il finale è un modo dello stesso Wenders di dire addio ad un suo particolare modo di scrivere i personaggi: - Questa scena per me ha avuto un effetto liberatorio...l'ho lasciato sparire a modo mio, e tutti i miei precedenti personaggi maschili sono andati con lui. Hanno tutti preso residenza in una casa di riposo alla periferia di Parigi, Texas -

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