Thief (1981) Strade violente, l'opera prima di Michael Mann
Potrei tranquillamente definirlo come il film sulle rapine (heist movie) definitivo, solo che la presenza di "Heat" nella filmografia dello stesso regista (e pure "Inside Man" di Spike Lee) ne regala una chiave ancora più accentuata di tale definizione (molto più poliziesca). Il cineasta Renoir un volta disse: - Un regista fa un solo film nella sua vita. Poi lo scompone in pezzi e lo rifà di nuovo -, un concetto applicabile a Mann che probabilmente a qualsiasi altro regista.
Sicuramente, senza nessun problema posso definirlo IL film sulle rapine degli anni 80, qua Michael Mann con una storia semplice (ma dettagliata in ogni suo personaggio in fase di scrittura, molto umani e veri) al suo primo film setta sia un modo di fare cinema che d'intepretare un genere, realista ma epico e tutto accompagnato dalla colonna sonora dei Tangerine Dream. La sceneggiatura di per sé è più diretta e guidata dal dialogo di qualsiasi altro film di Mann, curiosamente, colpisce meno per la sua relazione con quest'opera e più per ciò che rivela sulle opere future dello stesso cineasta.
In termini estetici è l'appropriazione francese manierista di Melville (la fotografia di Donald E. Thorin è fuori scala) del fatalismo americano e il pragmatismo hawksiano. Quindi è tutto romanticismo, condannato, trasformato in una serie di decisioni pratiche che invece di rafforzare la libertà nel modo del grande individualismo americano la portano via lentamente. La regia immersiva di Mann e la performance molto vissuta di Caan vanno incredibilmente bene insieme. Il film inchioda un mix di desiderio che arriva alla disperazione senza via d'uscita. Per quanto riguarda i debutti di Hollywood, "Ho ucciso Jess il bandito" di Samuel Fuller è forse l'unico concorrente a Thief in quanto nel definire le caratura autoriale del regista.
All'interno della pellicola (come detto) si trovano tutti i tratti salienti della sua estetica futura, quanto della sua scrittura (basatasul romanzo The Home Invaders di Frank Hohimer, a cui si sono aggiunte intuizioni da rapinatori e poliziotti per la verosimiglianza), ottimo cast: Caan, Tuesday Weld, Dennis Farina, Willie Nelson, James Belushi e un faustiano Robert Prosky. In primo luogo, James Caan ha più libertà di qualsiasi altro protagonista di Mann avrebbe mai avuto, ed è una testimonianza della sua abilità e di quella di Tuesday Weld che siano in grado di far sembrare il dialogo ellittico di Mann totalmente naturale (questo nella fantastica scena del diner caffè).
Per me, tuttavia, la sorpresa più grande è arrivata con il personaggio di Leo (Prosky): Mann ha sempre parlato dell'influenza dell'espressionismo tedesco degli anni '20 sui suoi film nelle interviste, in particolare del suo amore per Pabst e Murnau, e ha incluso il Faust di Murnau nella sua lista Sight and Sound del 2002. Thief è fondamentalmente una rivisitazione del Faust, Mann ha semplicemente aggiornato il film per applicarlo al tardo capitalismo del XX secolo.
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